Il dietrofront di Sibilia, il senatore sospeso tra Berlusconi e Malagò

Il dietrofront di Sibilia, il senatore sospeso tra Berlusconi e Malagò
di Pino Taormina
Martedì 21 Novembre 2017, 11:04
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L'inviato
Roma. «La Federcalcio ha bisogno di ripartire, il calcio italiano ha bisogno di un nuovo percorso». È la pietra tombale al secondo mandato di Carlo Tavecchio. Cosimo Sibilia, il potentissimo presidente della Lega Dilettanti, ha provato fino alla fine ad evitare che si arrivasse a una frattura col presidente federale. Sperava che capisse da solo, dopo questa settimana di riflessione, che la gente invocava un cambio. E non solo la politica, non solo il Coni. Ieri mattina, nella sede con vista su piazza del Popolo, a piazzale Flaminio, nel direttivo della Lega dilettanti (che pesa nella misura del 34% in Consiglio federale) Sibilia, avellinese, 57 anni, figlio di Antonio il patron dell'Avellino negli anni 80, ha consumato la frattura con Tavecchio. Ma guai a chiamarlo dissidente. Non lo è. Sibilia, senatore di Forza Italia, laurea in Scienze Politiche, è l'uomo che di fatto ha deciso che era giunto il momento di mettere la parola fine all'agonia di Tavecchio. Per il bene di tutti, ma anche dell'ormai ex presidente federale. È uno degli uomini forti di Berlusconi in Campania, e sarà sicuramente uno dei candidati alla imminenti politiche. E non è escluso che ci sia anche l'ex ad del Milan, Galliani, a seguire da vicino la sua ascesa, magari sperando nella presidenza della Lega di serie A.


Il suo ruolo è stato fondamentale per la sua rielezione a marzo scorso, quando ha strappato il sì al fotofinish di Nicchi lavorando praticamente fino all'alba. Ma non poteva più accettare di andare avanti così, dando sostegno incondizionato a un presidente che era ormai in piena confusione. La sua mozione tra i dilettanti ha ottenuto un sostegno quasi unanime. Solo Rungger, fedelissimo di Tavecchio, ex presidente del comitato provinciale di Bolzano, si è dissociato dalla linea principale, spiegando che bisognava andare avanti con l'ex sindaco di Ponte Lambro alla guida. Tutti gli altri delegati della Lega dilettanti hanno condiviso la linea di Sibilia, quella che prevedeva che non si poteva far finta di non sentire la pancia del Paese e che non si poteva più accettare accordi mediocri pur di andare avanti.

 

Lotti, il ministro dello Sport, ha condiviso la decisione di staccare la spina fatta da Sibilia. «Questa è un'occasione per poter ripartire e poter raccontare come si fa il calcio fin dalle scuole giovanili, arrivando a una discussione e una riflessione più ampia sulle Leghe di A e B che purtroppo non hanno eletto ancora i propri rappresentanti», ha spiegato il ministro prima di partecipare agli Stati Generali dello sport. «La politica è pronta a dare una mano, ma mi aspetto molto dal Consiglio federale».
Non si sa se Sibilia avrebbe mai chiesto a Tavecchio di dimettersi: quello che si sa è che non ne ha avuto il tempo. Perché qualcuno dalla riunione della Lnd ha informato Tavecchio del cambio di rotta. Quelli che più di tutti erano legati al 74enne alla guida della Figc dal 2014 si attendevano un passo indietro proprio per non far precipitare nella bufera la Federcalcio. Esattamente quello che è successo. La Figc è nell'occhio del ciclone, a un passo dal commissariamento (che nessuna componente vuole, neppure quelli vicini al Coni): e sua colpa principale è l'ingenuità politica che lo ha portato alla ricerca del nemico invisibile che avrebbe pilotato l'assurda campagna contro di lui. E lo ha detto anche ieri. «La Lega dilettanti ha subito pressioni inimmaginabili», ha insinuato. In realtà, è stato proprio Tavecchio a chiamare molti dei componenti della Lnd.
Ma il punto è: che riforme potevano essere fatte senza la Lega Pro e senza i calciatori? La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando l'ex presidente Giancarlo Abete, ora consigliere federale in quota Lega Pro, ha confermato che si sarebbe allineato alla posizione contraria a Tavecchio di Gabriele Gravina. «Non ha mai deciso da solo, ha sempre avuto una pluralità di persone che hanno indirizzato alcune scelte. Le dimissioni sono un atto di responsabilità, anche se le responsabilità non sono solo sue». È il capolinea dell'era Tavecchio. Il passo indietro della Lega Pro avrebbe potuto dare altro ossigeno a Tavecchio. Ma così non è andata.
In serata Sibilia, intervenuto all'assemblea provinciale delle società dilettantistiche di Napoli e provincia, ha spiegato: «Già dopo la partita di Milano ho parlato con il presidente Tavecchio. Avremmo continuato a sostenerlo a patto che su di lui convergessero i voti della maggioranza in Consiglio federale. La nostra posizione non poteva essere più quella del sostegno incondizionato a Tavecchio». Ieri De Laurentiis, in Figc per la nomina dell'ad della Lega, ha spiegato: «La serie A è come la Confindustria del calcio e deve relazionarsi con la Uefa e la Eca, non certo con la Federcalcio. Chi alla guida della Figc? I burocrati hanno stancato, meglio un manager. Malagò ha commissariato tutti noi. Carraro commissario? Sì, potrebbe cambiare la Federazione, perché ha grande esperienza».
pi.tao.
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