I figli di immigrati senza basket
chiamano Hamsik: «Tifa con noi»

I figli di immigrati senza basket chiamano Hamsik: «Tifa con noi»
di Pino Taormina
Mercoledì 11 Ottobre 2017, 08:36
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La ferita dell’eliminazione brucia. E brucerà ancora a lungo. Delusione, dispetto. Marek Hamisk non lo ha nascosto a nessuno, ieri a Castel Volturno. Aveva promesso la maglia della Scozia a uno medico dello staff ma l’ha dimenticata chissà dove: non ha ancora ingoiato il rospo ma Maurizio Sarri lo ha subito affrontato per provarlo a rincuorare. D’altronde Hamsik non è solo il capitano del Napoli ma anche della sua Slovacchia. Non ha nel mirino solo il record dei gol di Maradona con la maglia azzurra (115) e quello delle presenze di Bruscolotti (511) ma anche il numero di partite con la maglia del suo Paese: è a -6 match dalle 107 presenze del centrocampista Karhan. Sarri lo ha incrociato e gli ha dato una pacca sulle spalle: «Lo so che è dura, ma ora guarda subito avanti». Lui, il capitano, ha ribadito ciò che già aveva detto qualche ora prima: che questa formula è ridicola e che ritiene una grande ingiustizia non prendere parte agli spareggi per Russia 2018.

Ovvio che Sarri, pur non dicendoglielo in faccia, ha fatto i salti di gioia perché Marekiaro risparmierà energie a novembre: fino ad adesso ha giocato ben 15 partite in 45 giorni, 11 con il Napoli e 4 con la Slovacchia. Senza riposare mai. Un tour de force non di poco conto. «Ma io alla mia Nazionale non rinuncio, tra due anni ci sono gli Europei e io voglio guidare alla riscossa la mia Slovacchia», ha confidato a Castel Volturno. Il suo Mondiale adesso è lo scudetto e la Champions: dopo 11 stagioni non vede l’ora di potersi cucirsi il tricolore sul petto. E allora la delusione atroce è già stata sostituita dalla voglia matta di vincere all’Olimpico, con la Roma. Il naufragio con la Slovacchia è alle spalle, e ora è già pronto per il via per questo rush di ottobre, quando ci sarà prima la Roma, poi il City e l’Inter.

«Sarà bello tornare a Manchester dove abbiano giocato la prima gara di Champions della nostra storia. Ora andiamo lì da big e non più da esordienti», ha detto nell’intervista al Mattino di due settimane fa. La ribalta di Russia 2018 gli è stata negata così come gli era stata negata quella in Brasile, 4 anni fa. Resta unica la sua apparizione in un Mondiale, quello in Sudafrica, dove la Slovacchia fece lo sgambetto all’Italia prima di uscire negli ottavi eliminata dall’Olanda. Gli resta il Napoli più bello. Ha salutato Milik, ieri: è rimasto assai contento dal vederlo già in piedi. E un po’ si è emozionato. Da ieri si allena per sfidare i suoi record con il Napoli. Da dove e come ricomincia? Dal gol fatto al Benevento, dalla voglia di continuare a segnare e dal desiderio di conquistare l’ottava vittoria consecutiva.

Gli amici della Associazione «I love Pinetamare» lo hanno seguito anche in Slovacchia: sono stati loro i primi a tirarlo su dopo la vittoria-beffa con Malta.
E sono loro ad avergli raccontato delle disavventure della squadra di basket giovanile del Tam Tam, il team dei figli degli immigrati africani che vivono sul litorale Domizio e che per la Fip non possono prendere parte ai campionati provinciali. Massimo Antonelli, ex campione d’Italia con la Virtus Bologna nel 1976 e allenatore della squadra ha un invito speciale da inoltrare: «Speriamo che Marek venga a vedere un nostro allenamento o la nostra prima partita ufficiale quando ci sarà: sappiamo che ha molto a cuore il territorio in cui ha scelto di vivere. Quello che stanno subendo questi ragazzi è davvero difficile da mandare giù».
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