L'ex prefetto, ricorda sempre «il Fatto», «ha ricevuto a novembre gli atti da Torino e, dopo ulteriori accertamenti, ha deciso di non archiviare». «La Juventus ha risposto con le controdeduzioni e ha indicato, come persona informata, l'amministratore delegato Beppe Marotta, che nell'ultimo periodo è uscito dalle grazie di Agnelli». «I rilievi di Pecoraro e colleghi sono ispirati dalle carte di Torino e dalle deposizioni di Rocco Dominello, identificato come esponente della cosca Pesce-Bellocco della 'ndrangheta». «Nel corso dell'indagine Alto Piemonte non erano emerse frequentazioni e incontri diretti con la Juventus, ma un'intercettazione ha instillato qualche dubbio». Viene precisato, poi, che «nessun dirigente è indagato», ma che «la Juve non è neanche ritenuta parte offesa». E, infine, che «il caso interessa anche la commissione parlamentare Antimafia, che martedì prossimo ascolterà i magistrati torinesi che conducono l'inchiesta».
A riguardo, il club bianconero ha lanciato una nota ufficiale: «Juventus Football Club e il Presidente Andrea Agnelli - si legge - alla luce di alcuni articoli pubblicati in questi giorni, comunicano di aver affidato ai legali la tutela della propria onorabilità e rispettabilità.
Si precisa che la Procura della Repubblica di Torino ha avviato, e recentemente concluso, un'indagine su alcune famiglie ritenute appartenenti alla ‘ndrangheta alle quali si contestano oltre a reati contro persone e patrimonio, anche il tentativo di infiltrazione in alcune attività di Juventus Football Club. Si ricorda inoltre che nessun dipendente o tesserato è stato indagato in sede penale. Si precisa altresì che, nel pieno rispetto delle indagini e degli inquirenti, la società ha sempre collaborato mantenendo uno stretto riserbo a tutela del segreto istruttorio. Per quanto attiene alla giustizia sportiva, la società ha già dimostrato fattivamente la propria disponibilità a collaborare».