Roma, Spalletti: «Sarebbe scorretto fare cinque anni di contratto»

Spalletti
Spalletti
di Gianluca Lengua
Mercoledì 21 Dicembre 2016, 13:00 - Ultimo agg. 22 Dicembre, 00:58
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La conferenza stampa di Luciano Spalletti è ricca di chiarimenti sul suo futuro, sulla squadra, sui calciatori e sul mercato. Il tecnico ha precisato che a fine anno si fanno si farà l’inventario con la società analizzando i risultati conseguiti durante la stagione, in base alle considerazioni valuterà se rimanere o meno alla guida della Roma. Ecco l’ultimo incontro dell’anno con i giornalisti del tecnico giallorosso.
 
Infortunati. «Nura e Lobont proseguono la riabilitazione. Florenzi lunedì ha cominciato la corsa lineare, nelle prossime settimane aumenterà i carichi di lavoro e si valuteranno le risposte di volta in volta. Paredes ogni volta che esce dal campo la caviglia gli da fastidio, è difficile però, che sia a disposizione. Manolas ha u infortunio alla coscia destra. Totti, Nainggolan e De Rossi sono da valutare nell’allenamento di oggi». 
 
La reazione dopo Torino. «Il gruppo ha reagito benissimo dopo la Juventus, sono sconfitte che fanno male però poi va fatta un’analisi obiettiva che è quella che si fa dentro lo spogliatoio. Di solito dopo le partite si l’analisi, in questo caso abbiamo fatto solo spogliatoio ed è venuto fuori un discorso molto bello, con prese di coscienza di quella che è la situazione attuale. Non bisogna buttare via tutto, è una scontiffa che da fastidio, siamo a sette punti dalla Juventus. Loro devono essere convinti e deve rimanere intatta l’autostima di quello che vogliono fare, stanno lavorando in maniera corretta. Se guardate l’allenamento di ieri si rende conto di quello che è l’entusiasmo del gruppo e la voglia di trasferire l’amarezza della sconfitta verso la vittoria con il Chievo». 
 
Contratto. «È la stessa cosa che ho detto precedentemente. Nel calcio usa così, che poi io ci sto a dover avere l’imposizione di vincere ci sta. Si fanno gli inventari, si arriva a un certo punto e bisogna cercare di capire se la squadra è attenta segue ed è in grado di dare il giusto risultato in base a come è composta. A dicembre si fa l’analisi di questi sei mesi o dell’annata e se si mette a confronto con le medie squadre europee e se si valutano le 36 partite e si ha 81 punti si va a vedere chi li ha. Bayern Monaco, Tottenham, Manchester City, United, Atletico Madrid e si vede che siamo nella media se non sopra. Quando si arriva a fine anno si fa un’altra volta l’analisi. Visto che non ho detto nulla facciamo cinque anni di contratto, però mi sembra scorretto. Io sono abituato a portare a casa un risultato. Come fate voi, scrivete per avere un risultato e non per dare un vantaggio ai propri interessi e alle proprie comodità. Dieci anni fa avevo il contratto per altri due anni, poi sono arrivato sesto e sono dovuto andare via. Da parte vostra e della società c’era la convinzione che si poteva fare di più, poi quando ero allo Zenit nessuno mi sapeva dire niente sulla Roma. Voi ora siete gli stessi, i giocatori sono cambiati, sono stati massacrati allenatori che ora sono al Barcellona e in Inghilterra: voi a massacrarli e loro intanto vincono. Le cose cambiano. Quando si arriva a quella data si fanno le domande giuste, se ci sono i presupposti o abbiamo determinato gli elementi per poter andare avanti oppure no? Chi è quello scomodo? E ci si fa da parte se io non vinco, è giusto lasciare il posto a un altro se non vinco. Voi per scrivere avete poi degli obiettivi in fondo all’anno? Tutti hanno obiettivi, anche voi anche se forse sono meno riconosciuti visto che siete sempre gli stessi. A fine anno si valuterà tutto: i risultati, la posizione in classifica, la crescita o il peggioramento dei calciatori, la squadra come si relaziona con l’allenatore, se c’è un obiettivo comune, un punto di arrivo che tutti vogliono e che la traccia e ben delineata di dove si vuole andare. Si parla il più possibile e poi si ci rende conto di quello che è il lavoro. Si valutano tutte le strade scelte».
 
Mario Rui e Gerson. «Mario Rui non è ancora pronto per poter giocare. Sta lavorando bene e sta tornando quel calciatore che conosciamo. Gerson è quel calciatore che è stato un po’ preso di mira in questi due giorni e ha un quindicesimo di responsabilità della sconfitta. Non capisco proprio che centra nel ko di Torino. Lui può giocare nel suo ruolo, ma qual è? Centrocampista offensivo, trequartista, su una fascia come ha fatto a Torino, tra l’altro senza permettere un cross ad Alex Sandro. Lui non ha dato niente e non ha concesso niente: mi sarei aspettato questa guerra se avesse fatto come nelle partite precedenti da lui giocate. Alex Sandro non ha fatto né gol né cross. Se non fosse cambiato il risultato e se non avesse preso l’ammonizione lo avrei lasciato in campo. Con il giallo l’ho levato, ma la colpa casomai datela a me, non lo citate poverino per distruggerlo perché è un ragazzo. Ci avevate provato anche con Emerson ma poi lui è uscito».

Squadra di ragazzini. «In alcuni momenti abbiamo fatto vedere un volto diverso. Sintetizzando siamo stati ragazzini a Cagliari perché quelli sono punti da non perdere, in quel contesto in vantaggio non potevi lasciare punti. Oppure sul finale della partita di Bergamo perché visto quello che avevamo dimostrato. Szczesny si riferisce a questo, che è quello venuto fuori nell’analisi di domenica e martedì. Noi non dobbiamo perdere punti con il Chievo domani. La parola ragazzini si riferisce a dei cali che ci sono stati, Szczesny lo ha sintetizzato».
 
Perotti ed El Shaarawy a destra. «Loro si trovano meglio a sinistra, lo esprimono a tutti. Sono abituati a giocare lì, si trovano meglio. Di solito si fa più così per la palla imbucata, il gioco di Zeman ha insegnato questo. Io non sono molto d’accordo però c’è da fare un’opera di convinzione, ma non è dipesa da questo la mia scelta. La mia scelta è dipesa dal ruolo che ho e dal fatto che avevo dei calciatori mezzi e mezzi che non avrebbero finito la partita perché Peres aveva 15 minuti, Salah non avrebbe durato. Se Gerson impara a perdere qualche palla di meno».
 
Mercato. «Nel tentare di fare l’inventario si sentirà anche i giocatori e se c’è qualcuno che vuole andare. Tenere chi ha giocato poco ed è scontento potrebbe diventare una gestione che crea problemi. Se un centrocampista capita giusto lo potremmo fare. Per il resto siamo abbastanza tranquilli. Non faremo scelte strane».
 
Il paragone con Sarri. «Prima ero un po’ più da quella parte lì, ero più rigido come Sarri. Ma si può fare quando hai costruito una squadra piano piano. Le caratteristiche dei giocatori diventano abbastanza importanti. C’è da convincerli e Sarri è bravo. Quando penso a Sarri mi viene in mente il gioco del Napoli e apprezzo l’allenatore per ciò che esprime la sua squadra, adesso è il più bravo di tutti. Quando è limpido il segnale che vuoi mandare c’è la possibilità di riconoscere ciò che fai anche se la ripetitività la usa per sfruttare un difetto. Ora mi sono più ammorbidito e sono andato a cambiare qualche situazione tattica, anche per gli infortuni. Avevamo iniziato con la difesa a 4, poi il quinto anche se non lo avevo quasi mai a disposizione. Ora inizio ad avere qualche soluzione in più anche se non ho i doppioni classici in ogni ruolo. Tutti e due hanno delle difficoltà, ma il gioco del Napoli ha un marchio definito, metteranno in difficoltà il Real Madrid. Apprezzo e stimo Sarri nonostante abbia detto quelle cose. Se non vinco niente, a fine anno firmo per altri cinque anni.
 
I secondi posti.
«Sono bravi tutti quelli che sono arrivati secondi, bisogna però fare qualcosa in più. I giocatori devono ragionare per essere meno banali possibile. Devono fare le analisi e accettare la considerazione dura del risultato e del lavoro che hai fatto. L’italia ha bisogno di questo, della professionalità, manca la professionalità profonda da tutte le parti. I giocatori dovrebbero sapere il rispetto per quelli che lavorano con te e per te. Quando si arriva in fondo e si arriva secondi si dice bravi a quelli davanti. È difficile poi quando sono così perfetti e così forti e riescono a sfruttare tutto quello che hai disposizione. Ci potevano essere risultati diversi per quanto mi riguarda e riguarda gli altri. Il lavoro della Roma è un lavoro molto dignitoso e questo si potrà poi sottolineare dopo il Chievo».
 
El Shaarawy. «Ha avuto un problema all’adduttore e si è allenato con il freno a mano tirato e lo tenuto un po’ nascosto.

Ha qualità assoluta, va sostenuto caratterialmente, ci sono piazzole che gli piacciono di più e altre meno. A lui piace più prenderla esterna la palla, ma se gli fai fare quello che fa Insigne al Napoli gli piace un po’ meno. Deve migliorare da un punto di vista di lotta, qualità e finalizzazione. A destra dovrebbe andare più con il cross e se ne è cominciato a parlare anche perché avendo una prima punta forte fisicamente dentro l’area se si crossa». 

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