Carlino, addio polemico all'Ischia: creo la scuola del calcio femminile a Napoli

Carlino, addio polemico all'Ischia: creo la scuola del calcio femminile a Napoli
Martedì 16 Dicembre 2014, 13:35 - Ultimo agg. 13:36
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«Ho vissuto con l'Ischia anni meravigliosi, nei quali abbiamo conquistato due promozioni e uno scudetto della serie D vivendo giorni, partite, emozioni che rimarranno per sempre nel mio cuore. Ma adesso basta, adesso è finita».

Raffaele Carlino, patron di Carpisa e ex presidente dell'Ischia Calcio, esce allo scoperto per sgombrare il campo dagli equivoci, per respingere attacchi che «non esito a definire infami, vergognosi. Mi hanno accusato di aver messo Vittorio Di Bello al timone della società per prendere i soldi dalla Lega e rifarmi così in parte del denaro investito nell'Ischia. Menzogne, soltanto sporche menzogne. Non ho bisogno di quei soldi, a darmi da vivere è sufficiente il mio lavoro d'imprenditore».





Un chiarimento necessario. «Poichè il mio nome ogni tanto viene tirato in ballo, voglio precisare una volta e per tutte - prosegue Carlino - che il sottoscritto è uscito completamente dal pacchetto azionario dell'Ischia. Non posseggo più una sola azione, oggi il mio rapporto con il sodalizio isolano è esclusivamente quello di sponsor: sulla casacca gialloblu c'è ancora il nome della mia azienda, la Carpisa, ma ho seri dubbi che vi rimarrà nella prossima stagione».



Deluso, amareggiato, stanco di un tipo di calcio che «non rispecchia più i principi sportivi con i quali sono cresciuto - prosegue Carlino -. Nel calcio oggi impera soltanto il Dio Denaro, i valori ai quali una volta il gioco del pallone s'ispirava oggi non esistono più. Ed io ho pagato a caro prezzo l'ingenuità di volerci credere ancora».



Un prezzo esagerato. «Nella scorsa stagione - spiega Carlino - sono stato costretto a dibattermi in una situazione azionaria insostenibile. Pur avendo soltanto il 9% del pacchetto azionario, ho dovuto sopportare da solo, o quasi, l'intero peso della società. Tanti di coloro che si erano impegnati a sostenere l'Ischia Calcio in tutto e per tutto, anche economicamente, lo hanno fatto soltanto a parole. Con i fatti no! Ma che problema c'era, ci pensava Carlino, il pollo da spennare».



Con amarezza l'ex presidente dell'Ischia è costretto ad ammettere che «il progetto al quale avevo fermamente creduto, e nel quale mi sono gettato anima e corpo rischiando di mettere a repentaglio anche la mia attività di imprenditore, è miseramente fallito. Ed è un peccato, perchè avremmo potuto fare davvero grandi cose sia per l'Ischia Calcio sia per l'intera isola».



Evidente il riferimento anche al grande centro commerciale che avrebbe dovuto sorgere intorno allo stadio e che «avrebbe dato centinaia di posti di lavoro agli ischitani. Ma anche in questo caso - prosegue Carlino - mi sono trovato a combattere da solo».



Ischia in serie B? Era il sogno di Carlino, un sogno che poteva diventare realtà se coloro che avevano promesso di essere al suo fianco non lo avessero lasciato solo. Oggi la realtà è ben diversa, la squadra si dibatte nei bassifondi della classifica con l'incubo di dover tornare subito da dove è venuta. «Auguro all'Ischia di salvarsi, anzi sono certo che ce la farà. Me lo dice cuore, l'unica cosa in me che è rimasta e rimarrà per sempre gialloblu. Le strade che percorrerò d'ora in avanti mi portano altrove».



Con il calcio maschile Carlino ha chiuso, definitivamente. La sua passione, il suo impegno economico si spostano nuovamente sul versante femminile, su quel Napoli che come presidente aveva portato in serie A, su un calcio «vero, pulito, dove ancora esistono i veri valori dello sport».



Parte un nuovo progetto-Carlino, altrettanto importante, legato anche allo stadio: «Vogliamo creare al Collana la più importante scuola calcio femminile in Italia. Io ci credo fermamente, così come avevo creduto nell'Ischia».
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