Cervello, forza e rigore:
se Milik è l'anti-Pipita

Cervello, forza e rigore: se Milik è l'anti-Pipita
di Pino Taormina
Mercoledì 5 Ottobre 2016, 11:26
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Ha una tale cura maniacale dell'alimentazione che quando il caseficio sotto casa gli ha regalato una confezione di mozzarelle ne ha mangiata una, ha ringraziato il donatore ma poi tutto il resto lo ha regalato a un vicino. Perché Arek Milik è uno che non sgarra mai. Soprattutto a tavola. E non fa che chiedere allo staff medico del Napoli quali sono i cibi che deve evitare per non mettere su qualche indesiderato chilo di troppo. L'erede di Higuain, su un punto, è distante anni luce da colui da cui ha raccolto la corona: non è una buona forchetta e difficilmente si ritroverà a fare a pugni con la bilancia. D'altronde è favorito anche da un altro aspetto: nella villetta al Lago Patria, a pochi chilometri dal centro tecnico di Castel Volturno, convive con la fidanzata Jessica che è una modella di Dolce e Gabbana piuttosto famosa in Polonia.

Sette gol fino ad adesso nelle prime nove partite stagionali: in campionato ha segnato in due sole partite (due doppiette in casa al Milan e al Bologna) mentre in Champions ha messo la firma nel blitz di Kiev (due reti) e nel travolgente 4-2 al Benfica. All'Ajax, dove gli osservatori di Giuntoli hanno iniziato a seguirlo passo dopo passo da dicembre, uno come lui non lo vedevano dai tempi di Luis Suarez e Klaas-Jan Huntelaar, due attaccanti che, una volta lasciata l'Olanda, qualcosa hanno combinato. Per Arkadiusz Milik parlano i gol: 47 in 76 partite con gli olandesi, 21 nell'ultima stagione di Eredivisie. Nell'anno solare ha realizzato 17 gol: è tra i migliori attaccanti under 23 d'Europa (solo Janssen del Tottenham ha segnato di più).

È la rivelazione del Napoli, l'unico dei sette uomini d'oro pescati questa estate, ad essere titolare in questo Napoli dove Sarri centellina ogni innesto. Infatti per sei volte è stato inserito nell'undici iniziale e nelle altre tre volte è sempre entrato. Collezionando, fino a ora, 593 minuti di gioco. In pratica, segna un gol ogni 84 minuti, una media stellare (un anno fa Higuain di questi tempi aveva segnato un gol in meno). Lo scorso anno, in Olanda, 14 dei suoi 21 gol li ha realizzati nel corso del primo tempo: quest'anno non ha eccessive preferenze, anche se 4 dei 7 gol li ha segnati, ovviamente, nei 45 minuti iniziali.

Il piede preferito per segnare è il sinistro (quattro reti), con il destro non ha ancora mai fatto gol e di testa ne ha fatti tre (al Milan e i due alla Dinamo Kiev). Sarri gli ha dato fiducia e lo ha messo al centro del progetto: ed è quello che a Milik serve più di ogni altra cosa. Ad Amsterdam, non ha mai fatto breccia nel cuore dei tifosi e dello staff tecnico. Colpa di un carattere riservato (a Napoli è legato in particolare a Zielinski), ma in Sarri ha trovato un tecnico che gli ha dato una fiducia pressoché totale. D'altronde, bisogna sempre non mettere ansia a uno come Milik: il boom della passata stagione con l'Ajax ha seguito un anno così e così in Eredivisie e alcune stagioni-flop in Bundesliga con Bayer Leverkusen e Augsburg.

Quello di punta centrale nel 4-3-3 era anche il suo ruolo nell'Ajax. Eppure nella Polonia, gioca e segna da seconda punta in un 4-4-2. Un ruolo, quest'ultimo, che interpreta con al fianco Lewandowski, in una coppia d'attacco di grande duttilità che nei prossimi giorni affronterà prima la Danimarca e poi l'Armenia. Zielinski lo esalta: «Sappiamo sempre dove trovarlo in mezzo al campo, c'è un feeling straordinario con lui, il suo inserimento è stato molto rapido».

Allo staff tecnico di Sarri, Milik è piaciuto fin dal primo istante per la sua capacità di mettersi a disposizione del gruppo e per la sua rapidità a imparare l'italiano: piace al tecnico toscano per la sua capacità di attaccare l'area, per il sinistro e per la sua fisicità che, attraverso una serie di allenamenti specifici, presto deve sposarsi anche con una maggiore agilità. E poi sono tutti certi che ha dei margini di crescita enormi. Sarri nei primi giorni di Napoli gli ha spiegato che deve pensare a qualsiasi cosa tranne che al Pipita e al suo record. Arek è un taciturno ma non ha paura di nulla, sia chiaro. Visto che ha perso il papà da bambino e si è dovuto subito mettere in riga dopo una infanzia nella piccola Tychy vissuta assai pericolosamente. In Polonia è diventato un eroe nazionale l'11 ottobre del 2014: con un suo gol, la Germania venne sconfitta per la prima volta nella storia polacca. Con tanto di riferimenti a Danzica e titoli mistici per spiegare l'accaduto. «La prima volta che rividi quel gol in televisione alla Germania, mi misi a piangere dalla gioia: la festa in Polonia durò due giorni».

Ed è lì nel suo Paese che ora cerca il riscatto dopo il ko con l'Atalanta. La Polonia è nella mani del ct Adam Nawalka che lo ha alimentato nel Gornik Zabzre, quando aveva 16 anni: «Milik è molto forte mentalmente, ed è ormai chiaro che la scelta del Napoli è stata quella giusta vedendo lo stile di gioco degli azzurri. Spero che per lui sia solo l'inizio: ha solo 22 anni, è giovane e può davvero migliorare tanto». E lo dice sapendo bene che questo sarebbe una fortuna anche per la Polonia.
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