Sant'Agata de' Goti, protesta attivisti dell'Ospedale Sant'Alfonso Maria de' Liguori: «Nessun passo avanti»

La denuncia: «Inutili la seduta aperta e l’assemblea dei sindaci»

L’ospedale «Sant’Alfonso» di Sant’Agata de’ Goti
L’ospedale «Sant’Alfonso» di Sant’Agata de’ Goti
di Vincenzo De Rosa
Martedì 30 Aprile 2024, 00:00 - Ultimo agg. 09:40
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A due settimane dal consiglio comunale aperto di Sant’Agata de’ Goti e dall’assemblea provinciale dei sindaci celebrata a Benevento, per l’ospedale «Sant’Alfonso Maria de’ Liguori» nulla è cambiato. Lo denuncia ancora una volta il Movimento civico per l’ospedale che torna a porre le questioni relative alla copertura dei turni notturni del Pronto soccorso e quella dell’attuazione del decreto 41. «A due settimane dal consiglio comunale aperto nulla o poco è stato fatto - raccontano gli attivisti -. Una prima risposta, che aveva fatto ben sperare, l'avevamo avuta all'assemblea dei sindaci. In quella sede era stata redatta una richiesta di incontro indirizzata alla dirigenza ospedaliera. La dottoressa Morgante aveva infatti disertato l'assemblea e liquidato tutti con una lettera, che aveva scatenato un moto di indignazione generale che si è però intiepidita nei giorni successivi».

«Nel documento - spiegano gli attivisti - vengono elencati i servizi che, secondo la dirigenza ospedaliera, sarebbero erogati al De’ Liguori. Quanto riportato è assolutamente incongruente con la situazione reale. Il Pronto soccorso è attualmente depotenziato per mancanza di attrezzature e personale. Il reparto di Medicina interna è sguarnito di personale medico, per cui non è possibile coprire tutti i turni.

Il medico di turno si divide tra il reparto e il Pronto soccorso. Il reparto di Riabilitazione è stato accorpato a quello di Medicina Interna. Non si accettano più ricoveri dal 13 dicembre, dirottando i pazienti su altre strutture.

Le attività ambulatoriali sono ridotte, soprattutto a causa del trasferimento degli strumenti elettromedicali da Sant'Agata a Benevento: l’ultimo, quello del dispositivo per la Tecarterapia. Vi è poi un riferimento alla realizzazione di una casa di comunità e di una centrale operativa territoriale, progetti da tempo archiviati. Anche la convenzione con il Pascale viene spesa per dimostrare che in qualche modo si sta lavorando per incrementare i servizi. Ma sappiamo bene che questa, pur essendo una grande opportunità e motivo di vanto, è cosa diversa da un ospedale dotato di reparti e Pronto soccorso». «Ci sentiamo presi in giro: rivendicheremo - dicono gli attivisti - il nostro diritto alla salute fino all'ultimo e, se la strada del decreto 41/2019 non sarà più percorribile, ne troveremo un'altra. Senza la zavorra dell’Azienda “San Pio”».

Intanto il deputato sannita Francesco Maria Rubano chiede un incontro urgente al governatore De Luca per discutere delle questioni riguardanti l'ospedale.

«È giunto il momento - spiega il parlamentare di Forza Italia - di agire con determinazione e responsabilità per garantire la qualità e l'accessibilità delle cure mediche per tutti i cittadini. Non possiamo permetterci ulteriori ritardi o indecisioni. Abbiamo svolto un consiglio comunale aperto, c’è stata l’assemblea dei sindaci che ha nuovamente richiesto un incontro con la dg Maria Morgante, tuttavia, finora non si è ottenuto alcun riscontro soddisfacente. È evidente che la deludente dg non ha il potere decisionale, ma agisce come esecutrice delle volontà del governatore De Luca. Rivolgersi direttamente a De Luca è diventata l'unica via percorribile. Non possiamo permetterci di perdere altro tempo in inutili discussioni burocratiche. È cruciale ottenere risposte concrete e azioni immediate».«Sorge il sospetto - aggiunge - che alcuni possano intenzionalmente procrastinare le mosse per evitare un confronto diretto con De Luca e garantirsi una eventuale intesa post elezioni europee. Non possiamo consentire che interessi personali o politici influenzino la nostra capacità di agire per il bene della comunità».

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