Abusivismo a Casoria, protesta anti-ruspe

Abusivismo a Casoria, protesta anti-ruspe
di Domenico Maglione
Mercoledì 13 Maggio 2015, 09:44 - Ultimo agg. 10:10
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Casoria. La protesta è scattata improvvisa e inaspettata: sono ritornati nuovamente in piazza, ieri mattina, un centinaio di proprietari di case abusive e mai condonate che in base a sentenze esecutive sono costretti all’abbattimento e al ripristino dello stato dei luoghi. Certamente non si aspettavano di ricevere una visita, opportunamente non gradita, invece gli amministratori comunali del Palazzo di piazza Domenico Cirillo. Assente presso la casa municipale il sindaco Democrat, Vincenzo Carfora, è toccato al suo vice, Sergio D’Anna, accogliere i manifestanti, rumorosi ma non belligeranti. «Vogliamo che la maggioranza attui gli atti conseguenziali agli impegni assunti con tantissime famiglie che dopo anni di sacrifici rischiano di trovarsi punto e daccapo per l’inerzia di politici poco inclini a risolvere le problematiche del territorio e i disagi della comunità», ha affermato Loredana Palmieri, uno dei tanti proprietari alle prese con sentenze di demolizione. La sua abitazione, all’incirca 50metri quadrati, rischia di finire sotto le ruspe subito dopo l’estate. Nelle sue condizioni si trovano almeno un’altra decina di famiglie mentre gli abusi non sanati e che rischiano, seppure non nell’immediatezza, di subire la stessa sorte sono circa 300 in città. Per tutti però ci sarebbe un’ancora di salvezza. Il Comune, anche in seguito alle numerose proteste e sollecitazioni da parte dei proprietari, qualche mese fa, recependo anche una normativa regionale, ha infatti deliberato in consiglio comunale l’acquisizione al patrimonio dell’ente di tutti gli alloggi realizzati senza autorizzazione da utilizzare, eventualmente, per fini sociali.
L’obiettivo per il Comune è duplice: da un lato, bloccare le ruspe ma dall’altro incassare anche contante, da reinvestire per la città, dalla vendita o dal fitto delle strutture in questione. Una prospettiva accolta favorevolmente dagli interessati sebbene costretti paradossalmente a ricomprarsi le case che già sono di loro proprietà. «Siamo disposti a tutto, anche ad ulteriori sacrifici economici ma di finire in mezzo alla strada senza un tetto dove dormire è una prospettiva alla quale nemmeno vogliamo pensare», fanno rilevare alcuni dei manifestanti che ieri mattina hanno protestato al Comune. Per bloccare definitivamente le ruspe, però, c’è da avviare l’iter amministrativo da parte dell’ufficio tecnico comunale che deve verificare e attestare la staticità di tutti i fabbricati, previo necessario censimento, prima di definire l’acquisizione al patrimonio pubblico. L’intera procedura, che sarebbe potuta partire già qualche settimana fa, non ha ancora ricevuto nemmeno la spinta iniziale perché il settore urbanistica dell’ente locale non ha personale sufficiente per gestire la problematica. Un gap al quale l’amministrazione ha, comunque, garantito di ovviare con l’assunzione a tempo definito e per pochi mesi di tecnici ed esperti di materia urbanistica. La fumata bianca a favore delle famiglie che rischiano la demolizione della propria casa dovrebbe arrivare nella prossima giunta dove gli amministratori comunali hanno promesso di sbloccare finalmente la problematica. «Ci siamo assunti sempre fino in fondo le responsabilità politiche del caso e lo continueremo a fare», dice il vicesindaco Sergio D’Anna.
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