Rapporti tra il Latina e il clan Di Silvio:
Maietta squalificato per quattro mesi

Pasquale Maietta
Pasquale Maietta
di Vincenzo Abbruzzino
Giovedì 22 Giugno 2017, 12:01 - Ultimo agg. 12:09
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Quattro mesi di inibizione a Pasquale Maietta, all’epoca dei fatti amministratore e legale rappresentante dell’Unione Sportiva Latina, proscioglimento per i tesserati Alessandro Bruno e Marco Crimi: lo ha deciso il Tribunale Nazionale Federale chiamato a pronunciarsi sui rapporti e sui contatti personali tenuti con Costantino Di Silvio, detto “Cha Cha“: «nella consapevolezza – si legge nel comunicato diffuso dal Tribunale - che questi interagiva con i gruppi della tifoseria organizzata del Latina, operando una sorta di protezione della squadra e dei tesserati dell’US Latina Calcio».

Così nei giorni in cui il calcio del capoluogo cerca di costruirsi un nuovo futuro, il Tribunale Federale rende di nuovo attuali situazioni, personaggi e fatti che in troppi hanno dimenticato in fretta. La Procura Federale aveva chiesto quattro giornate per i giocatori e sei mesi di squalifica per Maietta. Richieste che il Collegio giudicante ha accolto soltanto in parte, ritenendo in particolare che «le fonti probatorie che emergono dall’esame degli atti non sono sufficienti a supportare le ipotesi formulate relativamente alle posizioni del Crimi e del Bruno. Infatti la Procura fonda tutto l’impianto accusatorio esclusivamente su due telefonate intercettate sull’utenza del Di Silvio, una con il Crimi e l’altra con il Bruno, dalle quali tuttavia non si evince in alcun modo, né che il Di Silvio offrisse una costante protezione dei giocatori dai tifosi, né, tantomeno, che gli stessi avessero richiesto alcun intervento in tal senso». Decisamente diversa la posizione dell’ex presidente Maietta.

«Dalle dichiarazioni fornite dai tesserati è emerso che Di Silvio risultava essere un assiduo frequentatore dell’ambiente societario del Latina, come anche è emersa la circostanza che il Maietta ben conoscesse l’esistenza di precedenti penali in capo al Di Silvio e ben conoscesse lo spessore criminale del Di Silvio (la vicenda relativa al concreto interessamento del Di Silvio per il ritrovamento dell’autovettura rubata al Maietta ne è la lampante dimostrazione). Appare evidente, pertanto, in ragione della perfetta conoscenza del ruolo e della natura del Di Silvio da parte del Maietta ed in ragione del ruolo apicale rivestito dal Maietta stesso all’interno della Società, che lo stesso avrebbe dovuto evitare che il Di Silvio frequentasse con assiduità l’ambiente societario in modo tale da non dare adito allo stesso di ergersi, anche solo a parole, come garante dei pacifici rapporti fra tifoseria e Società; ciò anche al fine di cercare di tutelare i giocatori da conseguenti inevitabili contatti con il suddetto soggetto».
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