Benevento, il paradiso della A
Vigorito: «Qui per restarci a lungo»

Benevento, il paradiso della A Vigorito: «Qui per restarci a lungo»
di Alberto Alfredo Tristano
Venerdì 9 Giugno 2017, 10:19 - Ultimo agg. 10:46
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inviato a Benevento

«Arrivare in serie A era una promessa fatta da due fratelli. Io e Ciro lo dicevamo da sempre, ci siamo arrivati. Il Benevento è stato bravo a scegliere l'allenatore, Baroni è stato un grande. Siamo stati bravi a non esaltarci quando giocavamo il miglior calcio della B. A crederci fino in fondo. Questi ragazzi non saranno Higuain, Dybala, ma hanno un cuore grandissimo. Baroni? Non abbiamo mai avuto un attimo di indecisione. Ora affrontiamo la serie A per restarci. Noi vogliamo rimanere in paradiso». Parola di presidente, parola di Vigorito. 
 


Balla tutto, balla anche il cemento armato dello stadio, mentre risuona Oreste, Oreste: e lui, maratoneta in maglia rossa e gialla, fa il giro di corsa sul rettangolo verde, saluta da beniamino la piazza che lo invoca come il primo vincitore: «una promessa mantenuta», risponde lui. Il terzo fischio è lo start di un'esplosione tellurica. Un concentrato di felicità che si sprigiona dal vulcanello in ebollizione che scintilla felicità tracimando dal Rione Libertà, allargandosi su per le strade della città e della provincia, lungo le colline di uva e tabacco, fino ai viali alti e alla piazza Risorgimento orfana stavolta di maxischermo dopo i ferimenti di massa a Torino sabato scorso. «È una gioia incredibile dice a caldo mister Baroni È incredibile tutto ma ce lo siamo meritato, giocando benissimo in questi playoff. La squadra sta bene di testa, sta bene in tutto. Questa è la squadra che al di là dei meriti degli altri ha fatto più supremazia. Il contratto? Voglio riflettere con calma, sono abituato a fare così. Con il presidente c'è un rapporto che va al di là del lavoro», e poi via negli spogliatoi, dove abbraccia Andrea Carnevale con cui ha vinto lo scudetto nel 90 a Napoli.

L'esame degli esami è superato, la maturità calcistica finalmente raggiunta dopo 88 anni di vita. Un affare poco geologico e tutto sentimentale: Promozione. Pasito a pasito, trionfa Vigorito. Come un tormentone, risuona il nome del presidente giallorosso nei peana di tutti i tifosi. Dal 2006, despacito, pian pianino, è lui che ha costruito il miracolo fatto non di parole ma di una sola lettera, la prima di tutte: la A. La squadra sfila sul tappeto rosso, verso il palco piazzato nel cerchio del centrocampo. Il vicepresidente della Lega, Andrea Corradino, consegna ufficialmente la vittoria: una pioggia di coriandoli gialli e rossi copre l'erba, è il trionfo, in migliaia si riversano sul campo, la festa è ormai tutta della città.

L'albo degli eroi di questa lunghissima stagione con tanto d'appendice ha molti nomi. Lucioni, Ceravolo, Puscas. Un po' più in alto Marco Baroni, inventore di un gioco che se non è stato calcio champagne, ha certo il sapore di una freschissima Falanghina. E infine sul podio d'onore il presidente. Che arriva in tribuna intorno alle 20 e 25, sfilando in processione tra fila di mani da stringere.

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