Mancini-Sarri. Perché Maurizio che ha sbagliato merita rispetto

Mancini-Sarri. Perché Maurizio che ha sbagliato merita rispetto
di Francesco De Luca
Giovedì 21 Gennaio 2016, 09:39
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La premessa è doverosa e scontata: Sarri ha sbagliato. Mai avrebbe dovuto dare del frocio a Mancini nei convulsi minuti finali della partita di Coppa Italia persa con l’Inter anche per errori dell’allenatore azzurro e mai avrebbe dovuto minimizzare negli spogliatoi, dicendo che le cose di campo devono rimanere sul campo perché questo non può esistere ed essere condiviso. Però deve essere valutato il contesto dell’episodio, avvenuto a cinque minuti dalla fine di una sfida tesissima, con una spiccata rivalità tra le squadre, in cui si può perdere il controllo. Sarri ha chiesto scusa, non per tatticismo ma perché sinceramente pentito.

Mancini, invece, ha voluto strumentalizzare l’insulto del collega aprendo una campagna mediatica che aveva un solo obiettivo: non quello di dichiararsi orgogliosamente a favore dei gay, ma mettere il Napoli e il suo tecnico nel mirino.

La squadra, prima in classifica con pieno merito e senza alcun aiuto, se non quelli dei gol segnati dal bomber Higuain e di quelli evitati dal portiere Reina, comincia a dare tremendamente fastidio alla Juve e all’Inter, le inseguitrici più vicine. Bisogna dunque mettere ostacoli sul percorso degli azzurri che Sarri ha saputo rendere così belli e forti. E lui con quella tuta da lavoratore non deve più suscitare simpatia. Se l’episodio di martedì sera fosse accaduto ad Empoli, la precedente squadra del tecnico, Mancini sarebbe stato così duro? O lo avrebbe piuttosto difeso come fece quindici anni fa, quando l’amico Mihajlovic diede dello «sporco negro» a Vieira in una partita internazionale della Lazio? Questa è la doppia vergognosa morale di un allenatore e di un uomo. Tutto cambia adesso perché diversa è l’angolazione: l’Inter è alle spalle del Napoli in classifica.

Sarri non merita una punizione esemplare, sollecitata da moralisti d’accatto e da chi ha (calcisticamente) qualche scheletro nell’armadio. Non la merita perché ha chiesto scusa non una ma cento volte, a Mancini come alla comunità gay, che lo ha invitato a partecipare a una manifestazione, appunto perché intelligentemente contraria a qualsiasi forma di strumentalizzazione. Si racconta di altri insulti, quelli del tecnico dell’Inter al collega del Napoli negli spogliatoi del San Paolo, riferiti solo parzialmente. Signor Mancini, su «vecchio cazzone» si può proprio sorvolare?

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