La turistificazione selvaggia del centro storico di Napoli fa un'altra vittima eccellente. Dopo strade, stradine, piazze e fin anche sagrati di antiche chiese partenopee sacrificate in nome dell'accoglienza dei tantissimi visitatori che ormai da anni privilegiano il capoluogo partenopeo, ora è la volta dei simboli più antichi della città a finire quasi del tutto fagocitati nel tritacarne del turismo sfrenato.
È il caso dell' antichissima statua del Dio Nilo a largo Corpo di Napoli, uno dei monumenti più rappresentativi dell' antichissima cultura napoletana. La statua, datata II secolo d.C. e più volte rimaneggiata nel corso dei secoli, da qualche tempo è letteralmente circondata dai tavolini delle numerose attività di ristorazione che ormai si sono impadronite del cuore pulsante della città. I tavolini, come hanno testimoniato gli attivisti del gruppo Fatti di Napoletani Perbene, arrivano a sfiorare il basamento di pietra su cui poggia la statua del Nilo, costruita per volontà della folta comunità alessandrina che, in epoca greco-romana, popolava Neapolis.
E non basta: a peggiorare ulteriormente un quadro già desolante, la presenza di cantieri edili che hanno a loro volta circondato la zona con orribili impalcature, distruggendo quasi del tutto la visibilità di una delle piazzette più caratteristiche di Napoli. Un vero e proprio sfregio - come ormai se ne commettono molti ai danni dei monumenti partenopei - che grida vendetta e che la dice lunga su quanto, in nome di una turistificazione senza freni, i monumenti stiano diventando un vero e proprio intralcio per commercianti e ristoratori senza scrupoli e senza amore per la millenaria storia partenopea.
L'ultimo grande intervento sulla statua risale al 2014, quando fu riattaccata la testa della sfinge trafugata durante il secondo dopoguerra e ritrovata solo nel 2013 in Austria. Intervento che per qualche tempo ha ridato una nuova centralità alla statua, diventata tappa fissa per le tante guide turistiche che mostrano a gruppi di turisti i luoghi-simbolo della città. E paradossalmente a tantissimi napoletani quella statua conosciuta come o Cuorpo e Napule e vittima, nei secoli, di numerosissime traversie, oggi dice poco o nulla.
«Quel giorno - racconta proprio sulla pagina Facebook di Fatti di Napoletani Perbene Gabriella Russo, la restauratrice che materialmente si è occupata nel 2014 di risistemare la testa della sfinge ritrovata - il Nilo visse momenti da superstar, con folle di fotografi accorsi ad immortalare il recupero, la banda e centinaia di cittadini orgogliosi.
Lo scorso mese di luglio il Comune di Napoli ha tentato di invertire la rotta, imponendo uno stop alle nuove attività ricettive e commerciali per tre anni. Una misura a cui molti vedono con speranza ma che, purtroppo, rischia di risolversi in un nulla di fatto. Se è vero che non saranno rilasciate nuove licenze - comunque per un periodo limitato nel tempo - per cercare di non ingolfare ulteriormente il centro storico, è altrettanto vero che i controlli sono carenti, che in moltissimi casi i commercianti - tra cui molte star dei social - fanno il bello ed il cattivo tempo e che il fenomeno del tavolino selvaggio sta cambiando radicalmente la fisionomia della città. Napoli, è il timore di molti, sta seriamente rischiando di percorrere il triste destino di città come Roma, Firenze o Venezia, sacrificate in nome di quel turismo di massa che arricchisce pochi a scapito di una intera comunità.