Errori arbitrali, Ferlaino sta con Sarri:
«Giusto lamentarsi degli arbitri»

Errori arbitrali, Ferlaino sta con Sarri: «Giusto lamentarsi degli arbitri»
di Angelo Rossi
Sabato 24 Settembre 2016, 09:29 - Ultimo agg. 11:42
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 A modo suo Ferlaino è stato un pioniere della comunicazione calcistica. L'ingegnere dei due scudetti e della coppa Uefa aveva azzeccato la strada giusta da seguire e la percorse fino in fondo. «Bisogna entrare nelle grazie del Palazzo, essere amico dei potenti calcio, sedersi con loro al tavolo di lavoro. Perché il Napoli non occupa un posto dominante nell'organigramma federale?».

Già, perché? Non è l'ultimo club arrivato.
«C'è Lotito e non De Laurentiis. La Lazio conta più di noi?».
Come si arriva ai piani alti del Palazzo?
«Avendo innanzitutto buoni rapporti con tutti gli altri presidenti. Quando si va a scegliere i rappresentanti in Figc o in Lega sono questi i voti che contano».
Vent'anni fa come ci si comportava?
«Quando si giocava a Napoli invitavo i miei colleghi a casa. Le mogli facevano amicizia tra di loro e io intensificavo i rapporti. Il problema sorse con il passare degli anni».
Che tipo di problema?
«Cominciai a cambiare moglie spesso e così un po' le amicizie si perdevano. Ma nel frattempo mi ero garantito l'appoggio di altri club».
Divenne consigliere federale e vicepresidente del centro tecnico di Coverciano.
«Negli anni in cui non esisteva la figura di un presidente. In pratica a Coverciano decidevo io».
Funzionava?
«C'era Boniperti fisso come consigliere federale. Qualcosa diceva all'orecchio del presidente, ogni tanto andava a lamentarsi, io me ne accorsi».
Così decise di andare a parlare all'altro orecchio.
«Esatto. Mi misi in testa una cosa: avrei dovuto sacrificare il mio tempo libero, le vacanze e anche giorni di lavoro pur di contare qualcosa all'interno del Palazzo. Dovevo fare gli interessi del mio Napoli, così come Boniperti curava quelli della Juventus».
Oggi ha un peso politico occupare quelle poltrone?
«Non mi pare che Lotito e la Lazio si lamentino spesso. Non capisco perché debba starci lui e non una società come il Napoli».
Porta benefici urlare quando si subiscono ingiustizie arbitrali?
«Certo che serve. La questione non è arrabbiarsi o stare zitti. Ma dove e come si protesta. Se lo fai pubblicamente dopo una partita, non serve a niente. Se ti fai sentire nelle sedi opportune, puoi anche sbattere i pugni sulla scrivania perché ricopri un ruolo e devono ascoltarti».
Ai suoi tempi era una battaglia perenne con gli arbitri.
«All'inizio mi tartassavano, ho perso due scudetti. Quando non ne potevo più, gli facevo capire quanto sarebbe stato pericoloso per loro scendere in campo al San Paolo. In casa avevo sempre ottantamila persone e le invasioni di campo erano frequenti. Negli anni d'oro di Maradona, invece, tutti ci rispettavano».
Sarri si è lamentato del silenzio dei propri dirigenti, non vuole essere il solo a sottolineare ciò che non va.
«Quando ero presidente e le cose giravano male, i suoi colleghi andavano a intervistare Fiore o gli altri predecessori. Non commento le polemiche tra l'allenatore e Aurelio».
Ieri nel comunicare il rinnovo di Albiol è stata inventata la nuova formula della triade azzurra.
«Forse non era normale che prima qualche dirigente non fosse autorizzato a parlare».
Ma ha fatto bene Sarri a lamentarsi?
«I napoletani hanno la cazzimma e lui è nato a Bagnoli».
Già tre rigori negati dopo appena cinque giornate: i tifosi parlano di complotto.
«I tifosi hanno sempre ragione».
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