Mondonico dà la scossa: «È il Real
che deve temere gli azzurri»

Mondonico dà la scossa: «È il Real che deve temere gli azzurri»
di Roberto Ventre
Mercoledì 15 Febbraio 2017, 10:05
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Lui ci riuscì sulla panchina granata. Emiliano Mondonico eliminò il Real Madrid alla guida del Torino: semifinale di Coppa Uefa 1991-92. Il Toro perse al Bernabeu 2-1 in dieci contro undici (il gol del momentaneo 1-1 lo segnò Casagrande, poi al 72’ venne espulso Policano con i Blancos in vantaggio per 2-1), una vera e propria battaglia: i granata riuscirono a ribaltare il punteggio al Comunale vincendo 2-0 e conquistarono la finale poi persa con l’Ajax. «Ricordo benissimo quella partita, o meglio quella splendida serata a Madrid. Arrivammo allo stadio un’ora e mezza prima ed entrando al Bernabeu capimmo subito di trovarci di fronte alla storia, a un qualcosa di eccezionale. Vedi le gigantografie dei campioni, i gol del passato, i tanti trofei e un po’ l’emozione ti prende. Poi però appena entri in campo e l’arbitro fischia passa tutto e la tua testa è concentrata solo sulla partita», dice Mondonico, che ha vissuto anche un’esperienza professionale a Napoli, subentrando a Zeman nella stagione 2000-2001, chiusa dagli azzurri con la retrocessione in serie B.

Quale fu il vostro segreto?
«Ricordarci che la qualificazione era su 180 minuti, quello di Madrid rappresentava solo il primo tempo della partita, perché poi ne era in programma un altro in Italia. Giocammo ovviamente al massimo e senza fare calcoli però a un certo punto ci rendemmo conto che la sconfitta per 2-1 in dieci contro undici poteva anche starci in vista del ritorno. Potevamo recuperare a Torino e infatti fu così».
Questo vale anche per il Napoli?
«Certo. È importante fare bene alla prima partita a Madrid ma ricordarsi che la seconda si gioca al San Paolo. E li è un altro discorso».
Ma questo Napoli come è messo rispetto al Real Madrid?
«È messo meglio, in questo momento se c’è una squadra che deve preoccuparsi è il Real Madrid».
Addirittura. E perché?
«Perché l’attacco del Napoli è molto più moderno di quello del Real Madrid. Il Real non è il Barcellona che è pericolosissimo al limite dell’area con gli uno-due e gli inserimenti: punta sul contropiede di Ronaldo, sui suoi numeri, su quelli di Benzema, ma è un modo di attaccare conosciuto. Mentre fermare i tre del Napoli è molto più difficile perché sono giocate più imprevedibili».
Il Napoli quindi può sfruttare l’effetto sorpresa con il tridente leggero?
«Sì, è una formula che sta funzionando molto bene perché gli altri non hanno ancora trovato le contromisure. I cambi si fanno proprio per sorprendere. Ad esempio anche la Juve che ora ha cambiato l’assetto offensivo è riuscita a ritrovare imprevedibilità. Poi gli avversari troveranno le mosse giuste per limitarlo ma ci vorrà un po’ di tempo. Le giocate d’attacco del Napoli ancora non sono state lette».
Già ma il Real ha individualità straordinarie...
«Questo è chiaro. Le qualità degli attaccanti del Real e di tanti altri sono di livello altissimo. Si tratta di giocatori che possono risolvere la partita in ogni momento: gli azzurri non affrontano l’ultima arrivata ma la squadra che ha vinto l’ultima Champions League. Ma se parliamo di attacco inteso come reparto per me è più pericoloso quello del Napoli».
Come si supera l’effetto Bernabeu?
«Concentrandoti su quello che devi fare in campo, sulla partita che hai preparato e basta. Il Napoli deve giocarsi le sue carte senza pensare ad altro».
Che tipo di partita si attende dal Napoli?
«Quella solita, il Napoli gioca molto bene e proverà a farlo anche a Madrid contro il Real. Però, ripeto, la gara di andata sarà molto importante per la qualificazione ma gli azzurri dovranno ricordarsi che c’è anche un ritorno e che queste sfide si giocano su 180 minuti».

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