Leucemie e blastomi nella norma
da valutare ancora il caso tiroide

Leucemie e blastomi nella norma da valutare ancora il caso tiroide
di Ettore Mautone
Martedì 23 Maggio 2017, 22:28
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Tumori pediatrici: le informazioni che Il Mattino ha anticipato in esclusiva, un mese fa, trovano ora il suggello dell’ufficialità. I dati generali su incidenza e mortalità per tumori, nella popolazione infantile in Campania (0-19 anni), rilevati dal registro tumori pediatrico del Santobono, non registrano picchi in nessuna provincia rispetto al resto d’Italia (tranne lo scostamento dell’1% in eccesso per i tumori della tiroide da approfondire alla luce di alcune specificità campane e di eventuali correlazioni con i dati ambientali su contaminanti tossici e radioattivi). Nessun picco si registra anche nel rapporto tra i 90 Comuni che delimitano il vasto territorio identificato con Terra dei Fuochi (un recinto soprattutto geografico e amministrativo) con gli altri territori campani che si presumono indenni o a bassa intensità di veleni che corrompono le matrici ambientali (acqua, terra e aria).
La certificazione dei dati.
I dati indicano che, nel periodo 2008-2012, i tassi standardizzati (ossia comparati con altri campioni omogenei) per tumori maligni nei bambini e negli adolescenti campani (0-19 anni), risultano in linea con i dati osservati, nello stesso periodo, a livello nazionale e non si evidenziano differenze statisticamente significative in nessuna delle cinque province della Regione. Le nuove diagnosi di tumore maligno registrate nel periodo 2008-2012 nella popolazione residente in Campania di età inferiore ai 20 anni sono state in totale 1324 di cui 786 nei bambini da 0 a 14 anni (su circa 950 mila residenti) e 538 negli adolescenti da 15 a 19 anni (su circa 350 mila residenti). Lo scostamento tra casi osservati (1324) e casi attesi (1318, dove la popolazione di riferimento è quella italiana da 0 a 19 anni) è inferiore all’1% e non è statisticamente significativo. I dati sono certificati attraverso procedure scientifiche che rispondono ai rigorosi standard non solo dell’Airtum (Associazione italiana registro tumori) ma anche dell’Encr (network europeo dei registri tumori), Iacr (Associazione internazionale dei registri tumori), Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), Who (Organizzazione mondiale per la sanità) che sovrintendono alle procedure per l’acquisizione dei dati, al loro trattamento, alle codifiche e classificazioni e al controlli di qualità.
La specificità dei tumori pediatrici
Si tratta di un primo responso, rassicurante certo, ma che invita alla cautela in quanto l’analisi dei tumori pediatrici è molto complessa. Innanzitutto per l’esiguità dei numeri che può generare un “abuso di statistica”. I tumori dell’infanzia sono infatti un evento raro e rappresentano circa il 2% di tutti i tumori maligni che insorgono nell’arco della vita. Sul loro sviluppo incidono soprattutto le abitudini di vita dei genitori, l’età del concepimento (più è elevata più danni ci sono nel Dna della linea germinale dei genitori), l’ereditarietà, (tutti i tumori con il suffisso “blastoma” come neuroblastoma, retinoblastoma ecc. derivano da anomalie genetiche congenite, già presenti nello sviluppo embrionario). È invece basso l’impatto dei fattori ambientali perché troppo corto il lasso di tempo di esposizione che rende invece conto della correlazione tra i cancerogeni ambientali e i tumori dell’adulto.
Variabilità per classe di tumore
A guardare nel dettaglio nella fascia di età tra 0 e 14 anni Il tumore più diffuso è la Leucemia, con 260 casi rilevati in 5 anni. Segue il Linfoma, con circa 120 casi nello stesso lasso di tempo. Poco più di 100 invece i tumori maligni del sistema nervoso centrale. A scendere troviamo il neuroblastoma (circa 70 casi), quindi a quota 50 i tumori maligni delle ossa (sarcomi) e quelli epiteliali (carcinomi e melanomi), a seguire i tumori renali e germinali (meno di 50) e quindi il retinoblastoma (poco più di 20 in 5 anni) per poi scendere ancora più giù con i tumori epatici di cui si contano pochissimi casi. Nell’età adolescenziale invece (15-19 anni) i tumore più diffusi sono quelli epiteliali secondi solo ai linfomi. Leucemia, linfomi e carcinomi epiteliali sono nell’ordine, in valore assoluto per tutte le fasce di età i tumori più diffusi.
Incidenza
Il tasso d’incidenza (0-14 anni) per tutti i tumori maligni è, nei 5 anni osservati, di 163,9 casi per milione anno (con 5 casi in meno all’anno del 3% inferiore al dato nazionale ma non statisticamente significativo). Ciò è confermato in tutte le classi di tumore maligno. Un dato confermato anche nella distribuzione per province anche se il tasso maggiore (frequenza di nuovi casi) è a Caserta, seguita da Avellino, Napoli poi Salerno e infine Benevento. Nella fascia di età 15-19 anni il tasso di incidenza è di 293 casi per milione (del 6% più elevata, 6 in più all’anno) rispetto al dato nazionale senza significato statistico. Ma nell’analisi per classi di tumore emerge un picco significativo di tumori alla tiroide.
Mortalità e disagio sociale
In tutte le fasce di età da 0 a 19 anni i dati di mortalità correlati alle principali cause oncologiche, dai tumori maligni del sistema nervoso centrale ai tumori linfoidi e del tessuto ematopoietico, non sono stati registrati scostamenti significativi rispetti al dato atteso. E ciò viene confermato anche nella comparazione dei dati tra le varie province. Ciò va correlato con un altro dato: la rilevanza degli indici di deprivazione sociale che quando presenti fanno accendere tutte la spie sia di incidenza sia di mortalità. Su queste mappe, che saranno pronte entro un paio di mesi, sta lavorando il responsabile del registro tumori della Asl Napoli 3 sud Mario Fusco. In pratica il disagio sociale, la povertà relativa, la bassa scolarità incidono sia sugli stili di vita, aumentano il rischio di sviluppare malattia, sia sulle modalità di approccio alle cure disertando la prevenzione primaria (prima che ci sia malattia) e secondaria (come la diagnosi precoce che individua malattie quando sono già sviluppate). Ma il problema principale è la grande difficoltà di questa parte di popolazione, di accedere alla cure sanitarie (liste di attesa, prenotazioni, screening, disbrigo di pratiche burocratiche, ticket, quota di prestazioni a pagamento ecc).
I tumori della tiroide
La principale spia accesa è dunque quella sui tumori tiroidei: nelle fasce d’età da 15 a 19 anni, il carcinoma della tiroide sui grandi numeri fa registrare uno scostamento in eccesso, in Campania, dell’1% tra casi osservati e attesi nel quinquennio 2008-2012. In particolare i carcinomi della tiroide con 111 casi osservati in 5 anni costituiscono le principale causa dell’eccesso di incidenza statisticamente significativo registrato in questa classe. In particolare hanno fatto osservare un eccesso di 7 casi in più all’anno. Un approfondimento, già avviato, ha però evidenziato che non si rilevano differenze significative nella distribuzione territoriale tra le 5 province campane e i Comuni di Terra dei fuochi il che dovrebbe provare che non è il territorio a incidere su tale picco. Il numero di nuove diagnosi di cancro tiroideo è in progressivo aumento in tutto il mondo, e tale fenomeno è stato riscontrato anche fra bambini ed adolescenti, sebbene interessati meno frequentemente da questo tipo di tumore. In Campania Il 90% è di tipo papillare e alla diagnosi quasi tutti di piccole dimensioni. 


Una spia da approfondire.
Sui tumori della tiroide sarà però fatto un approfondimento: data la sua posizione anatomica (alla base del collo) e le sue caratteristiche funzionali (una ghiandola che concentra il pochissimo iodio presente in natura) è considerata un organo “sentinella” che riflette l’esposizione umana all’ambiente in particolare per bambini ed adolescenti in cui ha un potenziale proliferativo maggiore ed è quindi più sensibile ad eventuali insulti cancerogeni e radioattivi. Il dato per ora ha un valore descrittivo e non può né confermare né smentire l’associazione fra cancro tiroideo ed inquinamento ambientale. Peraltro un importante fattore “confondente” è il Vesuvio. Sono numerosi, infatti, gli studi che hanno riportato un nesso fra aree vulcaniche e sviluppo di cancro tiroideo, anche in Campania. Una approfondita ricerca su questo aspetto è condotto da un team dell’Università Federico II e del Pascale guidato da Anna Maria Colao, tra i massimi esperti al mondo. 
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