Napoli, il Lipsia ti somiglia: un solo
precedente nell'anno della UEFA

Napoli, il Lipsia ti somiglia: un solo precedente nell'anno della UEFA
di Gennaro Arpaia
Lunedì 11 Dicembre 2017, 14:32 - Ultimo agg. 15:16
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Il cammino europeo, fin qui, è stato quasi lo stesso, così come gli stessi sono stati i rimorsi portati avanti per una qualificazione agli ottavi lanciata via con troppa sufficienza. Lipsia e Napoli sono due “retrocesse” dell’ultima Champions League, due club che avrebbero potuto aspirare anche al passaggio del turno, ma che adesso dovranno fare i conti con il proprio destino in Europa League.

Il Napoli sarà di scena in Germania il prossimo febbraio, in una gara che promette scintille e spettacolo contro una squadra che era arrivata ai gironi di Champions con rumore e aveva sorpreso il suo paese e tutto il continente.

Dopo la promozione in Bundesliga, infatti, la squadra della Red Bull, nota azienda internazionale, era riuscita a tenere la testa del campionato per diverse giornate lo scorso anno, per poi arrendersi solo nella seconda parte di stagione. Il miracolo, in ogni caso, è avvenuto con la qualificazione alla prima competizione europea direttamente ai gironi, ma non è certo lo scorso anno che la squadra ha cominciato il suo viaggio nel calcio tedesco: la Germania, infatti, deve ringraziare proprio il Lipsia, tra le società storiche del Paese e prima vincitrice assoluta di un campionato tedesco. Le difficoltà economiche nel periodo delle guerre mondiali, però, misero a dura prova la città e la squadra che cambiò ripetutamente soci, proprietari e denominazione.

La rinascita è arrivata proprio col colosso austriaco: in otto anni di gestione arrivano quattro promozione e quel sogno di riportare in Sassonia il titolo nazionale, un sogno simile a quello vissuto dal Napoli negli ultimi anni. Due progetti simili, se vogliamo, ma due modi di interpretare il calcio in maniera opposta: l'allenatore Ralph Hasenhüttl, tra i principali artefici del successo dell’ultimo biennio, insieme con il direttore Rangnick crea un duo indissolubile che fa del calcio giocato e dei giovani il punto di partenza.

Il modulo preferito è il 4-4-2, ma non quello che siamo abituati a pensare in Italia: in fase di possesso, il gioco difficilmente viene gestito dai centrali di centrocampo, più barriere che registi. Si provano a sfruttare al meglio le catene laterali, con gli esterni di centrocampo che gestiscono palla e servono in profondità le punte, innescano i terzini e vanno a chiudere in area di rigore in caso di cross dalle fasce.

Gli attaccanti sono complementari, c’è chi sa attaccare la profondità, chi è più dedito a giocare la palla, chi ad occupare al meglio gli spazi nell’area di rigore. È una squadra che pensa sempre alla verticalizzazione rapida e che fa del proprio punto di forza la fase di non possesso con la ricerca continua della palla.

Di contro, però, c’è la grande inseperienza: un gruppo così giovane e così attaccato ai dettami tattici del proprio allenatore può anche andare in confusione con una difficoltà improvvisa. Al momento, in campionato, provano a tenere testa al Bayern, secondi a 8 punti dal primo posto con l’ex squadra di Ancelotti già campione d’inverno. Una squadra che fa della crescita dei giovani il proprio mantra non può che avere gioielli da mettere in vetrina: i classe ’95 Bernardo e Keita (quest’ultimo già acquistato dal Liverpool l'ultima estate), l’attaccante danese del ’94 Poulsen. Tutti alle prese col calcio dei grandi e supportati da una squadra di gregari che sa regalare la giusta energia.

Per gli azzurri di Sarri sarà un doppio confronto complicato contro una squadra, quella tedesca, che sembrava essere proprio un piccolo Napoli nel suo percorso di crescita.

Si giocherà al San Paolo l’andata il prossimo 15 febbraio, il 22 saranno di ritorno proprio a Lipsia, alla Red Bull Arena, impianto moderno da circa 45mila posti. Tra i due club un solo precedente che fa sorridere il Napoli: nella stagione 1988-89, infatti, gli azzurri eliminarono il Lipsia proprio ai sedicesimi di Coppa Uefa con un 1-1 in Germania ed un 2-0 al San Paolo. Fu il primo passo decisivo verso la conquista di un trofeo che sarebbe finito proprio nelle bacheche azzurre.

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