Doping, rapporto McLaren choc: oltre mille atleti coinvolti

Doping, rapporto McLaren choc: oltre mille atleti coinvolti
di Redazione Sport
Venerdì 9 Dicembre 2016, 12:52 - Ultimo agg. 10 Dicembre, 17:17
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Più di mille atleti di oltre 30 discipline sportive, un sofisticato sistema di doping di Stato e di insabbiamento istituzionali: è la sintesi della denuncia allo sport russo contenuta nella relazione presentata dalla Wada. Dopo le anticipazioni rese pubbliche lo scorso luglio, che avevano portato alla clamorosa esclusione della delegazione russa alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, l'avvocato canadese Richard McLaren, autore del'ormai celebre rapporto, ha rincarato le accuse, ancor più dettagliate e allarmanti non solo per l'estensione ma anche per la spregiudicata efficienza del programma dopante attivo in Russia. Perché gli atleti - di specialità indistintamente estive, invernali e paralimpiche - potevano beneficiare non solo di un sofisticato sistema di doping, ma anche di coperture a livello istituzionale per nascondere le eventuali singole positività.

«Possiamo dimostrare che è esistito un sistema di coperture che risale almeno al 2011 e che è proseguito anche dopo i Giochi olimpici di Sochi - ha dichiarato McLaren -. Da una situazione di caos incontrollato questo sistema si è raffinato in una vera e propria cospirazione istituzionalizzata che mirava a vincere più medaglie possibili». Secondo il rapporto sono almeno quattro gli ori di Sochi e cinque quelli di Londra 2012 ad aver inquinato le provette (con sale da cucina o caffè), mentre è stato accertato che almeno altri 12 medagliati hanno scambiato i loro campioni di urina. Una metodologia così vasta e meticolosa da escludere che si sia trattato di casi individuali, quanto piuttosto di una rete che agiva a tutti i livelli. E che si è raffinata negli anni grazie alla fattiva collaborazione del Ministero dello Sport, in collaborazione con i servizi segreti. Solo così, è la sottintesa conclusione di McLaren, la Russia ha potuto recitare un ruolo da protagonista a Londra, dove ha conquistato 24 ori, 26 argenti e 32 bronzi.

«È giusto dire che il team russo ha corrotto le Olimpiadi del 2012 con una portata senza precedenti. Il desiderio di vincere ha sovrastato ogni remora morale ed etica. Tutti i tifosi sono stati ingannati ed è il momento di dire basta, dobbiamo lavorare insieme per mettere fine al doping nello sport», l'appello di McLaren. Non si è fatta attendere la replica di Mosca.

Se in un primo momento uno stretto collaboratore di Vladimir Putin aveva promesso la massima severità con i responsabili (dirigenti, allenatori e atleti) implicati nello scandalo, successivamente il ministero dello Sport russo ha seccamente respinto ogni accusa della Wada. Sulla stessa lunghezza d'onda il vice presidente del comitato olimpico nazionale, l'ex schermidore Stanislav Pozdnyakov, che proclamando l'innocenza dello sport russo ha dichiarato di non temere l'esclusione degli atleti russi dall'Olimpiade invernale in Corea del 2018. Nel frattempo però la Iaaf ha già ordinato che vengano effettuati nuovi test su tutti i campioni di atleti russi prelevati fin dal Mondiale di Osaka (2007). Mentre Thomas Bach, presidente del Cio, ha promesso nuovi controlli anche sulle provette degli atleti russi presenti a Sochi oltreché «squalifiche a vita qualora venisse provata la strategia della truffa».

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