​Boxe. Irma Testa, da Torre Annunziata a Rio: «Qui siamo invidiati da tutti»

Boxe. Irma Testa, da Torre Annunziata a Rio: «Qui siamo invidiati da tutti»
di Francesco De Luca
Giovedì 11 Agosto 2016, 08:45 - Ultimo agg. 09:01
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INVIATO - RIO DE JANEIRO. La sua Olimpiade non è stata la caccia al selfie con i campioni del Villaggio. «Esco poco dalla stanza. Mensa, palestra, sala massaggi». Ma quello di Irma Testa, la diciottenne di Torre Annunziata che è la prima italiana a salire sul ring dei Giochi, non è distacco verso il momento più esaltante della sua brevissima carriera. «Sono molto concentrata, nel tempo libero divido il mio tempo con i compagni nella palazzina». Mangiacapre l’ha ripresa in un lungo video postato su Facebook dopo la frattura sullo zigomo, la comitiva azzurra è sempre più ridotta. «Ma siamo forti e le critiche che ci hanno fatto sono state ingiuste».

Che vi dicono?
«C’è un incomprensibile atteggiamento nei nostri confronti: la tv non trasmette le dirette dei match, leggiamo e ascoltiamo commenti pesanti. Anziché incitarci, ci attaccano e me lo spiego in un solo modo: l’invidia verso chi è arrivato qui. Hanno dato dello sbruffone a Russo, che avrebbe meritato un verdetto differente contro il campione del mondo, e del pugile che combatte a mani basse a Mangiacapre. Ma per favore».

Arrabbiata?
«Io sono italiana, fiera di essere qui a rappresentare il mio Paese e vorrei che lo fossero tutti. È un’Olimpiade, questa».

Però i risultati...
«Ma quanta sfortuna abbiamo avuto finora?».

Siete rimasti in due.
«Io e Vianello. Da un lato mi carica, dall’altro mi crea ansia. Ma dobbiamo portare in alto il nome dell’Italia e della Federazione».

Venerdì tocca a lei: emozionata?
«Avverto positive sensazioni perché consapevole di avere fatto tutto molto bene».

Conosce l’avversaria australiana, Watts?
«No e non mi interessa. Ci metto dieci secondi a capirla e a mettere i paletti. Difficile che sbagli».

Come fa, a diciott’anni, a non essere attirata dal Villaggio e dai campioni che lo frequentano?
«Ma io non li conosco. I miei compagni di squadra sì, loro li conoscono, e li hanno incontrati».

Un po’ fredda.
«Sono determinata di carattere, poi la boxe ha aumentato il mio livello di concentrazione. Mi ha insegnato ad essere razionale e non istintiva. Quando sei sul ring la freddezza è fondamentale».

Ripensa alla sua prima volta in palestra.
«Sì, col maestro Zurlo. Ho cominciato a boxare a undici anni dopo aver fatto calcio, nuoto, pattinaggio, pallavolo. Un po’ di mesi e via, sport che non mi attiravano più di tanto. La boxe, invece...».

Cosa le disse il maestro?
«Mi disse che il pugilato non era cosa per me. Però io ero molto determinata e sono riuscita a salire sul ring. Il movimento è in espansione e ne sono felice, ma soprattutto sono orgogliosa che le donne abbiano sempre più spazio nella società e pazienza se a qualcuno non va bene».

Punta all’oro?
«Non voglio creare aspettative, però credo nell’oro. Mi sono preparata come mai. Dipenderà tutto da come starò mentalmente quel giorno. Ho diciott’anni ma credo molto in me».

Suggerimenti dal maestro?
«L’ho sentito, certo. E per il primo match sono arrivate mia sorella Lucia e tre amiche».

Le piacciono i tatuaggi?
«Molto, ne ho cinque. E ognuno ha un significato».

Quelli a cui è più affezionata?
«I cinque cerchi olimpici. La scritta panta rei, perché davvero tutto scorre. I simboli della donna guerriero e della farfalla. La farfalla è il mio soprannome».

Otto anni fa, da Pechino, Russo lanciò un messaggio su camorra e Terra dei fuochi: e lei che arriva da Torre Annunziata?
«Io non ho messaggi, se non la mia presenza in un evento così prestigioso. Quello di Torre Annunziata è un grande popolo, dopo il declino ci sarà la rimonta. E sono contenta che tanta bella gente sarà in piazza per seguire il match sul maxi schermo».

Se vince domani?
«Rifaccio le stesse cose fatte prima di questo match: la scaramanzia è la mia malattia».
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