Flop Italia, Ventura esonerato
e pagato 700mila euro fino a giugno

Ventura e Tavecchio
Ventura e Tavecchio
di Pino Taormina
Giovedì 16 Novembre 2017, 08:38 - Ultimo agg. 13:46
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Inviato a Roma

Nessuna risoluzione consensuale. Giampiero Ventura ha atteso il licenziamento perché non aveva nessuna intenzione di rimetterci un euro. Un modo per far pagare anche alla Federazione il prezzo della solitudine che il ct ritiene di aver vissuto negli ultimi mesi. Non si è sentito protetto abbastanza, Ventura. Anzi, molto prima della Svezia, si è sentito scaricato da tutti. Forse, anche dallo stesso presidente Tavecchio. Voleva una Federcalcio più forte dopo la sconfitta nella gara di andata, si aspettava qualcosa di più incisivo rispetto al debole sms di protesta per l'arbitraggio. E allora, a modo suo, ha deciso di presentare il conto e di fare uno sgarbo alla Federazione: nessuna dimissione, nessuna rinuncia.

L'ultimo tentativo pare lo abbia fatto in mattinata il direttore generale Uva, con una telefonata in cui annunciava cosa sarebbe successo nel pomeriggio. A quel punto, il tentativo di ottenere un piccolo sconto sull'ingaggio da circa 700 mila euro che avrebbe percepito da qui al 30 giugno del 2018, quando il contratto sarebbe andato in scadenza (il rinnovo automatico fino al 2020 solo in caso di qualificazione mondiale). Nulla da fare. L'avventura dell'ormai ex ct si conclude così attorno alle 18, con un comunicato stampa di poche righe in cui la Federcalcio annuncia che «come primo punto all'ordine del giorno Tavecchio ha comunicato che a partire da oggi (ieri per chi legge) Ventura non è più il Commissario tecnico». Ha smesso di essere ufficialmente il ct della Nazionale probabilmente già a Solna, quando la squadra gli si è rivoltata contro, indignata per le sue scelte e per la sua perseveranza a voler tenere fuori Lorenzo Insigne. Ha capito probabilmente che la sua avventura sarebbe arrivata al capolinea in ogni caso, anche in caso di qualificazione. Anche perché di fare da primo punching-ball si era stufato.
 
Ma tant'è. Verso le 14 Tavecchio lo chiama e gli comunica la decisione. Una telefonata scontata, l'esonero di Ventura è l'unica cosa che tutta Italia si attendeva e che è arrivata ieri. Per qualche minuto al presidente della Figc era anche balenata l'idea di lasciarlo sulla graticola ancora per qualche settimana, anche perché le prossime gare della Nazionale saranno a marzo. In un ruolo imbarazzante di ct senza Nazionale. Poi ha capito che non bisognava tirare troppo la corda con l'opinione pubblica e visto che aveva deciso di restare, occorreva dare in pasto qualcuno. E subito.

Le ore della mattinata, dopo la chiamata del dg Uva, erano state utili a puntellare da parte degli avvocati della Figc e di Ventura le rispettive posizione giuridiche. Ventura attenderà qualche giorno prima di far conoscere la sua reazione. Chi gli è vicino racconta il suo stupore all'idea che invece Tavecchio resti al suo posto. Sapeva che fare il ct significa essere anche il terminale di critiche e accuse, ma di fare il capro espiatorio e di pagare anche per colpe che non ritiene siano solo le sue, non gli va giù. E allora ecco il dispetto: farsi pagare tutto, senza lasciare nulla. D'altronde sa bene che questo potrebbe essere il capolinea della sua carriera di allenatore, soprattutto in Italia.
In ogni caso, non è l'unico ct a non fare sconti alla nostra Federazione: nelle ultime ore anche Antonio Conte ha fatto arrivare a via Allegri una lettera dei suoi legali in cui invoca il pagamento di circa 250mila euro per diritti di immagine non corrisposti nel periodo giugno-luglio 2016. Anche i ricchi piangono...