Elezioni Europee 2024, Vannacci a Napoli: «L'autonomia differenziata ha anche aspetti positivi»

Oggi la presentazione napoletana del primo libro del generale e candidato Lega: «Il mondo al contrario»

Vannacci
Vannacci
di Emiliano Caliendo
Giovedì 2 Maggio 2024, 17:03 - Ultimo agg. 22:58
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Prima di recarsi alla presentazione napoletana del suo primo libro, «Il mondo al contrario», il generale Roberto Vannacci, capolista per la Lega nella circoscrizione Sud alle elezioni per il Parlamento Europeo, in una sala dell'Hotel Excelsior sul Lungomare, ha incontrato qualche simpatizzante, i giovani del partito di Salvini e i membri locali del Comitato Il Mondo al Contrario guidati da Luigi Mercogliano.

Generale Vannacci, come nasce questa candidatura alle elezioni europee?

«Nasce come un'opportunità che mi è stata offerta. Nasce sulla base di una considerazione che ho fatto guardando le mie figlie, capendo che vorrei consegnare loro un'Europa migliore, un'Italia migliore, un'Italia dove una donna non debba aver paura a uscire di giorno o di notte e di passeggiare dovunque ella voglia senza essere aggredita o scippata; dove non ci sia più bisogno di mettere un'inferriata alle porte e alle finestre; dove una persona possa realizzare il sogno italiano, non mi piace chiamarlo il sogno americano: cioè pensare che basandosi sulle proprie capacità, sulla propria determinazione, si possano raggiungere tutti gli obiettivi che si possa ipotizzare».

Le chiedo qual è il suo rapporto con il Sud, in particolare con Napoli? E come si pone rispetto al tema dell'Autonomia Differenziata? Uno dei cavalli di battaglia del partito con cui si è candidato, la Lega...

«Il rapporto col Sud è bellissimo perché il Sud Italia è uno dei posti più belli che abbiamo. L'Italia è tutta bella, però il Meridione dell'Italia, da un punto di vista anche turistico, è stupendo. Ha un patrimonio sia culturale che artistico, ma anche culinario, fantastico. Il carattere delle persone è molto accogliente, quindi mi lega sicuramente un rapporto di affetto, di amicizia e anche di stima nei confronti di tutti i meridionali e dell'Italia meridionale. Non ho studiato bene la legge sull'autonomia differenziata, però mi piace un concetto che cercherò di esprimere in maniera molto semplice: una volta si diceva 'piove, governo ladro'. Ecco, forse con una decentralizzazione progressiva e con una responsabilizzazione degli amministratori locali, ognuno potrà guardare negli occhi effettivamente chi è responsabile delle cose buone ma anche delle malefatte».

Quindi, è favorevole?

«Non ho detto che sono favorevole, ho detto che sicuramente ci sono degli aspetti positivi e possono esserci degli aspetti negativi.

Però ecco, il fatto di avere dei responsabili locali, secondo me, aumenta il sentimento di potersi riferire a delle persone specifiche per tutto quello che succede nella realtà sociale alla quale si fa riferimento».

La sua recente intervista alla Stampa ha scatenato diverse polemiche soprattutto in merito al virgolettato sulle classi differenziate per disabili. Lei ha già chiarito nel merito che è stato frainteso. Adesso che è un candidato politico, non c'è il rischio di moderare quelle che sono le sue idee, evidentemente forti, in occasioni di uscite pubbliche?

«Intanto mi permetto di precisare, non c'è alcun virgolettato che sia stato riportato nel mio articolo sulla Stampa, anzi, il titolo è stato modificato rispetto a quello che io ho detto. Quindi togliamo ogni dubbio. Non ho mai detto che promuovo le classi per disabili, nella maniera più assoluta. Basta leggere quello che ho detto. E invece riguardo all'atteggiamento nei confronti delle mie idee e dei miei pareri, no, assolutamente no. Io credo di aver dimostrato durante la mia vita di essere una persona che va dritta all'obiettivo, che persegue le mete che si propone a qualsiasi costo. E quindi il fatto che io lo faccia da scrittore, da militare o da politico, è esattamente la stessa cosa».

In merito a quella che potrebbe essere l'attività politica che condurrà a Bruxelles: 'più armi all'Ucraina' è una posizione che l'Unione Europea dovrebbe tenere, sì o no?

«Riguardo le zone di conflitto che caratterizzano l'ambiente europeo, ce n'è una alle porte dell'Europa verso est, ce n'è un'altra nel Medio Oriente che è comunque nella zona di interesse strategico europeo, io ritengo che quello che dobbiamo perseguire al più presto è una condizione di pace, al più presto possibile. Questo deve essere l'obiettivo principale che tutti i Paesi europei si devono mettere insieme e sinergicamente a perseguire. Ci sono tanti modi, ma certamente bisogna spingere sulla negoziazione. Senza negoziazione non si può arrivare alla pace».

La ritiene una strada perseguibile anche per Israele e Palestina?

«Non c'è dubbio. Conosco molto bene l'area, non è una cosa nuova perché la guerra arabo-israeliana è stata iniziata nel '48, quindi non è una novità. Però senza negoziazione e senza un equilibrio che si possa creare tra queste due entità e due popoli, non si raggiungeranno le condizioni per una pace duratura».

Nel suo libro «Il Mondo al Contrario» lei assume delle posizioni avverse al movimento LGBTQIA+. Le chiedo, a tal proposito, se sarebbe eventualmente favorevole ad una legge europea come quella della Federazione Russa che vieta quella che viene definita come propaganda omosessuale nei confronti di minori?

«Sono un liberista e quindi ogni legge che vieta un'attività, soprattutto un'attività concettuale, un'attività di pensiero, non la vedo bene, perché ritengo che in un Paese democratico e civile ognuno possa esprimere quello che ha in testa senza bisogno di incorrere in sanzioni o in censure, siano esse fisiche o morali. Non è vero che sono contro la categoria LGBTQIA+, nella maniera più assoluta, anzi nel mio libro spiego che ognuno è libero di fare quello che vuole, fintanto che quello che vuole rimane nell'ambito dei propri gusti e delle predilezioni, che come ci dicevano i latini, non sono disputandum, e fintanto che non prevarica, invece, un'altra categoria di persone con l'accampare i diritti e modalità che non sono proprie dell'altra maggioranza. Quindi gli LGBTQIA+ sono liberi di fare quello che vogliono, nessuno vuole limitare le loro libertà, fintanto che rimangono nel loro ambito, nei loro gusti e nelle predilezioni. Non ho nulla in contrario al fatto che loro si realizzino nel loro gusto sessuale, però per esempio io non sono assolutamente d'accordo con l'insegnamento dell'ideologia di genere nelle classi e nelle scuole. Anche perché fortunatamente questa è un'ideologia, non è stata provata da nessuno, e ritengo che l'educazione, soprattutto sessuale, debba afferire prioritariamente alle famiglie che sono responsabili dell'educazione, contrariamente alla scuola che invece dovrebbe occuparsi prioritariamente dell'istruzione dei nostri studenti».

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La storia della politica italiana è piena di candidature indipendenti, sia nel centro-sinistra che nel centro-destra. Nel 2009 l'Italia dei Valori di Di Pietro candida come indipendente una personalità che come lei proveniva dalla società civile, nello specifico dalla magistratura, Luigi de Magistris. Si sente un po' il de Magistris di Salvini? Potrebbe aspirare ad una parabola politica simile però nella destra radicale?

«Non credo di essere un radicale, ma penso di essere una persona che porta avanti seriamente e con determinazione quelli che sono i propri principi, che non sono assolutamente estremisti, perché poi qualcuno mi dovrà dimostrare effettivamente in quale delle mie esternazioni io sia stato un estremista. E poi sono una persona di parola e quindi non credo di fare la scheggia impazzita una volta raggiunto il risultato elettorale. Sarò sempre di parola, manterrò la mia identità, manterrò la mia indipendenza come candidato, però sarò sempre fisso su quelli che sono i principi, le idee, i valori che rappresento».

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