Calcioscommesse, nel mirino altro match della Salernitana. Scarcerato Moxedano junior

Calcioscommesse, nel mirino altro match della Salernitana. Scarcerato Moxedano junior
di Valentina Errante Viviana Lanza
Venerdì 22 Maggio 2015, 08:30 - Ultimo agg. 08:40
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Il gip del tribunale di Napoli Ferrigno ha disposto la scarcerazione di Raffaele Moxedano, calciatore e capitano del Neapolis, coinvolto nell’inchiesta sul calcioscomesse condotta dalla Procura di Catanzaro per presunte combine. Ieri mattina il 30enne è comparso davanti al giudice per le indagini preliminari per l’udienza di convalida del fermo di cui è stato destinatario.

A conclusione dell’udienza, che si è svolta per rogatoria a Napoli, il gip ha deciso di non emettere alcuna misura nei confronti di Moxedano junior (nella foto in basso), accogliendo la richiesta della difesa (avvocati Luigi Senese e Saverio Senese): scarcerazione per insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Il capitano del Neapolis è finito sotto inchiesta per l’ipotesi di due combine, in relazione a incontri con la Montalto Frattese e la Puteolana, accusato di aver dato soldi all’allora dirigente sportivo della sua squadra affinché li consegnasse a due calciatori di formazioni avversarie per condizionare i risultati delle partite.

Le accuse si basano sul contenuto di alcune intercettazioni telefoniche, colloqui che la difesa ha contestato. E così per il giovane Moxedano il gip ha deciso per la scarcerazione.

C’è attesa, invece, per la posizione di Mario Moxedano, padre di Raffaele, attuale presidente del Neapolis di Mugnano. Il suo è tra i nomi dei principali protagonisti dell’inchiesta della Procura di Catanzaro, e per lui il pm ha chiesto la misura di custodia cautelare accusandolo anche di sospetti legami con esponenti del clan Iannuzzo della ’ndrangheta. Davanti al gip Mario Moxedano si è difeso dalle accuse, negando contatti con la criminalità organizzata e dicendosi vittima dei raggiri del suo ex direttore sportivo. La difesa ha chiesto per lui la scarcerazione. La decisione del giudice è attesa in giornata. Almeno altre otto società sportive e cinque partite sono nel mirino degli inquirenti. E mentre si indaga ancora su dieci club ”top secret”, sembrano profetiche le parole del procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti sull'inchiesta che ha travolto la Lega Pro e minaccia la serie B: «Non si può prevedere dove si arriverà».

Perché la prima bufera, che tre giorni fa ha portato a 50 fermi, fotografa la situazione fino a metà aprile, quando la preoccupazione di alcuni indagati, ha fatto accelerare i tempi della procura. Sono otto le nuove società sotto esame. Club protagonisti di cinque partite giocate tra novembre e gennaio scorso. Ma negli atti del pm Elio Romano ci sarebbero ancora dieci club. Al centro delle indagini la partita Salernitana-Messina del 21 dicembre scorso, finita 1-0 la settimana successiva alla sconfitta dei campani a Barletta. L'approfondimento investigativo, oltre alla squadra di Lotito, riguarda anche altre sette società: Benevento, Ascoli, Reggina, Messina, Renate, Torres, Viterbese e Nuorese. Le ultime due, di serie D.

Sotto accusa le partite Salernitana-Messina, Ascoli-Santarcangelo, Reggina-Benevento, Renate-Torres e Viterbese-Nuorese. Il risultato di 0-4 nella partita Pomigliano-Brindisi del 14 dicembre 2014 sarebbe stato pagato dalla squadra pugliese 12mila euro. Ad ammetterlo, dinanzi al gip di Bari Francesco Agnino, il dirigente tecnico del Brindisi Calcio, Vito Morisco, finito in manette due giorni fa. La decisione della Dda di Catanzaro di procedere con i fermi, cristallizzando la situazione a metà di aprile, nasce proprio dall'esigenza di evitare fughe e inquinamenti probatori.

Dalle intercettazioni emerge con chiarezza come alcuni indagati fossero in allerta. Il dirigente tecnico del Brindisi Morisco e l'ex presidente del Brindisi calcio Flora hanno cominciato a fare le prime ammissioni. Nelle due ore di interrogatorio davanti al gip, Morisco ha detto di essere a conoscenza della combine nella partita con il San Severo (disputata in casa dal Brindisi il 30 novembre 2014 e finita 2-1) ma di non aver preso parte all'accordo. Ha però ammesso di avere partecipato alle manovre per truccare l’incontro fuori casa con il Pomigliano. Dopo l'udienza di convalida del fermo, il giudice ha concesso i domiciliari a Morisco, all'ex presidente del Brindisi e a suo figlio, Antonio e Giorgio Flora.