Tanti auguri, Roby Baggio: il Divin codino compie 50 anni

Tanti auguri, Roby Baggio: il Divin codino compie 50 anni
di Antonello Valentini
Sabato 18 Febbraio 2017, 11:02 - Ultimo agg. 13:02
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Lunga vita a quelli del 18 febbraio: lo sketch telefonico per lo scambio degli auguri si ripete da quasi 30 anni alla fatidica scadenza. Non so quanto gradirà gli auguri di oggi Roberto Baggio, riccioli bianchi al posto del divin codino, in riserva di fiato per spegnere le 50 candeline del primo mezzo secolo di vita. Si è scritto tutto di Baggio, calciatore sublime ma sempre discusso, cuore grande per il suo impegno nel sociale, personalità forte e per niente remissivo, a volte così ingombrante da creare scintille con Eriksson e Trapattoni, Sacchi e Lippi, ma anche Capello e Ancelotti. È forse il Baggio della Nazionale quello meno raccontato e che invece ho avuto il privilegio di conoscere a fondo. Dall'esordio in azzurro con Vicini a Roma nell'88 fino alla partita celebrativa del 2004 a Genova con la Spagna, standing ovation voluta dalla Figc e da Trapattoni per il suo commiato a 37 anni compiuti: 56 presenze e 27 gol, alle spalle soltanto di Riva, Meazza e Piola, pallone d'oro 93 e tre Mondiali. In pillole, nel mare dei ricordi, quattro storie inedite di vita vissuta nei ritiri della Nazionale.
 

 

Per convivere - a quei livelli - con un ginocchio disastrato, Baggio rinunciava alla pennica pomeridiana: con il fido Antonio Pagni, ogni giorno 2000 esercizi in contro resistenza manuale per proteggersi con un quadricipite di ferro; a Usa 94, il divorzio logistico da Beppe Signori: «Non lo sopporto più con quel tappetino, cambiatemi camera», sbottò Beppe esasperato dai riti della preghiera buddista del suo compagno di stanza; e sempre a Usa 94, dopo lo stiramento contro la Bulgaria, volle a tutti i costi dimostrare di poter esserci in finale: sotto gli occhi di Sacchi, Ancelotti e tutto lo staff medico, il provino segreto - pallonate come missili sulle pareti- avvenne nell'immenso salone damascato del nostro hotel di Los Angeles; per le conferenze stampa, quando tutti volevano solo lui, mi salvò la vita un colpo di fortuna: un quarto di dollaro con due teste di George Washington comprato sulla Quinta strada in un negozio di scherzi. La presenza di Roberto davanti al plotone di giornalisti me la giocavo a testa o croce. Non ha mai vinto e non si dava pace. E ancora oggi mi taglierebbe le mani. Auguri a Roby.
 

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