La verità di Caniggia «Mi rivedo
in Insigne, auguro lo scudetto» |Vd

Al centro Claudio Caniggia
Al centro Claudio Caniggia
di Bruno Majorano
Lunedì 20 Novembre 2017, 14:57
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Per ogni ragazzo nato a cavallo tra la fine degli anni 80 e la metà degli anni 90, dei capelli lunghi castano chiari posati su una maglietta albiceleste dell'Argentina volevano dire una cosa sola: Claudio Caniggia. Oggi vive in Spagna e non si perde neanche una partita della sua nazionale dalla televisione. Così come fa con la serie A. Sabato sera era al San Paolo per assistere dal vivo a Napoli-Milan, una partita dove è arrivato al momento del fischio d'inizio perché prima era a Firenze per seguire Italia-Argentina di rugby.

Come le sembra questa serie A?
«È un campionato molto equilibrato. Negli scorsi anni la Juventus era la più forte e a gennaio di fatto sapeva che avrebbe vinto».

Sabato sera era al San Paolo per Napoli-Milan, come le sono sembrati gli azzurri?
«Mi hanno impressionato per i primi 20', poi è stata una partita più tattica. È venuta fuori la classe di Insigne che ha deciso la partita».

Ma le piace la squadra di Sarri?
«Sì e mi sarebbe piaciuto giocarvi».

A proposito, c'è un giocatore del Napoli di oggi le ricorda il suo modo di giocare?
«Insigne. Ha tutto: corsa, rapidità e tanta tecnica. Poi punta sempre la porta. È molto bravo, tutto il tridente si muove molto bene, ma lui, un po' come facevo io, si infila nei centrali, gioca al limite del fuorigioco e fa tante altre cose utili. Lorenzo gioca più largo a sinistra mentre io agivo come seconda punta più al centro, ma abbiamo tante similitudini».

Eppure Ventura lo ha tenuto in campo per un quarto d'ora nei 180' contro la Svezia nei playoff che portavano al Mondiale.
«È stata una scelta che mi ha lasciato molto perplesso perché è impensabile tenere fuori uno come lui».

Cosa pensa del Mondiale senza l'Italia?
«Mi ha colpito l'eliminazione degli azzurri, non volevo crederci. È molto brutto, l'Italia è l'Italia: è come se succedesse all'Argentina, sono qui da quindici giorni e ho capito l'importanza di questa cosa».

Ha parlato dell'Argentina: cosa ne pensa dell'esclusione di Higuain?
«Una follia. L'ho sempre detto: è il migliore numero 9 che c'è in Argentina e non capisco come non sia possibile schierato sempre titolare. Non esiste nessun attaccante al suo livello».

E Icardi?
«Impossibile giudicare un attaccante che ha avuto pochissime chance con la maglia della nostra nazionale. Higuain, invece, ha già dimostrato di essere l'uomo giusto e di essere perfetto per giocare in quella posizione».

Argentina e Italia, per lei inevitabile il ritorno con la mente al Mondiale del 1990. Che ricordi ha dello stadio di Napoli?
«È stato un grande piacere tornare al San Paolo e ricordare quel trionfo dell'Argentina. Immagino che per voi non sia un piacere anche a distanza di tanti anni, per noi fu una grande serata».

Domanda di rito: Messi o Maradona?
«Ho sempre detto che Diego è il migliore che io abbia visto, è un caso a parte senza paragoni. Messi è un grande campione ovviamente».
 

Rimaniamo nell'ambito dei paragoni. Si parla anche del Napoli di Maradona paragonato a quello di oggi, lei cosa ne pensa?
«È vero, hanno fatto più punti, ma parliamo di altri tempi e altri avversari. Il calcio di quegli anni era sicuramente il migliore d'Italia. Non si possono paragonare però epoche diverse. Il Napoli di Maradona, in quel campionato là, con squadre come Milan, Inter, Juve, ha fatto qualcosa di ancor più straordinario».

E questo Napoli?
«Sta facendo ottime cose e merita di stare lassù in classifica».

Merito di Sarri?
«È stato molto bravo, ha fatto un lavoro straordinario. Il Napoli ha qualcosa in più rispetto alle altre: ha un ottimo possesso palla, giocano bene in verticale, rapidamente».

Domani il Napoli sarà impegnato in una sfida delicata in Champions contro lo Shakhtar: cosa si aspetta?
«La sconfitta in Ucraina ha complicato un po' le cose per la squadra azzurra e quella partita è stata una delusione. Perdere così è un peccato perché in Italia il Napoli sta facendo benissimo, in Europa non si è espresso al meglio. A questo punto è forse meglio uscire. Giocare in Champions ti regala stimoli importanti, ma andare in Europa League potrebbe significare arrivare in fondo. Attenzione, però, perché potrebbe togliere qualche energia in chiave scudetto».

Chi vincerà il Mondiale?
«L'Argentina è molto forte, ma il Brasile è il mio favorito. Merito di Tite che ha fatto un lavoro bellissimo, molto meglio di quello che ha fatto fino ad ora Sampaoli».

In Italia ha vestito le maglie di Roma, Atalanta e Verona: contro quale difensore ha sofferto di più?
«Ciro Ferrara era tremendo. Era rapidissimo e in marcatura era quasi insuperabile. Ma in generale la scuola di difensori italiani negli anni '90 era formidabile: c'erano Maldini, Baresi, tanti altri tutti bravissimi».

Di recente lei ha partecipato alla partita per la pace, quella organizzata con Papa Francesco a Madrid. Che impressione ha avuto di lui?
«Una persona eccezionale. È molto appassionato di calcio, fin dai tempi in cui viveva in Argentina».

Ovvero?
«Ai tempi in cui era ancora lì era tifoso del San Lorenzo e non si perdeva neanche una partita, entrava anche negli spogliatoio prima della gara».
 

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