Fiore e Albano, l’amico ritrovato
«Insieme, 85 anni dopo»

Fiore e Albano, l’amico ritrovato «Insieme, 85 anni dopo»
di Mimmo Carratelli
Giovedì 9 Febbraio 2017, 09:05
4 Minuti di Lettura

Questa è la storia di una amicizia “in zona Cesarini”, come la definiscono i due amici appassionati di calcio conosciutisi quando erano bambini e ritrovatisi 83 anni dopo, “in zona Cesarini” appunto, dopo due vite parallele che non s’erano più incrociate. Uno dei due amici, più che un appassionato, è stato un protagonista del mondo del calcio. L’altro tutta una vita in banca e studioso del “gioco più bello del mondo” fino a redigere un prontuario di tecnica e di tattica dal titolo “Il calcio degli spazi liberi” che potrebbe figurare, finemente illustrato, nella biblioteca di Coverciano.

Si sono rivisti ieri mattina, in una bella casa di via Catullo, 85 anni dopo essersi ignorati, festeggiando davanti a una torta e brindando alla buona sorte che li ha fatti rincontrare. Davanti ai flash dei fotografi, Roberto Fiore, 93 anni, popolarissimo presidente del Napoli, ai tempi di Altafini e Sivori, e Massimo Albano, 96 anni, una vita nel Banco di Napoli. I due amici che si sono ritrovati.

Insieme, negli anni Venti, erano stati convittori del Collegio Alessandro Manzoni sull’omonima strada della collina dove, oggi, sorge l’ospedale Fatebenefratelli che ha cancellato ogni memoria del vecchio collegio.
Racconta Albano: «Fiore era più piccolo di me e io stavo in camerata con un suo fratello Renato. Quando facemmo una squadra di calcio del collegio, giocando in un terreno adiacente, Roberto non ne faceva parte».
«In collegio – racconta Fiore, – fui mandato dal podestà di Portici perché ero alquanto discolo. La mia famiglia abitava a Bellavista. Io ero solito sganciare la motrice del tram 57 per Pugliano. Quando il tramviere metteva in moto, la motrice partiva in salita e il rimorchio tornava indietro per la ripida discesa. Questa e altre bravate indussero il podestà ad intimare a mio padre di mandarmi in collegio. Poiché ero troppo piccolo, il collegio pretese che mi seguissero due miei fratelli più grandi, Renato e Mario. Ricordo che Massimo Albano vestiva in maniera inappuntabile. Era un bambino educato, gentile, tutto il contrario di me che ero alquanto facinoroso. Avevo nove anni».

«Prima che il Collegio chiudesse – racconta Albano, – un giorno Fiore se ne scappò e lo ripescò la polizia in piazza Dante. Chiuso il collegio, ci perdemmo di vista».
Neanche negli anni in cui Roberto Fiore diventò presidente del Napoli, ad Albano, patito di calcio e del Napoli, venne in mente di cercarlo. «Non ci pensavo, non credevo fosse lui, ci sono tanti Fiore a Napoli, e poi ero stato più vicino a suo fratello Renato».
 

 


Poi, un giorno, ad Albano è venuta “l’ispirazione”, come lui la chiama, vedendo sul Mattino la foto di Fiore. Cercò sull’elenco del telefono il suo numero e non lo trovò. «Ma era finalmente scritto che ci incontrassimo». Aveva conservato il vecchio elenco nel quale riuscì a trovare il numero di Fiore che, avendo cambiato gestore telefonico, era stato cancellato nel nuovo elenco. Ed ecco la telefonata, nel dicembre scorso. Immediati affiorarono i ricordi del Collegio Manzoni.

Ieri l’abbraccio tra i due amici nella casa di Fiore in via Catullo. Ricordi, chiacchiere e un confronto di idee sul Napoli di oggi alla vigilia della partita col Real Madrid. Fiore, prodigo di aneddoti che l’hanno visto protagonista, svelando retroscena imbarazzanti sul calcio dei suoi tempi, “caduti in prescrizione”, è sbottato col dire: «Cristiano Ronaldo, Cristiano Ronaldo! Ma lo sapete che, dopo Sivori e Altafini, io stavo per prendere Pelè? Offrii cento milioni al Santos. C’ero quasi riuscito e Pelè stesso mi mandò una cartolina di saluti. Ma non riuscii a racimolare i cento milioni. Non ce la feci e l’affare sfumò». E Fiore mostra la cartolina di Pelè col timbro di San Paolo in Brasile e la data 6 dicembre 1964.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA