Salernitana, Bollini a trazione anteriore
«In campo con sana rabbia»

Salernitana, Bollini a trazione anteriore «In campo con sana rabbia»
di Eugenio Marotta
Sabato 3 Dicembre 2016, 06:00
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SALERNO - Si volta pagina. Comincia oggi nella navicella spaziale del San Nicola di Bari la mission di Alberto Bollini alla guida della Salernitana. Il tecnico ha preso il posto del dimissionario Sannino a soli due giorni da una trasferta insidiosa e probante come quella in terra pugliese. Contro i galletti, il neo allenatore granata proverà a mettere il «bollino» blu. La squadra cambia pelle: si schiera con un tridente camaleontico, proverà ad essere corta, cinica e aggressiva. Con personalità e carattere. Almeno queste sono le intenzioni che Bolini ha provato a inculcare nella testa (e nelle gambe) dei suoi giocatori. Il tecnico dovrà fare a meno di Schiavi, Odjer e Vitale: tutti in infermeria. Nonostante le assenze, comunque, a Bari sarà una Salernitana a trazione anteriore. «Ho chiesto alla squadra di fare leva sulle motivazioni e sul senso di responsabilità – ha dichiarato il tecnico alla vigilia del match sulle colonne del sito web, come sempre senza contraddittorio –. Io sono il responsabile della squadra, ma in questo momento i giocatori devono essere più allenatori dello stesso allenatore». 
Poco meno di 48 ore per fare la conoscenza di un gruppo che Bollini aveva comunque monitorato da tempo. «La Salernitana l’ho seguita, l’ho vista l’ho attenzionata da parecchio. Un po’ come tutto il campionato cadetto perché era l’obiettivo professionale che mi ero posto». E ci è riuscito. Bollini si è accomodato su una panchina importante come quella granata, ma adesso arriva il difficile. Il primo ostacolo si chiama Bari: sulla carta una corazzata che Bollini proverà ad affondare con il tridente. Il tecnico non si sbilancia sul modulo, ma i tre riferimenti offensivi dovrebbero essere una costante del suo credo, sebbene gli esterni alti avranno consegne dispendiose in fase di non possesso. «Eredito il lavoro importante di Sannino e del suo staff, che ci tengo a salutare in maniera affettuosa. Soprattutto il lavoro fisico e quello tecnico. Sull’aspetto tattico, invece, direi che non è opportuno fare grandi stravolgimenti o fossilizzarsi sui moduli. Nella mia lunga esperienza ho giocato in tanti modi, anche se mi viene coniato un marchio di fabbrica che è il 4-3-3 e che può essere un modulo che a me piace, ma credo che la cosa importante sia l’interpretazione dei singoli». Una pausa e aggiunge. «Questa è una squadra che ha giocato sia a “4” sia a “3”, ha variato il sistema anche in funzione dell’attacco. Credo che nel calcio moderno sia importante individuare un modulo difensivo che può essere a “4”, che può diventare a “5” e un modulo offensivo che varia a seconda di quanti giocatori attaccano». Insomma una squadra il più corta e aggressiva possibile, con gli esterni offensivi che faranno la doppia fase in lungo e in largo ed un elastico tra catene e reparti. «I numeri, i moduli – aggiunge – sono sicuramente importanti, ma poi è l’applicazione alle fasi di gioco che diventa determinante». 



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