MIlan, quei piccoli diavoli che crescono bene

MIlan, quei piccoli diavoli che crescono bene
di Salvatore Riggio
Lunedì 24 Ottobre 2016, 10:04
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MILANO Questi piccoli Diavoli hanno fretta di diventare grandi, ma ora al Milan viene il difficile. Dovrà essere ancora più bravo Vincenzo Montella a ricompattare l'ambiente e spiegare alla sua squadra che una vittoria contro la Juventus metterà in guardia tutte le avversarie. Già domani sera, nell'anticipo del turno infrasettimanale, il Genoa proverà a fermare la corsa dei ragazzi terribili rossoneri, oggi secondi a -2 dalla vetta. Ma in via Aldo Rossi non possono non coccolarsi questi ragazzi nati a ridosso degli anni 2000, che rappresentano il futuro del calcio italiano. A un passo dal cambio di proprietà (il closing è atteso a metà novembre, prima del derby contro l'Inter), il Milan ha fatto di necessità virtù. Pochi soldi? Bene, allora ecco in prima squadra Donnarumma e Locatelli: il portiere è nato 1999 ed è stato lanciato l'anno scorso da Sinisa Mihajlovic, mentre il centrocampista è un anno più grande e ha da sempre la fiducia di Silvio Berlusconi, che non ha mai smesso di elogiarlo ai tempi della Primavera nelle sue visite a Milanello. Senza dimenticare Calabria, classe 1996, un altro cresciuto nel settore giovanile.
NESSUN ERRORE
Il progetto del Milan è solo all'inizio. La cordata cinese che si insidierà in via Aldo Rossi non deve cadere nell'errore di vendere i suoi gioielli davanti alle mega offerte dei top club europei (ad esempio, il Chelsea aveva offerto 55 milioni di euro per Romagnoli) o perdere un campione come Donnarumma, erede designato di Gigi Buffon. Il talento compirà 18 anni a febbraio e potrà così allungare il suo contratto: serviranno molti soldi per convincerlo a restare e conoscendo il suo procuratore Mino Raiola non sarà di certo una passeggiata. Infine, non bisogna cadere nei tranelli del mercato di gennaio: al Milan non servono calciatori che tolgano spazio ai talenti di casa. Il primo a non volersene privare sarà Montella: molti meriti sono suoi. In primis, ha quello di essersi adattato alla rosa a disposizione senza pretendere che fossero i giocatori a doversi per forza adattare alle sue idee. È stato il primo passo della rinascita del Milan, dopo anni di esoneri e piazzamenti lontani dall'Europa.