I segreti di Allan, l'uomo in più:
«Quelle magie al calcetto»

I segreti di Allan, l'uomo in più: «Quelle magie al calcetto»
di Antonio Moschella
Sabato 24 Febbraio 2018, 10:31
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In Brasile, iniziare la carriera giocando a futsal, il calcetto locale, è praticamente la prassi per ogni calciatore, anche tra coloro che sono nati a Rio de Janeiro e vivono nel mito di Zico e altri funamboli cresciuti in spiaggia. Per quanto riguarda Allan Marques, rotella unica e incombustibile dell'ingranaggio del Napoli di Sarri, il futsal è alla base della sua enorme polivalenza e della sua capacità di rappresentare come pochi il centrocampista box to box.

A dirlo è il suo ex allenatore al Vasco da Gama, Dorival jr, che nel 2009 lo adocchiò nel settore giovanile del club e restò impressionato dal suo enorme dinamismo e dalla sua capacità di recuperare il pallone e lanciarsi immediatamente all'attacco. «Quell'anno in rampa di lancio dalle giovanili c'erano Allan e Coutinho. La squadra era ancora in serie B e decisi di puntare su entrambi in un centrocampo a 4 che poi sarebbe stato la spina dorsale di quel Vasco che sarebbe risalito in serie A. Si vedeva che entrambi erano destinati a grandi cose e Allan mi colpì subito per la sua versatilità», afferma Dorival, che puntò molto sull'attuale numero 5 azzurro in quanto convinto che fosse in possesso del giusto mix tra forza e tecnica individuale, sebbene il processo di maturazione fu graduale e non immediato. «Ricordo di averlo preso in disparte un giorno e di avergli detto di avere pazienza, di continuare a lavorare e di impegnarsi come stava facendo perché aveva le potenzialità per esplodere. E infatti adesso è uno dei migliori centrocampisti del campionato italiano e sono contentissimo del suo successo».

In effetti, alla sua terza stagione in azzurro, il ventottenne brasiliano sembra essere arrivato al top di un processo di lavoro e di integrazione tattica che lo rende insostituibile nell'undici di Sarri. Il suo elevato senso della posizione, la sua abilità unica nel recuperare palla e successivamente di inserirsi per andare in gol sono virtù necessarie in una squadra che fa del palleggio e degli attacchi vertiginosi i suoi fondamenti tattici. Queste sue doti sono frutto della sua lunga esperienza nel futsal, dove giocava fino a quando non lo scoprì Fabio Fernandes, formatore e scout di giovani calciatori del Vasco da Gama. «Lo notai in una finale di un torneo regionale di futsal, quando aveva solo tredici anni. Nei suoi occhi e nei suoi movimenti c'era il fuoco di chi non voleva mai perdere e lottava su tutti i palloni. Ma per giocare a calcetto bisogna anche avere una certa abilità tecnica nel dominio del pallone. E lui l'aveva».

 
Ma non c'è solo il calcetto alla base dell'estrema elasticità di gioco del brasiliano ex Udinese. «Nella transizione da giocatore delle giovanili a professionista, Allan giocò non soltanto da interno di centrocampo ma anche da terzino destro e fu in quel ruolo che imparò sia a difendere che ad attaccare, dato che in Brasile i terzini sono praticamente ali aggiunte e il loro primo compito è quello di offendere», continua Fernandes, che ricorda come fu importante nella crescita di Allan la figura di Felipe, più grande di lui di quattordici anni, che «fu per lui come un padre e soprattutto lo convinse a credere in se stesso durante i due anni nei quali i due condivisero lo spogliatoio del Vasco».
Sia Dorival sia Fernandes sotto d'accordo su un punto: Allan è un giocatore da Seleçao, sebbene non sia mai stato ancora convocato dal tecnico Tite. «Sono convinto che prima o poi Allan avrà la sua opportunità in nazionale, anche se probabilmente dopo il Mondiale, dato che il gruppo di adesso è già creato», sottolinea Dorival. Come disse ormai nove anni fa, probabilmente si tratterà solo di avere pazienza.
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