Nostalgia dei brividi finali,
addio sorpassi di una volta

Nostalgia dei brividi finali, addio sorpassi di una volta
di Mimmo Carratelli
Martedì 23 Maggio 2017, 09:57
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Nessuna sorpresa. Era già tutto chiaro fra ottobre (Juventus-Napoli 2-1) e dicembre (Juventus-Roma 1-0), partite decise dai gol di Higuain. È stato uno dei campionati più piatti della storia, almeno fino alle ultime caotiche giornate in cui i bianconeri sono stati avvicinati dalle due avversarie. I brividi appartengono al passato. Sospetti, merletti, arsenico e confetti di una volta, sorpassi e contro-sorpassi sul filo di lana. Solo cinque brividi finali negli ultimi cinquant'anni. Prima di farne cenno, liquidiamo il piattume di questa stagione.

La Juve ha vinto il sesto scudetto della sua serie-record, in testa dalla prima all'ultima giornata (accidentalmente seconda alla quarta, battuta dall'Inter a Milano). Torino ha inscenato una festa meridionale (la città è granata, compreso il figlio di Bonucci) con cori appropriati: «Noi non siamo napoletani» e «Vesuvio lavali col fuoco». Avvertite Rocco Dominello. I meridionali di Torino non hanno altra gloria cui aggrapparsi, solo la Juve. Scomparsi in città i cartelli «non si affitta a meridionali», sostituiti dai nuovi che dicono «si affittano scudetti ai meridionali». La Real Casa festeggia 35 scudetti, compresi i due vinti da Moggi.

La Roma maggiore sfidante, potendo contrastarla sul piano fisico (Rudiger, Strootman, Dzeko, Nainggolan). Il Napoli, dopo la fuga di Higuain, strepitosamente alla ribalta con Mertens, l'attacco dei piccoletti e la maestria di Sarri. Si discute dei punti lasciati per strada dal Napoli (quattro al Sassuolo!). Ma anche la Juve ha ceduto più punti che nei campionati precedenti (cinque sconfitte). Alla fine, fra Napoli e Juve, pesano i 5 punti ceduti dagli azzurri alla Juventus (1-2 a Torino, 1-1 a Fuorigrotta). Di 5 punti è il distacco fra le due squadre.

A Napoli è rimasta sul gozzo (elegante assonanza, capisci a me) la partita persa dalla Juve a Roma (1-3). Turnover di Allegri, preoccupato (!) per la finale di Coppa Italia contro la Lazio in programma tre giorni dopo. Fuori Dybala, solo Bonucci dietro, squadra soft, Sturaro più centravanti di Higuain, Buffon che consegna il pallone d'oro due volte a De Rossi per il pari romanista e si corica sul tiro ad effetto niente affatto speciale di El Shaarawy che portava in vantaggio la Roma.

Il Napoli lottava per soffiare il secondo posto ai giallorossi puntando sullo slancio di dieci partite utili (otto vittorie) e un po' sugli intoppi della Roma avanti di un punto. Ma la squadra di Spalletti saltava il buffo ostacolo cino-milanista a San Siro (4-1), poi batteva la Juve nelle migliori condizioni mai offerte dai cannibali bianconeri ai loro avversari. Per Allegri non era una partita decisiva per lo scudetto (avrebbe cinicamente battuto il Crotone sette giorni dopo), per la Roma un elegante pass per l'accesso diretto alla Champions. Per il Napoli, i preliminari della Grande Coppa. La Roma, vincendo a metà ottobre al San Paolo (3-1), si era preso il secondo posto senza più mollarlo. Ininfluente, il successo degli azzurri a Roma nel girone di ritorno, a inizio marzo (2-1, doppietta di Mertens): la Roma restava seconda con due punti di vantaggio.

Sulla forza della Juventus non ci piove. Al tempo dei sorpassi-thrilling è piovuto una sola volta, un vero nubifragio a Perugia, 14 maggio 2000, fango e pioggia, ultima giornata. La Juve di Ancelotti con Zidane, Del Piero e Pippo Inzaghi, avanti di due punti sulla Lazio di Eriksson con Roberto Mancini, Nedved, Veron e Simoncino Inzaghi, affogava nell'acqua di Perugia (gol del terzino Calori su un liscio di Antonio Conte), mentre la Lazio dissolveva la Reggina (3-0) e andava al sorpasso-scudetto precedendo la Juve di un punto. Luciano Moggi, che la Juve aveva assunto nel 1994, rimase sotto l'ombrello, sotto il nubifragio e fuori dalla porta di Pierluigi Collina, l'arbitro al quale non si doveva chiedere mai.

Scherzetti e dolcetti nel 1967 quando l'Inter di Helenio Herrera con Sarti, Burgnich, Facchetti, Mazzola, Suarez e Corso beccò inopinatamente a Mantova (in porta Zoff) all'ultima giornata, piegata da un gol di Di Giacomo e sorpassata dalla Juve di Heriberto che le soffiò lo scudetto sul filo di lana. E, ancora, tre atroci e indimenticabili conclusioni. 1973: la Juve di Vycpalek con Haller, Altafini, Causio, Anastasi, Bettega vince lo scudetto negli ultimi 90 minuti. Supera in trasferta e in rimonta la Roma con Altafini e Cuccureddu e sorpassa la Lazio di Maestrelli battuta a Napoli da un gol di Damiani all'89' e il Milan di Rocco rovinosamente sconfitto a Verona (5-3). 1986: la Roma di Eriksson, giunta a pari punti della Juve di Trapattoni, viene battuta in casa dal Lecce (2-3) alla penultima giornata e la squadra bianconera le scappa via per lo scudetto. 2002: alla penultima giornata, l'Inter di Ronaldo è in testa, un punto avanti alla Juve di Lippi, ma, all'ultima giornata, cade rovinosamente sul campo della Lazio (2-4, indimenticabile doppietta del ceko Karel Poborsky) e la Juve va al sorpasso-scudetto vincendo a Udine.
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