Sono le due partite che valgono il campionato, per il centrosinistra. Le città che il Pd di Elly Schlein non può permettersi di perdere, alle amministrative di giugno. Firenze e Bari, i due fortini rossi del Centro e del Sud. Il cui mito dell’incrollabilità ora, però, non pare più così scontato. Un po’ per via di quel vento nazionale che, a guardare i sondaggi, ancora soffia nelle vele del centrodestra. Un po’ per le vicende locali come le inchieste in Puglia, che hanno squassato il campo largo rosso-giallo ben al di sopra dei confini del Mezzogiorno. Ecco perché gli strateghi del Nazareno puntano al percorso netto: vincere al primo turno, è l’obiettivo. Riconfermare le due roccaforti al primo colpo, come cinque anni fa. Cavandosi dall’impiccio di un eventuale ballottaggio.
La strategia
Una strategia che però passa dal mettere in campo l’alleanza più larga possibile in entrambe le città.
Intesa a un passo, invece a Firenze, sul profilo dell’assessora uscente della giunta Nardella Sara Funaro. Con la benedizione dei quartier generali romani dem e 5S, che lavorano per favorire la quadra. Nel capoluogo toscano, però, gli umori sono un po’ meno ottimisti. Il Pd fiorentino è spaccato: da una parte gli schleiniani e i nardelliani «duri e puri», che puntano all’accordo. Dall’altra, ex renziani e riformisti, che invece preferirebbero l’asse con Italia viva (che a Firenze con Stefania Saccardi balla da sola). Alleanza impossibile, se il formato a sostegno di Funaro sarà quello Pd-5S. E c’è chi teme che a quel punto Renzi potrebbe piuttosto sostenere Eike Schmidt, l’ex direttore degli Uffizi appoggiato dal centrodestra, che tra l’altro fu nominato alla guida delle Gallerie proprio dal governo dell’ex rottamatore. Anche a Roma, in ogni caso, c’è chi ha dubbi sull’operazione: «Come si fa a stringere un patto in Toscana, mentre a Bari ci prendono a schiaffi?», è il ragionamento.
Le spaccature
Spaccature non troppo diverse da quelle che si registrano tra i grillini fiorentini. Da una parte, chi scommette su una futura giunta di centrosinistra (e punta a incassare almeno un assessore) Dall’altra, chi segnala che le differenze sono insormontabili, a cominciare dal nodo dell’ampliamento dell’aeroporto. E preferirebbe piuttosto puntare sul rettore dell’Università di Siena Tomaso Montanari. Un rebus che dovrebbe essere sciolto entro la prossima settimana.
Intanto però a livello locale qualche tensione si registra anche nel centrodestra. In Abruzzo, dove il riconfermato governatore di FdI Marco Marsilio ieri ha annunciato la nuova giunta. Che arriva dopo giorni di tira e molla e la minaccia evocata da Forza Italia e Lega di restarne fuori. Alla fine, su sei assessori (numero che Marsilio avrebbe voluto aumentare) le conferme sono quattro. Tre i nomi in quota meloniana, uno al Carroccio (il vicepresidente di giunta), uno per la lista del presidente e uno per il partito di Antonio Tajani, che però incassa anche la presidenza del Consiglio regionale. Ma i leghisti – che puntavano a un assessore in più – ora rivendicano per loro il candidato sindaco a Pescara, chiedendo discontinuità sul nome dell’uscente Carlo Masci (di FI).