Dalle tribune alle due aree Kalidou c’è

Dalle tribune alle due aree Kalidou c’è
di Anna Trieste
Lunedì 8 Febbraio 2016, 12:01 - Ultimo agg. 12:07
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 Se la strada per il paradiso è lastricata di buone intenzioni, quella per lo Juventus Stadium - dove il Napoli è atteso sabato e che per i napoletani propriamente il paradiso non è - è lastricata di jastemme, sviste arbitrali, marcature a uomo e difensori del Carpi. E tutto questo è apparso chiaro sin da subito, ieri, sia ai tifosi del Napoli che agli uomini di Sarri, scesi in campo per giocare una partita di pallone e costretti poco dopo a studiare tecniche e tattiche più da marines che da squadra di calcio pur di far saltare in aria una volta e per tutte il blindatissimo fortino emiliano. Ma del resto Sarri l’aveva detto: «Col Carpi rischiamo l’osso del collo».

Quello che non aveva detto è che rischiavamo pure la rezza del fegato vista la caparbia difesa a uomo di Castori e la sbadataggine degli attaccanti azzurri che sotto porta sprecavano preziosissime quanto rare occasioni da gol manco fossero semmenzelle e rimmasugli di spassatiempi. Ma il Napoli era preparato. Sapeva già che Higuain sarebbe stato ingabbiato più e meglio della Galleria Umberto.

Sapeva che oltre all’ansia da prestazione per il maradoniano record di vittorie consecutive da battere il tridente azzurro avrebbe dovuto combattere anche con un catenaccio chiuso a tripla mandata. Quello che non sapeva, però, è che avrebbe dovuto combattere pure con la cataratta di Doveri. Come definire altrimenti, infatti, esclusa la malafede, il motivo delle decisioni dell’arbitro sul rigore netto negato a Callejon e l’annullamento allo stesso di un gol buono come il pane con le cerase se non il segno di un opacamento del cristallino sintomo di una progressiva diminuzione della vista?

Certo, poi Doveri ha sfavorito pure il Carpi ammonendo un giocatore al posto di un altro ma questo non fa che rafforzare l’ipotesi e l’opportunità di inserire anche per gli arbitri l’obbligo di guida con lenti.
Grazie a Dio, però, ieri a Napoli erano, eravamo, tutti Koulibaly. E infatti Koulibaly era ovunque. Sugli spalti, in forma di maschera da indossare per dire no ai buuu e al razzismo negli stadi; sulla fascia destra in forma di esterno a fare i cross; in difesa in forma di divieto di accesso e di transito nemmeno con permesso regolare del Comune e in area di rigore, in forma di attaccante nonché procuratore di rigori decisivi. Grande prova di ommità: solo applausi per te, Kalidou!
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