Undici anni. Senza verità. Troppi, per chiunque, ma non per chi continua a lottare per la verità sull’uccisione del proprio fratello. È la storia di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica ucciso la sera del 5 settembre 2010 mentre stava rincasando. Nessun colpevole, nessun imputato. Ma Dario e Massimo, i fratelli, creatori della Fondazione Angelo Vassallo Sindaco Pescatore, non si arrendono e dal porto di Acciaroli, dove ieri sera è andata in scena la “Festa della Speranza”, rilanciano: «Non saremo mai fermi. Io e Massimo siamo rimasti “scalzi” e solo noi inizialmente, e poi l’Italia intera ha chiesto la verità sull’uccisione di Angelo. Gli altri, o si sono nascosti, o si sono venduti. Alcuni uomini delle Istituzioni, dopo la relazione della Commissione Parlamentare Antimafia, pagheranno per il male arrecato, civilmente, e penalmente».
E mentre, a Pollica, si chiude una tre giorni di scuola politica, Futura 2025, per la formazione di una classe dirigente giovane, ispirata agli stessi principi di Vassallo, i due fratelli non risparmiano accuse alla vecchia politica. «Per quanto riguarda il partito di Angelo, nessun segretario durante questi anni ha avuto il coraggio di prendere una posizione chiara e netta - dice Dario - Racconto di loro e del loro “coraggio” agli italiani e in ogni angolo di questo Paese, e da undici anni, mentre lo stesso Enrico Letta, ancora non ha risposto ad una mia lettera pubblica. Vergogna. Il Partito Democratico da Salerno in giù dovrebbe essere sciolto e l’attuale classe politica emarginata da ogni forma di vita pubblica».
A ricordarlo il presidente della Camera, Roberto Fico, che scrive: «Ricordarlo degnamente richiama il dovere, da parte dello Stato, di fornire risposte chiare alle aspettative di giustizia e verità sul suo delitto; ma significa anche sostenere i tanti amministratori che, trovandosi ad operare in contesti difficili, si impegnano a trarre ispirazione dalla sua testimonianza; significa non disperdere il suo insegnamento, ma rinnovarlo».