Germania-Francia, l'arbitro Elenito ha già vinto: affiancherà Rizzoli dopo aver battuto il cancro

Germania-Francia, l'arbitro Elenito ha già vinto: affiancherà Rizzoli dopo aver battuto il cancro
di Monica Di Pillo
Giovedì 7 Luglio 2016, 15:44 - Ultimo agg. 19:17
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FRANCAVILLA Arbitrerà quella che molti considerano la finale anticipata di Euro 2016, che si disputerà stasera tra Germania e Francia, ma ha già vinto la sua battaglia più importante, quella con la vita: Elenito Di Liberatore, originario di Notaresco e residente da anni a Francavilla. L’arbitro della sezione di Teramo, di 43 anni, affiancherà Nicola Rizzoli in Germania-Francia, l’altro assistente dell’arbitro sarà il milanese Mauro Tonolini, mentre Daniele Orsato e Antonio Damato saranno gli arbitri addizionali. Il team arbitrale italiano ha già diretto tre partite della fase finale degli Europei (Inghilterra–Russia, Portogallo-Austria, Francia–Irlanda), ma per l’assistente Elenito Di Liberatore sarà una serata normale. La serata di chi ne ha viste tante, e non solo di sfide calciastiche, la serata di chi ha superato 50 gare internazionali e vanta più di 150 match nazionali in serie A. Ma, soprattutto, sarà la serata di chi ha affrontato e sconfitto un cancro.

Era il 20 settembre 2014, dopo Cesena-Empoli, e l’assistente abruzzese sente un fastidio mentre accavalla le gambe. All’inizio pensa ad un normale indolenzimento dovuto alla sua passione per la bicicletta, ma da un controllo più accurato emerge che l’uomo ha un tumore. E inizia dall’Istituto dei Tumori di Milano il primo tempo della partita di Elenito Di Liberatore. «Mio figlio di 5 anni – racconta l’assistente di Francavilla alla rivista L’Arbitro – mi ha chiesto quando mi ha visto uscire di casa con il borsone, papà dove vai? Vai a fare una partita? Mi raccomando falla bene». Una partita che per l’arbitro abruzzese si trasforma nella pagina a lieto fine di una storia fatta di sentimenti, paura, coraggio e amicizia.

Elenito Di Liberatore si opera e, dal momento che il tumore è localizzato, l'intervento chirurgico mette fine alle sue angosce, quelle di combattere con una malattia difficile da sconfiggere. Durante la convalescenza l’idea di abbandonare l’arbitraggio non lo sfiora nemmeno. «Se avessi smesso – confessa l’arbitro – avrei dovuto pensare di smettere di vivere, del resto anche nei tumori, gran parte della guarigione, deriva dalla testa. Ho continuato ad allenarmi, tanto che un giorno, in palestra, un mio amico mi ha detto che non mi aveva mai visto così in forma. Mi sarebbe piaciuto potergli rispondere che, a parte un tumore, era tutto ok». Di Liberatore si è ripresentato in campo come quarto uomo a Cesena per riprendere da dove aveva lasciato e il 29 novembre 2014 ha ripreso in mano la bandierina per Chievo-Lazio, proprio al Bentegodi di Verona, dove il primo ottobre 2006 aveva esordito in Serie A e, stasera, la partita che ogni assistente sogna di arbitrare: una semifinale, che vale come una finale. Ben poca cosa però per chi ha riconquistato la vita.
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