Sassuolo da impazzire: Lirola, Defrel e Politano travolgono l'Athletic Bilbao 3-0

Sassuolo da impazzire: Lirola, Defrel e Politano travolgono l'Athletic Bilbao 3-0
Giovedì 15 Settembre 2016, 15:34 - Ultimo agg. 16 Settembre, 10:06
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Il tremendismo basco non è poi così tremendo, non c’è più terrorismo né nei Paesi (Baschi) né in campo. La curva biancorossa a strisce è semivuota, al Mapei, da Lucerna e Belgrado erano venuti a migliaia, e allora sono i tifosi emiliani a intonare cori modello Napoli: “Un giorno all’improvviso”.

Stupefacente, il Sassuolo ha tifosi e si sentono. Celebrano (inizialmente) l’1-0 che può già valere i 16esimi di Europa league, perchè Rapid e Gent sono inferiori. Succede che la squadra travolta dalla Juve in mezz’ora gioca e controlla, lascia anche l’iniziativa all’Athletic Bilbao sino a domarlo con il sinistro di Pol Lirola, spagnolo di proprietà della Juve, a sublimazione del sodalizione che dà soddisfazione a Marotta come a Squinzi. Gongola in tribuna l’ad Carnevali, il più bello d’Europa, che riempie la tribuna del Mapei di bellissimi e bellissime, da mondiale per club. Il Sassuolo non è poi così bello, è molto mitizzato. Diceva bene Sarri, due anni fa:
«Ha dietro una multinazionale, la Mapei». Che non può vincere tutto come nel ciclismo ma certo spettacoleggia, con gli eusebismi di Eusebio, cresciuto con il ciclismo e predestinato per Roma e nazionale. Mai delude, mai proprio esci da una partita del Sassuolo e dici: «Che schifo, oggi». Anzi, dici regolarmente: «Cavolo, che Sassuolo». «Cavolo, è tanto per la città del primo tricolore».

La Grissin Bon prepara il 5° campionato di fila ai massimi livelli, il Sassuolo vorrebbe arrivare quinto e ai quarti in Europa. Quando Gregorio Defrel raddoppia sull’uscita del portier basco (basco senza basco, in testa) ci si emoziona, di nuovo. E allora andrebbero rivisti i giudizi, il Sassuolo è generoso, entusiasma, cattura, coinvolge, è un fenomeno per pochi, ma neanche tanto, perchè è la seconda squadra di molti, in Italia. Sembra il Parma. Arriva la sciarpata in tribuna, sembrano cori (e maschere notturne, aveva ragione Ivano Fossati) preparati ad arte. Mancava giusto la coralità dei cori, l’impatto acustico modello Udinese dalla scorsa stagione, con quei seggiolini coloratissimi. Cioè gli stadi rinnovati vanno assaporati, valorizzati, anche sul piano acustico e allora Carnevali Giovanni è felice come fosse carnevale. E ha ragione. Con Giorgio Squinzi e la moglie Adriana Spazzoli, con Guido Angelozzi e Giovanni Rossi ha creato un qualcosa di irrazionale. Direbbe Mauro Berruto: «Per ciascuno la squadra del cuore è speciale, il Sassuolo è un’altra cosa. Chi lo tifa lo capisce benissimo, agli altri è impossibile spiegarlo».

Si riferiva, naturalmente, al Torino, al Toro da Superga in giù, ma la frase effettosa ed effettata si staglia benissimo attorno ai neroverdi, a un mondo guareschiano, al piccolo mondo di Brescello che dista 20 chilometri, da Reggio. E allora la curva ogni tanto riparte a cantare, Lirola e gli altri giovani non hanno paura perchè sanno giocare e correre, Eusebio fa segno di calma a 10’ dalla fine. Viene quasi da commuoversi, in tribuna. Persino a quel paio di giornalisti arrivati da Milano perchè simpatizzanti dei baschi senza basco. Ce n’era bisogno, perchè a un certo punto è grandinato. Due gol, senza tante occasioni, ma senz’anche palle gol concesse. Quaggiù c’è anche Mike Piazza, l’ex mito del baseball, che ha comprato la Reggiana. Un giorno vorrebbe portarla a questi livelli, da qui sono passati Ancelotti e Lucescu, Allegri e Pioli e Mandorlini. Ma il migliore di tutti, forse, adesso, è Di Francesco Eusebio, abruzzese con figlio arrembante nel Bologna e in under 21.

Quando Matteo Politano arrota il sinistro è 3-0 e allora si dovrebbero di nuovo rivedere i giudizi, le emozioni. Pensieri, parole, opere e omissioni. «E’ mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa», sussurrerà davanti alla tv Squinzi. Manca giusto il poker, perchè Ragusa si fa rimpallare il tiro da Iago Herrerin. Viene in mente Francesco Guccini: «Finiamo in gloria, amore mio, che dopo a giorno fatto, dormo anch’io».

Ecco, i baschi faranno l’alba per le vie della Reggio d’Emilia, anche senza bandiere verdi indipendentiste.

Addirittura la curva “sassolina” intona l’inno. Qua sono tutti pazzi per il fenomeno mediatico. Sono tutti in giacca e cravatta e in tacchi a spillo, ma è giusto così. Perchè questa è la squadra più bella del mondo. C’è una scritta Amstel, nei distinti, forse una birra, neanche controlliamo, ma è come se il Sassuolo avesse vinto l’Amstel Gold Race e in effetti gioca un po’ come la piccola Olanda, che grande è stata spesso. Come dovrebbe giocare oggi il Belgio. Va beh, spegniamo computer, mente, microfono. E’ solo la prima, però… Villarreal, Leicester, Verona, Sampdoria, Bologna, Napoli, Fiorentina, persino Casale, Pro Vercelli e via con l’albo d’oro. Dello scudetto. Perché così si gioca solo in paradiso. E non è l’Amerigo (Paradiso) che giocava a Reggio e a Foggia negli anni ’80. «Finisce qui, finisce qui», dicono in genere a Sky. Non finisce mai. Gli eusebismi non finiscono mai. Capito, Berlusconi (anche Barbara), Galliani e Raiola, Montella e Giampaolo. Il Migliore (Palmiro Togliatti) in fondo si era invaghito di Nilde Iotti, a Reggio. Ecco, qua c’è il meglio del meglio del meglio, del meglio. All’ennesima potenza. Spendendo poco più dei baschi. Valverde aveva eliminato il Milan e l’Inter all’Espanol, da attaccante, 30 anni fa, stavolta ha fatto brutta figura. Aveva eliminato il Napoli e insidiato il Torino. Stavolta canta solo Nek, con l’inno ritmato. Ah, dopo Zdenek Zeman telefona a Eusebio Di Francesco per fargli i complimenti. «Bravo, perchè io non ti ho insegnato a difenderti, hai imparato da solo».

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