Le lacrime di Totti: ora ho paura
«Volevo non arrivasse mai»

Le lacrime di Totti: ora ho paura «Volevo non arrivasse mai»
Domenica 28 Maggio 2017, 20:57 - Ultimo agg. 30 Maggio, 08:39
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Francesco Totti, microfono in mano, ha parlato, commosso, sul prato dello stadio Olimpico e ha letto una lettera ai tifosi della Roma. Poco prima, in lacrime e in compagnia dei figli e della moglie Ilary, aveva compiuto un giro di campo: si era fermato davanti alla Sud e aveva calciato verso la curva un pallone sul quale aveva scritto: «Mi mancherai».

«E' arrivato il momento che speravo non arrivasse mai. Ho letto tante belle cose su di me, ho pianto sempre, da solo come un matto. 25 anni non si dimenticano così, con voi dietro le spalle a sostenermi, nel bene e nel male, anche nei momenti difficili. Voglio ringraziare tutti, anche se non è facile. Sapete che non sono di tante parole, però le penso... E in questi giorni ci siamo messi a tavolino con mia moglie, le ho raccontato un po' di anni vissuti con questa unica maglia. Abbiamo scritto una lettera per voi. Non so se riuscirò a leggerla, ma ci provo».

 

 


«Grazie, Roma. Grazie mamma e papà, grazie a mio fratello, ai miei parenti, ai miei amici. Grazie a mie moglie e ai miei tre figli. Ho voluto iniziare dalla fine, dai saluti, perché non so se riuscirò a leggere queste poche righe. È impossibile raccontare 28 anni di storia in poche frasi. Mi piacerebbe farlo con una canzone o una poesia, ma non sono capace di scrivere. Ho cercato di esprimermi attraverso i miei piedi, con i quali mi viene tutto più semplice. A proposito, sapete qual era il mio giocattolo preferito? Il pallone. Lo era e lo è ancora. Ma a un certo punto della vita si diventa grandi. Così mi hanno detto, che il tempo l'ha deciso. Maledetto tempo. È lo stesso tempo che quel 17 giugno 2001 avremmo voluto passare in fretta. Non vedevamo l'ora di sentire l'arbitro fischiare per tre volte, mi viene ancora la pelle d'oca. Oggi il tempo è venuto a bussarmi sulla spalla dicendo che dobbiamo crescere.

«Da domani sarai grande. Levati pantaloncini e scarpini, da oggi sei un uomo e non potrai sentire l'odore dell'erba così da vicino, il sole in faccia, l'adrenalina che ti consuma e la soddisfazione di esultare. Mi sono chiesto in questi mesi perché mi stiano svegliando da questo sogno. Avete presente quando siete bambini, state sognando qualcosa di bello e vostra madre vi sveglia per andare a scuola? Mentre voi volete continuare a dormire e provate a riprendere il filo di quella storia e non ci si riesce mai? Stavolta non era un sogno, ma la realtà. Io voglio dedicare questa lettera a tutti voi, ai bambini che hanno tifato per me, a quelli di ieri che sono cresciuti e forse sono diventati padri. E a quelli di oggi che magari gridano Totti-gol. Mi piace pensare che la mia carriera diventi per voi una favola da raccontare... questo è il pezzo più brutto. Ora è finita veramente. Mi levo la maglia per l'ultima volta.

«La piego per bene anche se non sono pronto a dire basta e forse non lo sarò mai. Scusatemi se in questo periodo non ho rilasciato interviste e chiarito i miei pensieri, ma spegnere la luce non è facile. Adesso ho paura. Non è la stessa cosa che si prova di fronte alla porta quando devi segnare un calcio di rigore.
Questa volta non posso vedere attraverso i buchi della rete cosa ci sarà dopo. Concedetemi un po' di paura. Questa volta sono io che ho bisogno di voi e del vostro calore. Quello che mi avete sempre dimostrato. Con il vostro affetto riuscirò a voltare pagina sicuramente e a buttarmi in una nuova avventura. Ora è il momento di ringraziare i compagni di squadra, i tecnici, i dirigenti, i presidenti, tutte le persone che hanno lavorato accanto a me in questi anni, i tifosi, la Curva Sud, un riferimento per noi romani e romanisti. Nascere romani e romanisti è un privilegio. Fare il capitano di questa squadra è stato un onore. Siete e sarete sempre nella mia vita. Smetterò di emozionarmi con i piedi ma il mio cuore sarà sempre lì con voi. Ora scendo le scale, entro nello spogliatoio che mi ha accolto che ero un bambino e che lascio adesso che sono un uomo. Sono orgoglioso e felice di aver dato 28 anni d'amore».

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