Cannavaro: «In questa Champions non ci sono invincibili»

Cannavaro: «In questa Champions non ci sono invincibili»
di Pino Taormina
Giovedì 8 Dicembre 2016, 10:00 - Ultimo agg. 10:39
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La Champions è un delirio, un sogno. È un romanzo di appendice, una di quelle storie che non finiscono mai e dove c'è tutto dentro. Fabio Cannavaro capitano e simbolo, baluardo e fotografia, anima e cuore dell'Italia campione del mondo in Germania, Pallone d'oro del 2006, probabilmente il più forte difensore del nostro calcio, invia tutti alla calma. «Piedi per terra. Ripeto, piedi per terra. Anche io avrei detto le stesso cose di Sarri dopo la vittoria di Lisbona: se il Napoli vuole dimostrare che è una grande squadra, domenica deve andare a vincere a Cagliari».

Cannavaro, nemmeno una piccola festicciola?

«Il Napoli ha passato il turno mostrando di essere una formazione con la qualità intensa. Ma la Champions è uno sfizio, perché i muscoli bisogna mostrarli in campionato».

Perché questo distinguo?

«Perché il Napoli non può vincere la Champions: può andare avanti ancora per qualche turno ma poi si fermerà. Mentre può contendere lo scudetto alla Juventus fino alla fine, anche se non sarà una missione semplice. Ma può farcela. O almeno può tentare. E allora gli ottavi di finale devono essere la spinta per dimostrare anche in Italia quanto il Napoli sia forte».

Perché è così complicato essere competitivi sui due fronti?

«È durissima reggere l'impatto, bisogna confermarsi ogni volta, non smarrirsi mai. È automatico esaltarsi a Lisbona o a Istanbul quando si sente la musichetta in sottofondo, un po' meno su certi campi di provincia pochi giorni dopo».

Lo dice anche Sarri.

«Il doppio impegno è per campioni veri, campioni nella testa. Questo Napoli è pieno di risorse, però deve dimostrarlo. E lo deve dimostrare a Cagliari, perché è lì che il tecnico azzurro capirà il valore di questo Napoli».

In termini di qualità del gioco, è un Napoli molto europeo?

«È bello che il nostro calcio si avvicini a quello degli altri anche se devo confessare la noia che mi ha dato guardare certe partite di questa fase a gironi della Champions. Spero che dagli ottavi in poi il livello possa crescere».

Gli azzurri la vera sorpresa?

«Hanno fatto il loro dovere ed è giusto non esaltarsi. Io lo ripeto: piedi per terra. E non dimenticare che il vero obiettivo è il campionato. E non la Champions».

Ora viene il bello?

«Sì, gli scontri diretti sono la parte più esaltante della coppa ma lì entra in scena la forza mentale delle squadre più titolate».

Chi è la sua favorita?

«Lo ammetto, un po' tutte mi stanno deludendo: vedo le difficoltà del Bayern di Ancelotti e mi sorprendo da vederlo inseguire il Lipsia in Bundesliga. Vedo appannati anche il Psg e il Manchester City in questa fase, dunque faccio fatica a fare un solo nome. Non mi sembra che alla luce delle gare viste fino ad adesso ci sia una formazione davvero imbattibile. Magari esce una sorpresa...».

Può vincerla la Juventus?

«Potrebbe essere l'anno giusto, perché no. Diciamo che se fosse in corsa anche il Chelsea di Antonio (Conte, ndr) non avrei dubbi a dire qual è la mia favorita».

E se fosse ancora l'anno del Real Madrid?

«In realtà, quando c'è di mezzo il Real difficile non pensare che alla fine possano non vincere loro. Sono una squadra completa in tutto e per tutto: indubbiamente se devo fare un nome, adesso dico Real».

Dieci anni fa il suo Pallone d'oro. Quest'anno a chi lo avrebbe dato?

«A Cristiano Ronaldo. Il più forte e il più continuo. E poi quest'anno con il Portogallo ha vinto anche l'Europeo».

Un difensore puro, un marcatore, non c'era mai riuscito. E dopo di lei nessun altro difensore ha più vinto questo trofeo.

«Vero, perché si sa che quelli che fanno gol sono ritenuti più spettacolari. Però penso che uno come Sergio Ramos lo meriterebbe per la sua storia, per il suo rendimento e per il suo valore».

Un italiano è una chimera?

«Non abbiamo più traccia di settori giovanili nel nostro Paese, non ci sono investimenti nei ragazzi. Come si può pensare che esca fuori un campione così? Forse solo con la lampada magica...».

Da allenatore, cose le piace di Sarri?

«Si vede che è uno che studia i dettagli, che prepara ogni cosa, anche le rimesse laterali. È un allenatore che ha dato un gioco e una identità alla sua squadra, che è riuscito a creare un equilibrio tra forza e qualità».

Però, non è riuscito ancora a dare continuità.

«Il Napoli è una squadra che attacca gli spazi, compatta, che non aspetta mai gli avversari, che gioca sempre a testa alta. Come contro il Benfica».

La qualificazione è meritata?

«Lo è anche il primo posto anche perché in fondo solo nella partita in casa con il Besiktas la squadra ha fatto un passaggio a vuoto. Ma adesso, nel cammino in Champions, ogni errore sarà fatale...».

Cosa vuol dire?

«Sommare campionato e Champions è un'operazione che riesce a pochissimi, quasi a nessuno. E se io dovessi fare una scelta, sceglierei sempre il campionato».

Può essere l'anno giusto, secondo lei?

«La chiave di lettura è semplice: finché Inter e Milan saranno fuori dai giochi scudetto, le chance per vincere il campionato saranno sempre tante, perché bisognerà fare i conti solo con la Juventus. Ma presto le due milanesi torneranno competitive anche per il titolo e allora lo scenario cambierà».

Insomma, o adesso o mai più?

«È un peccato perdere questo treno. Il Napoli può inserirsi nella lotta per il primo posto approfittando di questa situazione».

Pensa che la svolta sia l'arrivo dei capitali cinesi?

«Hanno forza economica, competenza e sanno comandare. Stanno immettendo freschezza, hanno idee, sanno come fare investimenti. Io vedo il loro arrivo in Italia in maniera molto positiva».

E lei lì in Cina come si trova?

«Faccio quello che voglio fare sapendo che posso anche sbagliare senza che per questo tutto diventi un dramma. Ho vinto la serie B partendo dal decimo posto e sto vivendo una esperienza che mi aiuterà nel mio percorso professionale».

Un giocatore del Napoli che porterebbe nella sua squadra?

«Hamsik. La sua è una stagione favolosa. È un leader autentico, un fuoriclasse».
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