Il crollo della Juve riapre il campionato:
​ecco perché il Napoli deve crederci

Il crollo della Juve riapre il campionato: ecco perché il Napoli deve crederci
di ​Francesco De Luca
Lunedì 28 Novembre 2016, 09:03 - Ultimo agg. 17:01
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Allegri aveva capito che qualcosa non andava nella Juve dopo il blitz a Siviglia e la qualificazione agli ottavi di Champions. Il suo avviso ai naviganti non è stato recepito dai giocatori, crollati sul campo del Genoa (terza sconfitta dopo quelle a Milano). E così il campionato che sembrava chiuso dopo tredici partite si è improvvisamente riacceso alla quattordicesima. Se il Napoli battesse il Sassuolo, si porterebbe a sei punti dalla Juve, distacco non incolmabile, tenendo presente che la squadra di Allegri giocherà al San Paolo in aprile. Tutto in gioco, anche perché i bianconeri - a corto di energie, colpiti da una catena di infortuni (l’ultimo a Marassi: frattura composta del perone per Dani Alves, resterà fuori a a lungo) e alle prese con l’abulico Higuain, ieri accolto dal coro «Napoli Napoli» dai genoani gemellati con i tifosi azzurri - sono attesi da tre partite a Torino, ma dure: Atalanta, derby e Roma.

Ricordando esperienze vissute da tecnico di Milan e Juve, Allegri aveva sottolineato che i conti non si possono fare a novembre. Ed ecco perché il Napoli ha tempo per recuperare e risalire dal settimo posto, dov’è scivolato dopo la vittoria del Torino del “Gallo” Belotti, tra gli attaccanti più ispirati d’Europa. A patto, è evidente, che ritrovi il gioco, il carattere e i gol mancati nella partita di Champions contro la Dinamo Kiev. Sarri ha provato a giustificare la prestazione come l’effetto del risultato della partita giocata a Istanbul. «Pareggio o vittoria, a quel punto niente sarebbe cambiato per noi: si deciderà tutto a Lisbona». Dichiarazione inopportuna, perché sarebbe stato meglio presentarsi a Lisbona con 10 punti anziché 8, quanti ne ha il Benfica, per giocarsi negli ultimi 90’ la qualificazione. E poi la vittoria ha un altro fascino, non soltanto quello economico rappresentato dagli euro versati dall’Uefa a punto: è una gioia che il Napoli ha assaporato raramente a Fuorigrotta dopo l’infortunio di Milik (una vittoria in cinque partite) e dà una straordinaria carica.

Dai neroverdi del Sassuolo ai nerazzurri dell’Inter, c’è la possibilità di incamerare sei punti in cinque giorni e risalire. Gli emiliani hanno perso brillantezza, sono nella zona bassa e reduci dall’eliminazione dall’Europa League. Un disastro in trasferta, dove hanno subito cinque sconfitte e conquistato 4 punti su 21. Il tridente di Di Francesco, allenatore che passò nei pensieri di De Laurentiis dopo il congedo di Benitez, non è particolarmente incisivo, appunto come quello del Napoli, sul cui recente cammino l’infortunio di Milik ha inciso tanto. Serve una reazione forte e Sarri la chiede anzitutto a Gabbiadini, schierato stasera da centravanti al posto del falso nove Mertens, che si è sacrificato ma alla fine ha accusato i disagi tattici e fisici di un ruolo che non sarà mai il suo.
Finora Manolo non è riuscito a sfruttare le chance offerte. È vero che non si è sentito titolare inamovibile in assenza del polacco, con scelte del tecnico talvolta discutibili sul suo impiego, ma è altrettanto vero che ha giocato con i nervi così tesi da farsi espellere a Crotone e restare in tribuna nelle due successive partite. Gioca senza la certezza del domani, perché potrebbe subito tornare in panchina o essere ceduto alla riapertura del mercato. Ma ora ha bisogno di totale fiducia e collaborazione dei compagni perché quella dei tifosi già c’è, come confermano gli applausi ricevuti dopo una sostituzione o un gol sbagliato. E adesso avanti: il Genoa ha confermato che tutto è possibile.

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