​Catello Maresca su Maradona:
«Idolo calcistico, non simbolo di vita»

di ​Paolo Barbuto
Domenica 15 Gennaio 2017, 23:43
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Parteciperà da protagonista allo show di questa sera al San Carlo, perché sul palco c’è il campione che lo esaltava quand’era ancora un bambino, ma soprattutto perché glielo ha chiesto Alessandro Siano che lui considera un grande uomo, prima ancora che un ottimo attore. Catello Maresca, pm antimafia napoletano, non intende svelare particolari sul suo intervento nella serata dedicata all’ex Pibe de Oro: «Sarà una sorpresa, spero che sia una bella sorpresa. Vedremo...», si schermisce. Se non si parla dello spettacolo, però Maresca smette di essere laconico e parla senza fermarsi. Lo fa con la passione del tifoso, liberandosi del ruolo ufficiale al quale la delicata professione lo incatena.

Maresca sul palco con Maradona, perché?
«Non c’è una sola risposta a questa domanda, ma la prima parola che mi viene in mente è “passione”. Io avevo dodici anni quando Maradona arrivò a Napoli; ragazzino e appassionato tifoso, porto dentro di me il segno indelebile dell’epopea di quel calciatore che ha portato il Napoli in alto, dove non era mai stato. E assieme alla squadra ha portato in alto tutta una città».

Risposta da tifoso vero. Però il personaggio Maradona ha anche delle ombre.
«Io penso che la passione sportiva, quella per un campione del calcio, è esattamente come l’amore. Quando ami una persona la guardi e pensi solo ai momenti belli, dimentichi tutto il resto».

Eppure ci sono ancora quelle fotografie: Diego in posa con i boss dentro la vasca a forma di conchiglia.
«È roba che appartiene al passato. E forse anche queste vicende contribuiscono a tratteggiare il personaggio Maradona che era letteralmente “immerso” nella città e ne viveva anche tutte le contraddizioni. Io penso che solo per caso è nato in Argentina perché Maradona è napoletano, lo è sotto tutti i punti di vista, nel bene e nel male».

Insomma, la passione cancella tutto.
«Attenzione, se parliamo del Maradona calciatore non esistono aggettivi per descriverne la superiorità, la perfezione. Ma è necessario restare nell’ambito del calcio, del prato verde. Io non ho mai pensato a Maradona come simbolo di vita, onestamente i miei riferimenti nella vita quotidiana e sul lavoro sono altri. Diego, per me, è passione da tifoso».

Invece per molti tifosi Maradona è stato anche un simbolo di vita.
«Io non voglio essere drastico, non critico chi lo ha osannato anche fuori del campo, anche perché ci sono tanti campioni che hanno commesso errori. Adesso mi viene in mente Platinì che per anni è stato venerato dai suoi tifosi. Poi nella carriera da dirigente si è trovato coinvolto in quella storia che ne ha imposto le dimissioni e le squalifiche. Insomma, non stiamo a giudicare solo Maradona e i suoi tifosi, pensiamo, piuttosto, che ognuno può commettere un errore ma che l’errore non cancella le gesta sportive».

Diego simbolo di Napoli, Diego personaggio ricco di contraddizioni, cosa rappresenta oggi per Napoli?
«È ancora la persona che, in un momento in cui la città arrancava, è stato capace di portare in alto il club calcistico, di renderlo uguale agli altri, alle grandi squadre. Attenzione, non ho detto “superiore” alle altre, ma uguale; capace di battersi faccia a faccia con tutti gli avversari e anche di superarli, spesso. Per carità, lo so che stiamo parlando solo di partite di calcio, di eventi sportivi, di scudetti, di coppe, però in quel momento, in quel campo, Napoli primeggiava. E i napoletani resteranno sempre grati al campione che li ha portati così in alto».

E anche Maradona è rimasto legato alla città.
«Non l’ha mai tradita, questo non è da tutti. Certo, quando è stato costretto ad andare via, qualcuno l’ha presa come un tradimento, ma non è così. Lui la maglia azzurra l’ha sempre rispettata. Oggi penso alla vicenda di Higuain e la confronto con quella di Diego: Maradona ha avuto tante possibilità di lasciare Napoli, l’avrebbero ricoperto di soldi, ma lui non ci ha nemmeno pensato, è rimasto legato alla maglia azzurra e alla città».

Sta tornando a galla il tifoso appassionato. Come affronterà il palcoscenico?
«Con serenità, spero. Io sono convinto che non bisogna prendersi troppo sul serio e che, di tanto in tanto, è necessario tentare una nuova avventura anche se sembra distante dalla tua professione o dalle tue attitudini. Ecco, io ci provo. La vita quotidiana offre a ciascuno di noi mille occasioni per provare tristezza, rabbia, rancore, bisogna andare alla ricerca di altre sensazioni per rigenerarsi».

Come è nata questa avventura?
«Grazie ad Alessandro Siani che è una persona straordinaria oltre ad essere un attore di grande livello. Lui è capace di farci sorridere ma sa trovare anche splendidi momenti di profondità che permettono di riflettere».

Eravate già in contatto?
«Ci siamo incrociati in occasione di eventi di beneficenza, di conferenze. Da subito siamo entrati in confidenza. Lui è amatissimo, i ragazzi lo adorano, così quando si parla di legalità io provo a coinvolgerlo: basta una sua battuta per rendere più immediato il messaggio e tenere alta l’attenzione dei giovani che, così, recepiscono quel che proviamo a dire loro».

Così Catello Maresca si è ritrovato nello show del San Carlo, che ha anche scatenato polemiche.
«Per piacere, stendiamo un velo su queste polemiche. Se si parla di cultura qui a Napoli, devono restare tutti zitti. E poi chi decide cosa è cultura e cosa no? Qual è il limite previsto per salire sul palcoscenico del San Carlo, chi lo stabilisce?».

Cosa bisogna aspettarsi dallo spettacolo?
«Un paio d’ore in serenità con un grande attore sul palcoscenico e al suo fianco un grande campione al quale la città è legata a doppio filo. Una serata di spensieratezza sul filo dei ricordi e delle emozioni. Quelle che ogni napoletano ripesca quando pensa ai giorni dei trionfi e degli scudetti».
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