Rugby, Italia battuta da Tonga con un penalty all'ultimo secondo 17-19

Simone Favaro
Simone Favaro
di Paolo Ricci Bitti
Sabato 26 Novembre 2016, 11:38 - Ultimo agg. 27 Novembre, 18:19
7 Minuti di Lettura
Tornano antichi difetti contro Tonga che vince 17-19 a Padova e torna anche la maledizione del bis: dal 2005 gli azzurri non riescono a portare a casa due partite nei test match di novembre. Ed è chiaro che se proprio doveva essere uno solo avremmo tutti firmato per quello che non ci attendevamo, ovvero l'impresa con il Sud Africa a Firenze, ma davvero risulta amarissimo il ko sul filo di lana con gli isolani che nel primo tempo sono stati a lungo alla mercé degli azzurri. Purtroppo neppure il nuovo ct O'Shea riesce ancora ad attenuare l'atavico e paradossale difetto che vede l'Italia penalizzata da un miglior possesso di palla e da una supremazia territoriale. E' andato tutto bene fino alla meta di Cittadini, perfetta nella sua stesura da parte del pack che ha vinto la touche, avviato il rolling maul fino a permettere al pilone di sganciarsi e di correre come un'ala sull'out sinistro fino alla bandierina. Un bello sprint per un colosso come lui. E Canna trasforma da quell'angolino. Come previsto gli azzurri hanno tenuto schiacciati i rocciosi tongani nella loro metà campo con calci lunghi e con la "rete" della difesa che saliva con tempismo.
Poi però, via via che aumentava la confidenza sono cresciuti anche gli errori: l'Italia si è mangiata almeno due mete pagando la comprensibile sfrontatezza di non cercare i pali per facili piazzati ma puntando a nuove marcature pesanti. Peccato che la ragione la meriti solo se questa strategia viene completata, altrimenti si passa dietro la lavagna.
Addirittura gli azzurri non sono stati capaci di far lievitare il bottino quando le Aquile del Pacifico, più ordinate del solito, sono restate in 14 per un giallo a Mapapalangi appioppato con eccessiva durezza dall'arbitro irlandese Lacey  al 22' per un molto presunto placcaggio pericoloso: di solito, veniva da pensare, questa severità era riservata a noi. Sarà l'efetto della vittoria contro gli Springboks di sabato scorso a Firenze. Purtroppo a Padova quell'impresa nel primo tempo ha lasciato poche tracce. In superiorità numerica gli azzurri hanno incassato il penalty del 7-3 al 31' (Takalua) e poi hanno dovuto difendere alla baionetta per non subire una meta la prima volta che i tongani si sono avvicinati ai nostri pali. Una difesa che è costata al 40' il giallo a Panico, quindi fuori per i primi 10 minuti della ripresa. No, questo primo tempo da 7-3, pur valutando l'attitudine a provarci, non è piaciuto.
Nella ripresa la situazione restava grigia, anzi nera: rinfrancati dagli errori e dall'indisciplina azzurra, i tongani hanno accorciato con un penalty e poi sorpassato con meta di Piutau al 52'. A questo punto esserci in tracollo, psicologico più che fisico, e invece è tornato un po' dell'azzurro di Firenze. Il cambio della mediana Gori e Allan per Bronzini e Canna ha riportato verve nella manovra: al 55' McLean, uno dei migliori in campo, ha inventato un chip magnifico riprendendo la palla poi servita ad Allan per il rush fino al centro dei pali: 14-13. Ma è stata solo una fiammata perché tongana risorpassato dalla piazzola non una ma due volte, quando invece gli azzurri pensavano di averla sfangata con il penalty di Padovani al 77' per l'illusorio 17-16. Onore a Tonga, squadra dietro all'Italia nel ranking e fiele per gli azzurri con il neo capitano Favaro che si prende sulle spalle tutte le responsabilità della sconfitta. "Sto io davanti ai ragazzi che hanno dato tutto, dovevamo chiudere il match ma non ci siamo riusciti. Continua comunque, nonostante la grande delusione, il nostro cammino di crescita con O'Shea".

Italia-Tonga, Stadio Euganeo a Padova 17-19 (7-3)

Marcatori. Italia: 2 m. Cittadini 11' Allan 55'; 1 c.p. 77' Padovani; 2 tr. Canna, Allan. Tonga: 1 m. 52' Piutau; 4 c.p. 32' 45' 72' 80' e 1 tr. Takalua.
 
LA SEQUENZA
11' meta di Cittadini trasforma Canna 7-0 
22' Giallo a Mapapalangi
32' c.p. Takalua 7-3
40' Giallo a Panico per placcaggio alto
45' c.p. Takalua 7-6
52'  meta Piutau trasforma Takalua 7-13
55' meta Allan trasforma Allan 14-13

72' Giallo Allan
72' c.p. Takalua 14-16
77' c.p. Padovani 17-16
80' c.p. Takalua 17-19


Italia: Padovani; Bisegni, Benvenuti T., McLean, Venditti; Canna (53' Allan), Bronzini (53' Gori); Van Schalkwyk, Favaro (cap), Minto (43' Quaglio); Fuser, Geldenhuys (47' Biagi); Cittadini (41' Ferrari), Gega, Panico (48' Minto) (70' Steyn) all. O'Shea
Tonga: Halaifonua (62' Vuna); Tùitavake, Piutau (cap), Fosita, Vainikolo F.; Hala, Takulua; Koloamatangi (21' Mapapalangi), Ram, Faleafa; Tùineau, Mafi; Halanukonuka (53' FàAnunu), Ngauamo (62' Taione), Mailau (53' Puafisi) all. Kefu
Arbitro: Lacey (Irlanda)



LA PRESENTAZIONE
Eccola là, a Padova, contro Tonga, la prova della verità, la più temuta dal rugby italiano che fiammeggia di exploit come la storica vittoria sul Sud Africa di sabato scorso, ma che poi ben poche volte riesce ad alimentare il fuoco della continutià. Sì, mettiamo le mani avanti come bisogna sempre fare con gli azzurri, anche quelli del nuovo e promettente corso del ct Conor O’Shea.

Sulla carta siamo favoriti, lo dicono anche i bookmaker, qualcuno azzarda persino di 15 punti, ma, com’è, come non è, dal 2005 l’Italia non riesce a vincere due test match dei tre che le apparecchiano ogni anno a novembre. Quel lontano anno la squadra timonata da Berbizier superò appunto Tonga e Fiji, mentre venne battuta dall’Argentina. Da allora è vero che il livello dei rivali autunnali si è costantemente innalzato, ma questa atavica incapacità di infilare buone prestazioni una dopo l’altra resta poco digeribile.

Per di più, in questa prova di maturità, hanno aggiunto un compito che non è inedito, ma che suona male: battere i guerriero del Pacifico di sua maestà Tupou VI senza poter contare sul capitano Parisse, appiedato da una squalifica rimediata nel campionato francese. I gradi sono passati a Simone Favaro e dovranno incollare bene la fascia bianca sul bicipite della terza linea che con quelle poderose morse sarà di nuovo chiamato a placcare a raffica gli avversari. Un tipo di poche parole, come ammette lui stesso, ma con un notevole profondità che si rivela se si ha avuto la pazienza di seguirlo nella sua crescita: "Ognuno è il capitano di se stesso" ha detto ieri. Ed è quello che ripeteva Mandela quando recitava la poesia Invictus per resistere nella cella di Robben Island.

IL NUOVO CAPITANO
“Contro Tonga ci aspetta una partita diversa rispetto a quella contro il Sudafrica – dice Favaro, trevigiano di Zero Branco in forza al Glasgow, 28 anni, in azzurro da sette -  Abbiamo battuto gli Springboks perchè abbiamo lottato dall'inizio alla fine della partita. Se vogliamo portare a casa un risultato positivo domani dovremo lottare con la stessa intensità. Essere capitano è un sogno che si avvera. Sono orgoglioso guidare un gruppo composto da giocatori giovani che sono maturati e che conoscono bene i valori del rugby. Cosa dirò prima della partita? Non sono molto bravo con le parole, ma evidenzierò alcuni aspetti tra cui umiltà e spirito di sacrificio che in campo, contro Tonga, saranno fondamentali. Ho avuto ottimi esempi come capitano e difenderò la mia squadra. Sergio mi ha dato dei consigli che seguirò. Di certo non sono diventato capitano per la mia abilità oratoria... penso solo al campo e a dare il 100%. Per preparare una partita al meglio bisogna aspettarsi il peggio. Insieme a Conor O'Shea abbiamo deciso di prendere una strada ben precisa: diventare la migliore Italia di sempre. E' un cammino lungo che passa attraverso diverse tappe. E' solo l'inizio e dobbiamo dimostrare tanto. Noi stiamo preparando al meglio la partita. Voglio vincere la partita e aspettiamo il verdetto del campo. Di sicuro abbiamo tanta voglia di scendere in campo e rendere orgogliosi i nostri tifosi. Gioco a rugby e fin quando giocherò a rugby vorrò sempre scendere in campo dando il massimo. Per me è un onore vestire questa maglia e lotterò sempre per la vittoria che, a mio modo di vedere, deve sempre scorrere nelle vene di un giocatore di rugby".

L'OBIETTIVO

Ricapitolando: gli azzurri devono vincere per confermare i progressi (fisici e tattici) importati da O’Shea e dal suo staff; per salire di un gradino nel ranking sorpassando la Georgia che le è davanti di un’unghia al 12° posto e che alza sempre un po’ troppo la cresta (oggi è di scena a Edinburgo); per guardare con maggiore sicurezza al durissimo Sei Nazioni che l’attende. Ah, salire nel ranking potrebbe anche essere utile per il sorteggio dei Mondiali 2019nin Giappone.

Allora, orbato del condottiero, il ct azzurro ha recuperato l’equiparato sudafricano Van Sckalkwyk per la maglia numero 8, con l’altro suo connazionale Geldenhuys che torna titolare in seconda linea. Per il resto la squadra è quella dell’impresa di Firenze con la panchina che vede finalmente il ritorno del talentuoso centro Campagnaro.

Il piano di gioco lo si può immaginare quando si devono affrontare quei diavoli dei tongani che palla in mano e nell’uno contro uno in difesa sono parecchio temibili: due terzi della squadra, che rappresenta una nazionale lillipuziana di poco più di 100mila abitanti sparsi in 53 isole paradisiache, sono infatti composti da giocatori impegnati nei maggiori campionati francesi e inglesi. Quindi pochi svolazzi e avanti con mischie e touche ben impostate, là dove gli estrosi isolani soffrono di più.

Tonga, che è anche la patria della famiglia del leggendario Jonah Lomu, è dietro di noi di due tacche nel ranking (15a) e nelle ultime sue tre incursioni autunnali in Italia ha sempre perso. Ecco tutto congiura per la vittoria dell’Italia, ecco perché bisognerà stringere i denti al persino assolato Euganeo di Padova davanti ad almeno ventimila fedeli.

Ah, chi guarda il match in tv (DMax) non si perda subito dopo gli inni la Sipi Tau, danza di guerra delle Aquile del Pacifico.


 
© RIPRODUZIONE RISERVATA