Fumetti, con Ciccillo il primato è napoletano

Le tragicomiche avventure di un gentiluomo

La copertina di Ciccillo
La copertina di Ciccillo
di Diego Del Pozzo
Giovedì 28 Marzo 2024, 06:48 - Ultimo agg. 29 Marzo, 07:21
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Tra le mostre che arricchiranno il cartellone dell’edizione 2024 di «Comicon», in programma nella tradizionale cornice della Mostra d’Oltremare dal 25 al 28 aprile, ce n’è una che riscrive la storia del fumetto nazionale. S’intitola «L’inarrestabile Ciccillo. 175 anni del primo albo a fumetti italiano» ed è curata da due studiosi preparati come Fabio Gadducci e Matteo Stefanelli (quest’ultimo, dal 2019, è direttore artistico del festival napoletano), i quali hanno ritrovato nel corso delle loro ricerche d’archivio un album illustrato pubblicato nel 1849 e intitolato Una notte critica di Ciccillo, con sottotitolo inequivocabile Soggetto popolare napoletano.

Di formato orizzontale tipico dell’epoca, lungo quaranta pagine, con ciascuna divisa in due grandi vignette accompagnate da didascalie, il fascicolo è al momento il più antico esempio di albo a fumetti edito in Italia ed è opera del pittore e caricaturista Pasquale Mattej, originario dell’attuale Formia ma formatosi culturalmente a Napoli e assimilabile a tutti gli effetti alla scuola di Posillipo che si sviluppa nel secondo decennio dell’Ottocento prima intorno a Pitloo e poi a Giacinto Gigante.

Nato il 29 gennaio 1813 nell’allora sobborgo Castellone di Gaeta, Mattej studia all’ombra del Vesuvio fino ai 18 anni nel collegio del Salvatore e poi diventa discepolo del pittore neoclassico Gennaro Maldarelli, prima di indirizzarsi verso il vedutismo romantico sulle orme dell’artista olandese Anton Smink van Pitloo, col quale intreccia anche un rapporto d’amicizia.

Dal 1837 è presente con suoi testi e illustrazioni tra le pagine del «Poliorama pittoresco», importante periodico del regno edito da Filippo Cirelli, del quale è fidato collaboratore. Il 28 marzo 1848, a Napoli, inizia le pubblicazioni «L’Arlecchino», rivista di satira e caricature che acquisisce una certa fama nel corso del biennio dei moti rivoluzionari 1848-1849, imponendosi tra quelle di maggior successo del periodo. Mattej ne è tra i principali collaboratori. Inoltre, l’artista gode di ulteriore notorietà dal 1849, quando il sovrano Ferdinando II di Borbone lo nomina fiduciario d’arte per il circondario di Gaeta e gli commissiona numerose tele raffiguranti i paesaggi di quell’area.

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E risale proprio al 1849 anche l’albo dedicato alle tragicomiche disavventure di don Ciccillo, tipico giovane gentiluomo napoletano di metà Ottocento, utilizzato dall’autore come protagonista di una sequela di gag finalizzate a mettere alla berlina i vizi e i tic di una borghesia allora sempre più in ascesa ma attenta più all’apparenza e alle frivolezze piuttosto che alla sostanza della propria esistenza quotidiana. L’albo guarda al formato editoriale proposto qualche anno prima dallo svizzero Rodolphe Töpffer, che gli storici del fumetto considerano il primo autore di graphic novel al mondo. Con uno stile che deve molto all’incisione, Mattej ha l’intuizione di assemblare, sulla scia dello stesso Töpffer, le gag del suo Ciccillo in un unico album dotato di propria autonomia editoriale e, per questo motivo, le 40 pagine di Una notte critica di Ciccillo rappresentano, al momento, il più antico esempio italiano del nuovo formato dell’albo a fumetti.

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