Donnarumma, il derby del cuore lunedì a Pompei non si tifa Milan

Donnarumma, il derby del cuore lunedì a Pompei non si tifa Milan
di Fabio Jouakim - Inviato a Pompei
Sabato 20 Febbraio 2016, 16:32 - Ultimo agg. 17:09
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Quando i genitori sono in casa la televisione è sempre sintonizzata su Milan channel: dall'allenamento potrebbe spuntare il profilo di Gianluigi, un modo per averlo più vicino nonostante gli ottocento chilometri che separano Pompei da Milanello. «La lontananza dei figli si fa sentire» sorride Marinella, la madre di Gianluigi Donnarumma, il portiere fenomeno allevato sui campetti di Castellammare di Stabia e che a sedici anni - ne compirà 17 giovedì - è titolare nella squadra di Mihajlovic.

Anche perché a emigrare giovanissimo per il calcio non è stato solo Gigio, come lo chiamano qui, all'ombra del Santuario, la famiglia, gli amici e gli ex maestri di calcio. Ad aprire la strada è stato il fratello maggiore Antonio, classe 90, anche lui portiere, oggi secondo di Perin al Genoa, e che a quindici anni andò nel settore giovanile del Milan. Domenica i due fratelli si sono incrociati a San Siro. Dopodomani al San Paolo c'è un altro derby del cuore, contro il Napoli.

Il portiere esordiente in serie A più giovane di sempre. Anche del precoce Buffon, con cui condivide anche il nome, anche se la madre assicura che la scelta non si basò sul calcio. Sempre due passi avanti, racconta Ciro Amore, presidente da 35 anni del Club Napoli di Castellammare, dove Gianluigi è stato allevato: «In ogni categoria giocava sempre con quelli che avevano due anni in più. E nemmeno ci credevano che era più giovane, per quanto era alto». Oggi è un metro e 96 centimetri. A quattro anni e mezzo già le foto lo ritraggono mentre si tuffa in presa, a otto anni è in volo plastico e ha la sua prima richiesta di mercato, dal Brescia. A 14 anni va al Milan - dopo aver quasi chiuso con l'Inter - e a 15 è in prima squadra per un Milan-Cesena, con mister Pippo Inzaghi che ebbe bisogno di una deroga speciale per portarlo in panchina.

Una carriera da predestinato: eppure a casa Donnarumma, nella villetta al confine tra Pompei e Castellammare di Stabia, gli effetti del Barnum della serie A sembrano molto ovattati. La notorietà di Gigio non ha cambiato granché, se non l'aver portato più telecamere e taccuini. Sarà perché tra papà Alfonso, mamma Marinella e Nunzia, la sorella di Gianluigi e Antonio, si respira aria di serenità, di modelli e valori solidi e importanti. Dove l'agitazione non è per gli zeri che avrà il prossimo contratto di Gigio - benché il suo procuratore sia Mino Raiola, il re delle trattative - ma per l'imminente matrimonio di Nunzia. E dove se si chiede ad Alfonso, un altro gigante, se fosse portiere in gioventù, lui risponde calmo: «A otto anni andavo a lavorare. Falegname. Ma non ho mai fatto pressione sui miei figli, perché diventassero famosi. Eppure ne ho visti tanti di genitori così alle scuole calcio, che stressano i loro bambini».


È come entrare in un altro mondo rispetto a quello fatto di veline, auto potenti, shopping compulsivo e tutta la fuffa dell'immaginario legato ai divi del pallone. L'enorme talento per il quale il Barcellona di Messi, Neymar e Suarez vuole spendere una montagna di milioni, va regolarmente a messa e porta al collo la coroncina che gli regalò la nonna. Si tuffa con il sorriso nel mare di autografi, magliette da firmare e selfie che affronta ogni volta che torna qui. Ama la pizza e vuol dormire nella sua cameretta e a fine dicembre, in un blitz da queste parti, è andato a visitare i bambini di un orfanotrofio. Tanta roba, per un sedicenne. Quando a ottobre scorso ha esordito in A da titolare, contro il Sassuolo, a fine gara ha pianto per l'emozione. Papà Alfonso racconta perché: «Ha visto che dietro la sua porta si sistemava un suo amico delle giovanili a fare il raccattapalle. E ha pensato che quindici giorni prima era con lui». Domenica, dopo la vittoria contro il Genoa, due giorni di riposo come premio: li ha trascorsi in famiglia.Anche il Milan come una famiglia: lì andò prima il fratello Antonio. L'anno scorso è stato a Bari, quest'anno un infortunio alla spalla lo ha tradito in ritiro, quando sembrava potesse avere una chance al posto di Perin. «Antonio non è mai stato geloso della carriera del fratello più piccolo - racconta Nunzia - anzi è orgoglioso. Lo dice sempre che Gigio è fortissimo. E si chiamano per sfottersi se uno di loro prende un gol». A Milanello tutti impararono a conoscere anche il piccolo Gianluigi, che intanto cresceva tifoso rossonero. E che è diventato un punto di forza della squadra per cui teneva, tanto da far dire al presidente Silvio Berlusconi che «Donnarumma a 16 anni è ammirato da tutti e garantisco che non lascerà il Milan, qualunque offerta arrivi. Spero possa essere il nostro portiere per i prossimi vent'anni: può diventare un simbolo come Maldini, perché ha talento ed è un bravissimo ragazzo». Espansivo, sempre sorridente, ha legato moltissimo con Abbiati, sebbene sia in teoria sia un suo concorrente: «Lo considera un secondo padre» racconta Alfonso. Altri punto di riferimento il napoletano Nocerino, finché non si è trasferito negli States, e tra i più giovani Romagnoli.La sua carriera - e quella del fratello maggiore - nacque per un caso fortuito. Lo racconta ancora Ciro Amore, patron dell'«officina» ai piedi della collina di Varano che ha forgiato portieri arrivati tutti in serie A, come Gennaro Iezzo, Antonio Mirante, Alfonso De Lucia, Antonio e per l'appunto Gianluigi Donnarumma. «Lo zio della madre di Gigio, Enrico Alfano, ex portiere della Juve Stabia, era senza lavoro. Venne qui a fare il preparatore dei portieri. E portò i suoi nipoti ad allenarsi». A chiamarlo al Club Napoli il deus ex machina di varie generazioni di numeri uno, Ernesto Ferraro, a sua volta portiere dell'Ascoli e di altre squadre. Oggi non può raccontare la storia del portiere fenomeno perché ha un problema di salute. Ma è nel cuore di tutti, in primis della famiglia di Gigio, «perché quando morì Alfano fu lui ad allevare i ragazzi» dice Amore. Nove anni fa il Mattino lo intervistò sui tanti gioielli sgrezzati. Ferraro rispose: «Non prendetemi per pazzo, ma sto allenando il più forte portiere che abbia mai allevato. Ha otto anni».

Parlava ovviamente di Gigio. E commentò così il suo esordio in A: «Non sono emozionato, sapevo che sarebbe successo».Di Gigio, anzi Gigione, parla anche Iezzo, pure lui cresciuto sui campi di Varano. «Lo chiamiamo così perché ha un fisico esagerato» dice l'ex portiere del Napoli. Ma non è l'unico pregio. «È calciatore dentro. Ha sempre avuto una personalità enorme, basta vedere come va a cercare la palla in area in uscita. Del resto se Mihajlovic si affida a un sedicenne, in un momento di crisi del Milan e rinunciando a gente d'esperienza come Abbiati e Diego Lopez, vuol dire che questo ragazzo ha delle spalle grandissime». E altrettanto grandi margini di miglioramento: «Ha almeno cinque-sei anni avanti di maturazione. In cui continuerà ad allenarsi con grandi campioni. Se tanto mi dà tanto...». Giovedì il compleanno di Gigio, il giorno prima la famiglia sarà già in viaggio per Milano. Ma intanto lunedì c'è la sfida del San Paolo e in famiglia sarà lotta. Alfonso è tifoso sfegatato del Milan, la madre tiene per il Napoli e non sarà in tribuna: «Mi emozionerei troppo, meglio la tv». La famiglia al completo è già stata sugli spalti a Milano per l'esordio con il Sassuolo.

«Gianluigi ci chiamò la sera prima, la mattina dopo partimmo in treno».

Impossibile provare a strappare un pronostico favorevole per gli uomini di Sarri da Alfonso e Nunzia. Ci pensa il maestro Amore: anche lui non sarà in tribuna al San Paolo perché teme l'emozione, ma non si sottrae alla predizione. Vince il cuore azzurro, con un compromesso. «I ragazzi cresciuti con noi mi costringono a tifare per troppe squadre - scherza - Mirante per il Bologna, Antonio Donnarumma per il Genoa, Gianluigi per il Milan. Ma lunedì è troppo importante per noi. Finirà 1-0 per il Napoli. Ma con un Gigio da dieci in pagella».