È sempre fatal Verona per il Milan:
prima sconfitta in A per Gattuso

È sempre fatal Verona per il Milan: prima sconfitta in A per Gattuso
Domenica 17 Dicembre 2017, 12:06 - Ultimo agg. 18 Dicembre, 08:27
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Le insostenibili leggerezze del Milan. Difensive, perché i tre gol su quattro tiri in porta del Verona – costretto dopo mezzora a rinunciare al suo uomo più in forma, Cerci – nascono da distrazioni imperdonabili, su corner, su azione manovrata e su contropiede (e l’Hellas era a quota 14 reti, quinto peggior attacco, prima del fischio d’inizio di Orsato…). Offensive, perché la dipendenza da Suso è palese, togli lui e resta poco niente (vedi Kalinic), cioè lo «zero» sul tabellino – nonostante 11 tiri in porta – contro la seconda retroguardia più bucata del torneo (-32). Il primo ko in campionato con Gattuso, che dopo l’esordio choc di Benevento (2-2) aveva ricavato qualche buon segnale dal 2-1 sul Bologna, dice di un Milan fragile come un fuscello e confuso dall’aggressività di un Verona che arrivava al match da penultimo in classifica. Un Milan che se vuole sa fare il suo in costruzione ma quando c’è da finalizzare, chiudere le maglie là dietro o sfruttare la carta del ritmo, non decolla e anzi cade in amnesie decisive. Un Milan, poi, che sul piano mentale va facilmente in debito d’ossigeno: reagisce al gol di Caracciolo, sì, ma pare nettamente colpito – non steso ma quasi – dal raddoppio di Kean e si spegne definitivamente sul 3-0 di Bessa. Era, dalla metà campo in su, lo stesso Milan visto proprio col Bologna, con regia sempre a Montolivo anziché Biglia, ai fianchi Kessie e Bonaventura, col secondo a inserirsi più del primo, e davanti il trio Suso-Kalinic-Borini: dietro, invece, Calabria in fascia e coppia Bonucci-Romagnoli (male) in mezzo. Cosa si salva, di questa nuova «fatal Verona»? La prima mezz’ora. In cui il Milan ha dettato il gioco, trovato le distanze giuste, negato pertugi all’Hellas. Ma dall’inzuccata di Caracciolo in poi, è emersa tutta la precarietà rossonera, esaltata peraltro dall’intensità del Verona, trascinato da Romulo. Il passaggio al 4-4-2 con Borini laterale e Cutrone davanti con Andé Silva? Inutile. Anche perché al calare fisiologico di Suso il Milan ha perso praticamente tutta la verve. È qui, a Verona, che la stagione del Diavolo tocca il fondo. Non c’è equilibrio tra le fasi, non c’è organizzazione costante, non c’è la necessaria robustezza emotiva. I 90’ del Bentegodi dicono che non c’è un Milan, di fatto.   

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