Napoli. Gabbiadini: «Ho perso la testa»

Napoli. Gabbiadini: «Ho perso la testa»
di Pino Taormina (inviato)
Lunedì 24 Ottobre 2016, 08:45
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Crotone. Come aveva detto appena pochi giorni fa? «Sono sereno e impermeabile alle tensioni». Contrordine: non è vero nulla. Manolo Gabbiadini non è né sereno né sa gestire le sue tensioni. E lo ha dimostrato alla mezz’ora della gara di Crotone dove fino a quel momento non c’era stato un solo motivo per perdere le staffe: Ferrari lo fa precipitare nel precipizio con un bruttissimo, doppio, fallo da dietro, Mazzoleni gli fischia senza esitazioni la punizione a favore ma il bomber che si dice «sereno e impermeabile alle tensioni» gli rifila, cadendo, un calcione rimediando il più naturale dei cartellini rossi. C’è solo Reina tra Manolo e la solitudine: c’è solo Reina, accorso fin lì per dividere i contendenti, a dargli una pacca. Poi null’altro. «Mi spiace, ho perso la testa», dirà poi negli spogliatoi alla fine della gara, rimediando il sorriso dei compagni. 

Come diceva lo scrivano Ciampa nel Berretto a Sonagli di Pirandello esistono tre corde d’orgoglio nella testa di ognuno di noi. E tra queste c’è la corda pazza. E prova, poi, a spiegare tutto questo anche all’arbitro, quando la partita si è conclusa: ha provato a spiegare che lui non voleva reagire, è stato quasi un gesto istintivo, che non voleva far del male al suo avverasio e che non lo ha mai fatto in vita sua. D’altronde è proprio così: è la sua prima espulsione in 153 partite in serie A, in questa stagione non ha mai rimediato un cartellino giallo. E Mazzoleni, se andrà come deve andare, scriverà proprio che si è trattato di un gesto antisportivo. E null’altro. Dunque, due giornate di squalifica. Se invece l’arbitro bergamasco descriverà nel suo referto l’episodio come un «gesto violento», le giornate di stop salirebbero a tre. In ogni caso, salterà Empoli e Juventus.

Meno male per il Napoli che alla fine sono arrivati i tre punti. Eppure, ieri, ha rischiato di mettere nei guai la sua squadra, lasciandola in dieci per oltre un’ora di partita. «Ho temuto che potesse farmi male con quell’intervento da dietro», spiegherà poi sempre con un filo di voce. Non ha torto, Ferrari non fa un intervento leggero: è lontano dalla porta, Manolo è di spalle e quell’entrata è dura e gratuita. Ma è chiaro che la reazione di Gabbiadini è peggiore dell’intervento del difensore calabrese: è il segnale di un malessere, probabilmente è il risultato di una gestione dell’attaccante che deve essere considerata sbagliata. Probabilmente dopo che si è fatto male Milik, Gabbiadini pensava di non avere più rivali. La panchina col Besiktas è stato il segnale di un dato eloquente: Sarri non pensa che Gabbiadini possa fare la punta centrale del suo tridente e Gabbiadini non pensa di dover fare altri sacrifici per fare la punta centrale.

«Mi spiace, ho perso la testa». Gabbiadini non ha l’aspetto e la postura del bullo, e la sua reazione ha sorpreso tutti. Anche i compagni. Non è recidivo, e il suo gesto è la conseguenza di un doppio smarrimento: dalla partita (un guasto tecnico) e dai nervi. Un precipizio spalancato anche dalla provocazione di Ferrari, certo. Nessuna attenuante, però. Va via a testa bassa: per lui oggi scatterà la multa della società.
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