«Il fatto che anche senza Rocco Dominello le cose continuavano ad andare avanti, dimostra che la 'ndrangheta c'è. Ci sono intercettazioni in cui si parla di Rosarno, di capi ndranghetisti potentissimi. Cosa avete intenzione di fare? Sono contenta che non ci siano responsabilità penali, ma il fenomeno esiste», ha incalzato Bindi, secondo la quale il quadro che sta emergendo dal lavoro in corso sulle manifestazioni sportive «è preoccupante, nessuno può ritenersi immune da tentativi di infiltrazione dei poteri criminali» Il legale della società bianconera ha evidenziato non solo che Rocco Dominello è incensurato, ma anche che «dal nostro punto di vista non c'era nessuna possibilità di accorgersi che fosse una persona diversa da un ultrà, come lui si proponeva. Noi non c'entriamo nulla tutti, non solo il presidente Agnelli, ma anche Alessandro D'Angelo, security manager e Stefano Merulla (manager della biglietteria), che si sono rapportati con Dominello, non potevano accorgersi di qualcosa di diverso». L'avvocato, in apertura di seduta, ha subito comunicato che «c'è la totale e piena disponibilità del nostro presidente ad essere qui e a dare il suo contributo».
E la presidente Bindi ha confermato che non solo Agnelli verrà audito dall'Antimafia, ma vi sarà anche una audizione congiunta del presidente della Figc, dei presidenti della Lega di Serie A, della Lega di Serie B e della Lega Pro, e del presidente dell'Associazione Calciatori «e se necessario dei Presidenti delle società». «Non c'è un'intercettazione che riguardi il presidente della Juventus, mai un riferimento ad un incontro, mai.
Ci sono due telefonate tra il presidente e D'Angelo, il security manager, e sei telefonate in cui terze persone parlano del presidente in modo irrilevante relativamente ai biglietti», ha precisato in più passaggi il legale, che ha sottolineato come Agnelli «ha cambiato completamente il modo di comportarsi della società: qualsiasi biglietto che esce dalla Juve viene acquistato dai gruppi. Noi pensavamo così di non consentire a nessuno di avere vantaggi: poi questo si è rivelato un boomerang». «Non possiamo tollerare che le società si affidino alla criminalità organizzata magari per pacificare le curve», ha commentato il presidente del Comitato Mafia e Sport Marco Di Lello, secondo il quale «è centrale mettere uno stop al bagarinaggio». Per il deputato Pd Davide Mattiello gli strumenti per estromettere la criminalità dagli stadi «esistono, a cominciare dalla denuncia di condotte più o meno ricattatorie». Riguardo infine un eventuale deferimento in sede di giustizia sportiva della società «oggi come oggi - ha fatto sapere l'avvocato Chiappero - non c'è nessuna possibilità di fare patteggiamenti, perché noi rimandiamo al mittente qualunque tipo di accusa che ci venga rivolta come una conoscenza anche solo indiretta di quello che c'era dietro le curve».