Capello accusa: gli arbitri italiani obbligati a dire bugie

Capello accusa: gli arbitri italiani obbligati a dire bugie
Martedì 24 Maggio 2016, 21:02 - Ultimo agg. 25 Maggio, 09:53
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AMALFI. Anni fa aveva fatto scalpore una sua polemica contro gli ultrà italiani. Stavolta Fabio Capello, ospite del convegno dell'Assoallenatori sui rapporti tra tecnici e arbitri nell'ambito della kermesse sportiva Football Leader, ha attaccato duramente il settore arbitrale, alla presenza dell'internazionale Orsato e del vicepresidente Aia Pisacreta. 

Ha detto l'ex allenatore di Juve e Roma: «Racconto un aneddoto, Roma-Atalanta di qualche anno fa: parte una parola dalla panchina, l'arbitro Trentalange viene verso di me e mi caccia. Io dico 'guardi che non sono stato io, non ho detto nulla', poi sono stato allontanato. Ho fatto opposizione tramite la giustizia sportiva, l'arbitro è stato interpellato successivamente e ha confermato che ero stato io. Mi sono beccato un turno di squalifica e otto mila euro di multa. Perché è accaduto così? Perché voi li obbligate a dire delle bugie. Vi chiedete perché in Italia ci sono tante simulazioni? Perché le premiate, un calciatore va a terra e viene premiato con un fallo a favore. Io vado in giro per il mondo, il calcio deve essere anche agonismo e in Italia stiamo perdendo questo aspetto. Moviola in campo? Un tecnico lavora un anno intero, poi viene punito da un errore arbitrale. Al Mondiale con l'Inghilterra sono andato a casa per un errore simile. Il calcio va sempre più veloce, però poi la tecnologia non viene applicata».
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