Donadoni tra Sarri e Sacchi:
«Ma il mio Milan era un'altra cosa»

Donadoni tra Sarri e Sacchi: «Ma il mio Milan era un'altra cosa»
di Delia Paciello
Domenica 18 Febbraio 2018, 18:32 - Ultimo agg. 22 Marzo, 22:44
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Una vittoria last minute quella del Bologna, che ha ospitato il Sassuolo. A Poli risponde Babacar, ma all’88esimo Pulgar regala la vittoria ai rossoblu. «Oggi siamo partiti molto bene -  ha dichiarato Roberto Donadoni - andando in vantaggio e avendo altre occasioni. Da lì abbiamo perso un po' le distanze, permettendo al Sassuolo di venire fuori. Ma il non voler accettare un risultato di pareggio è stato fondamentale, quindi dico bravi ai ragazzi. Sono orgoglioso di allenare questo gruppo e sono contento per il presidente».

Gli attaccanti del Bologna però sembra arrivino raramente in rete. Le conclusioni infatti provengono dai centrocampisti, ma il tecnico elogia il lavoro silenzioso di Destro: «Ha fatto la sua parte in maniera egregia per quello che la partita concedeva. Oggi tre punti frutto della volontà e del saper soffrire. Portieri anche decisivi, mi prendo il bicchiere mezzo pieno».

Si proseguirà fino a fine stagione cercando di non perdere di vista l’obiettivo del club: «Bisogna sempre guardare quelli davanti, non alle spalle. Così facendo, i 3-4 punti dal decimo posto si possono recuperare benissimo. Ma bisogna restare sempre concentrati, riprendere a lavorare da quei 15-20 minuti dell'inizio», ha spiegato l’allenatore ai microfoni di Sky.

E uno sguardo anche alla sua vecchia squadra, il Napoli. Gli azzurri stanno facendo grandi cose sotto la guida di Maurizio Sarri a molti ricorda il Milan di Sacchi: «Bisogna anche avere certi giocatori, la qualità è fondamentale come si è visto in coppa quando ne sono mancati un paio agli azzurri. Ma è chiaro che Sarri sta facendo un grandissimo lavoro».

Eppure a molti sembra di rivivere l'epopea dal Milan di Sacchi. E le similitudini sono numerose: i due tecnici che vengono dalla gavetta hanno portato una vera e propria rivoluzione del calcio, costruita dietro l’attento studio dei particolari. Idee ben precise, dove ogni giocatore si migliora tramite l’impegno e  acquisendo un ben preciso ruolo nel gioco e nella squadra. Sacchi portò innovazioni nel modulo e nelle tecniche di allenamento all'interno della squadra rossonera, ancora oggetto di studio. Sfruttando a fondo le caratteristiche del gioco a zona è riuscito a porre attenzione alla fase difensiva legandola ad un pressing sistematico a centrocampo. Ma anche il gioco di Sarri viene studiato dai colleghi spagnoli, inglesi, tedeschi.

Certo, Sacchi ha vinto molto, ma molto, di più. Un confronto che diventa improponibile, ma anche le condizioni sono imparagonabili: i grandi risultati del Milan sono arrivati con una squadra di campioni, il meglio che il mercato nazionale e internazionale proponesse in quel momento. Da Baresi a Maldini, da Donadoni ad Ancelotti, da Rijkaard a Gullit, da Van Basten a tutta una serie di fenomeni. Diversa la situazione di Sarri: ha alla sua corte un’ottima squadra, di alto profilo, ma con tanti giocatori cresciuti o rigenerati anche individualmente grazie al suo lavoro. Plasmato attraverso le sue dritte l’insostituibile Hysaj; ma è stato in grado di recuperare Albiol e valorizzare i baby del centrocampo, a cominciare da Zielinski. Con il toscano anche Insigne è arrivato alla maturazione, mentre ha saputo inventare un Mertens nuovo al centro dell’attacco. Insomma, pure Sarri merita di essere considerato un grandissimo. 
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