Lazio, obbligo di Leiva in mezzo al campo

Foto Rosi
Foto Rosi
di Daniele Magliocchetti
Lunedì 16 Ottobre 2017, 13:03 - Ultimo agg. 18:51
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Un Muro. Infrangibile ed elastico al tempo stesso. Granitico e quasi insuperabile nei contrasti, veloce e perfino elegante quando c'è da prender palla e ripartire. Lucas Leiva è il classico centrocampista moderno, bravo a fare filtro, ancora di più quando c'è da impostare e scegliere la via più rapida e intelligente per andare verso la porta e fare male all'avversario. Uno dei segreti di questa squadra. Alla faccia di chi diceva che il brasiliano aveva i piedi ruvidi, ed era venuto nella capitale a svernare, con pochi stimoli dopo l'esperienza trionfale di Liverpool e scegliere il più tranquillo e uno dei più comodi fine carriera. Mai tante stupidaggini dette in così poco tempo. La diffidenza è una cosa, l'incompetenza un'altra. E non ce ne voglia l'ex Lucas Biglia, ma sono bastati appena due mesi in biancoceleste non solo per dimenticare l'argentino, ma per rendersi conto che, forse, un centrocampista di questo livello erano anni che non si vedeva alla Lazio. La dimostrazione lampante è l'aver giganteggiato con i vari Matuidi, Khedira etc.
CARISMA E CLASSE
Perfino Inzaghi, un po' tramortito in estate per l'addio di Biglia, è rimasto impressionato dalla bravura di questo giocatore. Forse la parola più giusta è folgorato, considerato che sin dai primi giorni di lavoro non credeva ai suoi occhi per quanto fosse stata azzeccata l'idea di portare nella capitale un centrocampista in grado di fare tutto lì in mezzo: contrastare, metter in ordine, impostare e farsi sentire. E' stata più di una semplice sorpresa. Il regista giusto al momento giusto e soprattutto nella squadra giusta. Il brasiliano dà equilibrio e ancor più consapevolezza agli altri compagni di reparto. Da quando c'è lui Parolo, Milinkovic, ma anche lo stesso Murgia si esprimono a livelli ancora più alti e costanti. Biglia ha le sue principali caratteristiche, con un piede forse più delicato, ma il suo successore in poco tempo ha fatto qualcosa di più. E ora qualcuno comincia a capire gli elogi di campioni come Gerrard e Carragher. Dopo il vantaggio della Juve con Douglas Costa, il brasiliano è stato il primo a spronare, incoraggiare e dare la carica giusta. Fa sempre così, ha cominciato in ritiro, dando suggerimenti e consigli, anche se era appena arrivato. E non è proprio un caso che dopo appena una settimana, lo chiamavano già The Boss.
L'ELISIR DELLA GIOVINEZZA
Un soprannome che a qualcuno ha fatto storcere la bocca, ma è solo ignoranza e voglia di accendere sterili polemiche perché a lui piace e dà proprio l'essenza di quello che rappresenta ora Leiva all'interno dello spogliatoio. Un uomo silenzioso, un po' anti-personaggio e a cui non piace tanto stare sotto i riflettori, ma a Roma, probabilmente, ha ritrovato stimoli che non avvertiva da tempo. Non che a Liverpool non si trovasse bene, ma giocava poco e non avvertiva la fiducia di un tempo. Quello che sta facendo alla Lazio, toccare una media di quasi 100 palloni a partita, con tackle e anticipi vincenti, quasi dieci a gara, più della metà decisivi per le occasioni da gol di media che capitano ai biancocelesti, sono numeri che aveva quando aveva qualche anno di meno ed era all'inizio della sua esperienza inglese. E con un calciatore così bravo e carismatico nessun traguardo è proibito.