Benevento, Tari: sfuma lo sconto, ma salasso evitato

L’Ente d’Ambito aveva sdoganato un ritocco verso l’alto di circa 2,8 milioni

Palazzo Mosti, sede del Consiglio comunale di Benevento
Palazzo Mosti, sede del Consiglio comunale di Benevento
di Paolo Boccchino
Domenica 21 Aprile 2024, 00:00 - Ultimo agg. 10:37
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Niente sconti, ma evitato un nuovo salasso. La Tari 2024 è ormai nero su bianco e ricalca l’andamento dell’anno precedente. Il Piano economico finanziario redatto dal Comune in sinergia con il gestore Asia stabilisce un importo totale per l’anno in corso perfettamente in linea con i 16.050.047 euro imputati nel 2023 ai cittadini beneventani.

Un esito che potrebbe apparire scontato e doveroso, in considerazione dell’elevato ammontare della tassa rifiuti che annualmente colloca il capoluogo sannita nella top ten nazionale delle città più care. Eppure, i 16 milioni e spiccioli riproposti per il 2024 nello schema stilato dall’assessora alle Finanze Maria Carmela Serluca rappresentano un livello di prelievo persino contenuto rispetto a quanto avrebbe potuto essere. E non di poco: Palazzo Mosti avrebbe potuto chiedere ai contribuenti 2 milioni in più, spingendosi fino a 18 milioni. Lo rivela la «Determina di validazione del Piano economico finanziario per l’aggiornamento biennale 2024-25 della Tari del Comune di Benevento», licenziata nelle scorse ore dall’Ente d’Ambito per la gestione dei rifiuti nel Sannio. Il provvedimento del direttore Massimo Romito fissa il livello massimo di costo per il servizio di igiene ambientale in città nel prossimo biennio, stabilendo che «alla luce della determinazione dei coefficienti e dei parametri di competenza dell’Ente territorialmente competente (Ato rifiuti ndr), e a valle dell’elaborazione secondo il predisposto modello di calcolo, il corrispettivo massimo riconosciuto per il periodo tariffario 2024-25 è pari a 18.075.832 euro per l’anno 2024, dei quali 9.535.599 euro per la componente variabile, e 8.540.233 euro per la componente fissa».

Ammontare che potrebbe ulteriormente lievitare l’anno successivo. L’Ente d’Ambito fissa infatti in 18.836.526 euro il costo massimo autorizzato per il 2025, dei quali 9.835.046 euro per la componente variabile e 9.001.479 euro per la componente fissa.

Il provvedimento chiarisce che «il corrispettivo riconosciuto costituisce l’importo massimo che può essere posto a carico degli utenti finali per il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani».

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Importi che rappresentano il limite massimo entro il quale l’ente comunale potrebbe legittimamente far salire il livello di prelievo nel biennio 2024-25, applicando la criptica procedura sul calcolo dei costi messa in piedi dall’Autorità di regolazione e controllo (Arera) con il metodo regolatorio Mtr-2. Nel 2024 il Comune avrebbe potuto avvalersi della facoltà di aggiornamento tariffario concessa dalla norma alle amministrazioni locali allo scattare di ogni biennio. Opzione della quale Palazzo Mosti ha ritenuto di non avvalersi, continuando ad attestarsi sullo standard dei 16 milioni che si conferma ormai da anni. Una scelta dettata dalla ragionevolezza. Se, da un lato, il lungo tempo trascorso dall’ultimo incremento tariffario avrebbe potuto legittimare ulteriori ritocchi, peraltro avallati dall’Ente d’Ambito, dall’altro si è tenuto conto dell’ammontare complessivo comunque considerevole in senso assoluto. Si resta dunque a quota 16 milioni, congelando di fatto una tassa che deve coprire immancabilmente i costi con gli introiti ad essa relativi. Orientamento che peraltro rispecchia la calma piatta che regna dal 2019 nel ciclo provinciale dei rifiuti, con la totale paralisi dell’impiantistica e la parcellizzazione della gestione dei servizi che risultano ancora polverizzati in 78 affidamenti per altrettanti Comuni.

L'iter

Le uniche incertezze riguardano i tempi di approvazione della delibera per la Tari 2024. L’assessorato alle Finanze ha incartato la proposta di delibera e incassato il via libera dei revisori, in vista del passaggio in commissione propedeutico all’approdo in Consiglio comunale entro fine mese. Ma la data del 30 aprile potrebbe slittare in extremis al 30 giugno, come previsto dall’emendamento presentato due giorni fa dal Governo in commissione Finanze nell’ambito della discussione sul decreto 39/2024 (Superbonus). Provvedimento sollecitato a gran voce da molti Comuni attraverso l’Anci, in considerazione delle notevoli difficoltà procedurali determinate dai dettami Arera e da recenti pronunciamenti della giustizia amministrazione sui cosiddetti «impianti minimi».

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