Dopo il no ai Giochi 2024, l'Italia rinuncia a ospitare i mondiali di rugby nel 2023

Dopo il no ai Giochi 2024, l'Italia rinuncia a ospitare i mondiali di rugby nel 2023
di Simone Canettieri e Paolo Ricci Bitti
Giovedì 29 Settembre 2016, 08:45 - Ultimo agg. 15:31
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Chiamatelo pure effetto domino. Il «no» alla candidatura olimpica del 2024 si trascina dietro la possibilità di ospitare in Italia i mondiali di rugby del 2023 e, da quanto trapela, anche quelli di volley in programma tra due anni. Entrambe le manifestazioni sarebbero entrate nel solco dei Giochi in quanto ospitate negli impianti destinati a essere riqualificati. Niente olimpiadi, addio anche alle manifestazioni d'eccellenza della palla ovale e di quella a spicchi.

La notizia del doppio forfait arriva in un giorno particolare e alla vigilia del voto in Campidoglio destinato a spegnere la fiaccola. Al Quirinale il presidente Sergio Mattarella accoglie le medaglie azzurre, olimpiche e paralimpiche, e per la prima volta anche i quarti posti perché. Nei giardini della casa del presidente della Repubblica aleggia il fantasma del Comune, che non è presente all'evento ma che, come si sa, è artefice del «no» alla candidatura a cinque cerchi.

IL MONITO
Mattarella non entra nel merito della scelta del Campidoglio ma davanti agli atleti spiega: «Lo sport è una risorsa e investimento sempre proficuo, quando porta medaglie e soprattutto quando la cura dell'eccellenza va di pari passo con la pratica di base». Tricolori nell'aria, voglia di fare squadra, orgoglio diffuso. E' il presidente del Coni, Giovanni Malagò, a battere sul tasto dolente: «Qui ci sono campioni che ci insegnano che ogni obiettivo è possibile: sono lo spot più bello ed efficace per veicolare l'immagine di un'Italia fiera, che non ha timore delle nuove sfide da affrontare con lungimiranza - punge il presidente del Coni -, lealtà e trasparenza, perché crede nel domani».

Punzecchiatura alla giunta Raggi con tanto di citazione di Paulo Coehlo: «Soltanto una cosa rende impossibile un sogno, la paura di fallire». Per un Malagò allusivo, un premier Matteo Renzi che in questa occasione si è tenuto alla larga dalla polemica con l'inquilina di Palazzo Senatorio. Solo una dichiarazione prima di entrare: «E' triste dire no perché si dice che qualcuno ruba. Credo sia un capitolo chiuso, rispettiamo la scelta».

IL FORFAIT
Nel pomeriggio ecco il primo effetto del «no» ai Giochi. La nota del presidente della Federugby, Alfredo Gavazzi, appena rieletto, fa più male di un placcaggio degli All Blacks: «La decisione di rinunciare è stata presa a seguito delle consultazioni degli ultimi giorni con presidenza del Consiglio dei Ministri e Coni. Da sempre strettamente collegata a quella di Roma 2024, la candidatura alla Rugby World Cup 2023 non ha più le condizioni per proseguire».

Era una candidatura forte quella italiana: ce la saremmo giocata - alla fine - con l'Irlanda perché le altre concorrenti, Francia e Sud Africa, hanno già ospitato i mondiali e il rugby mondiale cerca nuove frontiere. La candidatura italiana contava su 11 città e 12 stadi: Roma (Olimpico e Flaminio), Torino, Bologna, Udine, Palermo, Genova, Milano, Napoli, Bari, Firenze e Padova. Se sostituite Padova con Verona sono gli stessi stadi che avrebbero ospitato il torneo olimpico di calcio se Roma avesse ottenuto i Giochi del 2024. Alcuni di questi stadi richiedono interventi di ristrutturazione (pensiamo solo al desolato Flaminio che va rifatto da capo) che senza le olimpiadi resterebbero privi di finanziamenti. E la sinergia Olimpiadi-Mondiali di rugby per sfruttare al massimo gli impianti è la stessa già applicata a Londra e Tokio.

Senza colpe il rugby italiano, in costante crescita, resta adesso fuori da questa gara e sono tanti i rammarichi perché un mondiale di rugby porta prestigio e parecchi soldi (quasi un punto di Pil) senza richiedere, stadi a parte, infrastrutture particolari, soprattutto quando le possibilità di accogliere i turisti stranieri, da mezzo milione in su e con le tasche ben fornite, ci sono già.

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