Le interviste del Mattino | Moggi dopo la sentenza: «Tornare nel calcio? Non si sa mai»

Le interviste del Mattino | Moggi dopo la sentenza: «Tornare nel calcio? Non si sa mai»
di Pino Taormina
Mercoledì 25 Marzo 2015, 07:33 - Ultimo agg. 13:06
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Sarebbe stato il capo della prima repubblica del pallone, la guida spirituale di una cupola che formava le fondamenta del palazzo, del castello, di una gabbia in cui per anni sarebbe stato capace di rinchiudere lo sport più bello del mondo, trasformandolo in una specie di giocattolo del suo sontuoso giardino. Luciano Moggi è dall'altra notte un uomo che non ha più nessun conto aperto con la giustizia. I suoi reati, secondo la Cassazione, sono tutti prescritti. Come sta, Moggi? «Bene, benissimo. Rilassato, finalmente. Forse un po' stanco perché ho fatto molto tardi. Ma perché me lo chiede?»



È arrivata al capolinea Calciopoli. Dovrebbe essere felice?

«Lo sono. Lo dovrebbe essere un po' meno chi ha messo su questo processo lungo nove anni che ha rovinato la vita a tanta brava gente».



Lei non è stato assolto, però...

«Ma che dice? Nel corso degli anni, le varie sentenze hanno stabilito che i campionati erano regolari, che gli scudetti vinti dalla Juventus erano regolari, che il sorteggio arbitrale era regolare, che le comunicazioni in esclusiva non c'erano. Le persone dovrebbero rileggersi tutto quello che è stato scritto in questi anni a mio favore dai giudici».



Alla fine, il ”sistema Moggi” esisteva oppure no? «Non esisteva un bel niente.
Ho sempre lavorato seriamente per anni e anni. E ho fatto il rompicoglioni perché ho vinto tanto, tantissimo. Sicuramente molto più di altri».




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