Photored sull'Appia, è «guerra» delle multe

semaforo appia
semaforo appia
di Enzo Napolitano
Venerdì 8 Dicembre 2017, 10:20
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BENEVENTO -  È spento da quasi un mese il famigerato impianto semaforico di località Tavernola, sulla statale Appia, che negli ultimi anni è stato oggetto di centinaia di ricorsi da parte degli automobilisti, sia per la lanterna che ricade sul territorio di Paolisi, sia per quella di Airola. Motivazioni diverse nei due casi, perché legate a problematiche diverse, ma tutte rivolte al giudice di pace di Airola che, nel tempo, ha accolto le contestazioni della quasi totalità dei ricorrenti, circa un centinaio. 
Si tratta di veicoli passati con il semaforo rosso, le cui multe contestate sono state dichiarate illegittime. Non sarebbe stato, a quanto pare, tutelato il diritto di difesa dell’utente della strada, come ha più volte chiarito anche l’avvocato Domenico Mauro, che in passato ha sostenuto diversi automobilisti ricorrenti: «Se non vi sono agenti sul posto – ribadisce il legale - in grado di contestare l’avvenuta infrazione, l’installazione di rilevatori elettronici ai semafori, deve essere preventivamente autorizzata dall’autorità prefettizia». 
Di diverso avviso il sindaco di Paolisi, Carmine Montella, che non ha mai condiviso tale interpretazione, confermando la correttezza dell’iter burocratico per l’installazione dei rilevatori elettronici, poiché non occorrerebbe alcuna autorizzazione prefettizia, essendo località Tavernola un centro abitato. Ora, il Comune ha deciso di tirare le somme delle pratiche ancora pendenti davanti al tribunale di Benevento: «La settimana scorsa – spiega il comandante della Polizia municipale di Paolisi, Pietro Dello Iacovo - ho contratto una convenzione con l’avvocato Fulvia Pisaniello, per impugnare sia i ricorsi presentati al Giudice di pace, sia le sentenze del giudice al tribunale ordinario. Perché all’inizio il tribunale ci ha dato ragione; le prime cinque o sei sentenze sono state a noi favorevoli, poi il ritmo si è rallentato. Nella sostanza le sentenze ribadivano che il Giudice di pace si era addentrato in un meccanismo che non c’entrava niente con l’argomento oggetto dei ricorsi».
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